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Home ›Condizioni e lotte operaie nel mondo
Australia
Il commissario per le relazioni industriali Jack Gregor ha emanato in dicembre un’ordinanza che impedisce di scioperare ai lavoratori edili impegnati nella costruzione di un tunnel ferroviario nei pressi di Perth.
Il veto, che rimarrà in vigore fino al 7 luglio, gode naturalmente del pieno sostegno del governo Howard.
Secondo notizie di stampa, l’ordinanza sarebbe stata richiesta dalla stessa azienda appaltatrice, la Leighton-Kumagi, la quale dichiara di aver già perso 46 giorni di lavoro nei 16 mesi di durata del progetto, a causa di scioperi.
Secondo fonti sindacali, invece, pare che i giorni di scopero siano stati solo 28.
Quello che stupisce, comunque, è l’assoluta illiberalità del provvedimento, che vieta qualsiasi azione di protesta, a meno che essa non venga autorizzata dal datore di lavoro, o sia giustificata da condizioni di salute e sicurezza non affrontabili in altro modo.
I lavoratori che dovessero decidere autonomamente di scioperare potrebbero incorrere in 22.000 $ di multa, mentre le organizzazioni sindacali potrebbero essere multate fino a 110.000 $. Il sindacato non ha annunciato alcuna iniziativa in risposta all’ordinanza.
India
Il 26 dicembre circa 25 persone sono rimaste ferite dopo un attacco della polizia contro centinaia di insegnanti, che dimostravano per le vie di Patna, capitale del Bihar.
La polizia ha attaccato i dimostrati con idranti e lunghe canne di bamboo. Gli insegnati, che non ricevono un normale salario, ma solo "onorari" irregolari, chiedevano di avere aumenti in busta paga.
La carica della polizia si è scatenata quando i lavoratori hanno tentato di forzare un cordone e bloccare una delle principale vie cittadine, in occasione della visita all’Istituto di Tecnologia del neoeletto capo del governo, Nitish Kumar.
Indonesia
Il 26 dicembre, più di 700 lavoratori sono stati licenziati e le loro famiglie cacciate a forza dalle loro case ad opera di poliziotti armati. I lavoratori erano dipendenti della PT Musim Mas at Pelalawan e lavoravano in una piantagione di palme da olio nella provincia di Riau.
Il licenziamento è stato la risposta ad uno scioero intrapreso nel 2005 contro le violazioni da parte della azienda dei più elementari diritti sindacali. 5 sindacalisti sono stati arrestati e incriminati per il loro ruolo nelle dimostrazioni.
I lavoratori dichiarano che nessuno dei dimostranti era stato pagato da tre mesi e che l’azienda non ha esitato a licenziarli, nonostante fosse in corso una disputa legale.
Se ci fosse ancora bisogno della dimostrazione della natura classista e anti-operaia delle istituzioni statali, allora bisognerebbe notare come anche in questo caso le autorità si siano dimostrate sorde a qualsiasi prova delle violazioni apportata dai lavoratori, schierandosi apertamente a difesa degli interessi padronali.
Fiji
Il sindacato Vatukoula Mine Workers Union ha annunciato uno sciopero dopo le minacce dell’azienda, la Emperor Gold Mining Company, che prevede il taglio di 374 posti di lavoro.
Tuttavia il sindacato non ha nessuna intenzione di difendere i posti di lavoro, ma al contrario reclama un ruolo più centrale nell’operazione.
Le richieste infatti includono la consultazione del sindacato stesso a riguardo dei lincenziamenti, e che i primi posti ad essere tagliati siano quelli dei lavoratori a contratto, che non sono iscritti al sindacato.
L’azienda non ha avuto problemi ad accettare le richieste, che evidentemente sono una proposta di sostegno ai licenziamenti, piuttosto che una piattaforma di lotta.
Liberia
I lavoratori di una piantagione di alberi della gomma della Firestone, in Liberia, stanno organizzando iniziative per bloccare o rallentare il lavoro, dopo che di recente è emerso che l’azienda paga ai lavoratori poco più di 3 dollari al giorno, mentre dichiarava di pagarne 10. Inoltre alla paga vengono applicate trattenute di ogni sorta, per coprire l’assistenza sanitaria, le tasse governative, l’iscrizione al sindacato, i costi dell’istruzione per i figli e anche il riso, fornito direttamente dall’azienda.
Alla fine i lavoratori, con le loro famiglie, sono costretti a sopravvivere con qualcosa come un dollaro al giorno.
A questo si aggiungono le condizioni pessime degli alloggi e il rifiuto di ammettere i figli dei lavoratori nelle scuole del-l’azienda.
La Firestone deve ancora rispondere a numerose accuse di violazione delle leggi contro la schiavitù negli Stati Uniti, mosse da diverse organizzazioni per la difesa dei diritti umani.
Nel frattempo, i suoi dipendenti in Liberia, impossibilitati a raggiungere le quote di gomma da raccogliere, pari a 750 alberi al giorno, devono ricorrere all’aiuto delle loro famiglie e dei loro figli, che spesso quindi non possono neanche andare a scuola.
Alcuni testimoni riferiscono di condizioni di vita disumane, aggravate dalla mancanza di acqua pulita per bere o per lavarsi, visto che l’inquinamento prodotto dagli impianti chimici della Firestone ha contaminato le acque dei fiumi vicini.
micBattaglia Comunista
Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.
Battaglia Comunista #1
Gennaio 2006
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