Tutti scalano tutto ma chi paga sono i lavoratori

Affari e speculazioni ad alto livello

Un giro di prestiti e titoli, fondi e operazioni speculative, vendite e acquisti di pacchetti concertati di banche o di giornali, con meccanismi di rivalutazione delle azioni e laute plusvalenze. Quando il tutto viene alla luce, i sepolcri imbiancati della borghesia insorgono contro le aberrazioni deontologiche dei protagonisti e le implicazioni penali di vicende appestanti l'aria già irrespirabile del capitalismo. Ma il gioco si fa duro e coinvolge il Governatore di Bankitalia, intercettato con le mani nel vaso della marmellata. Le collusioni sono ad alto livello, tra i salotti dell'alta finanza e quelli politici di governo e opposizione. Dopo gli scandali di Cirio e Parmalat, un altro gruppo di brave persone dedite al mestieraccio di fare soldi dà il via all'assalto del Corriere della Sera, già terra di conquista della P2. Guida la cordata l'immobiliarista Ricucci che controlla il 20,9% di RCS con la Maciste International, holding con sede in Lussemburgo (nessun obbligo di trasparenza). Obiettivo: infrangere l'attuale patto di sindacato RCS (Mediobanca, Fiat, Pesenti, Ligresti, Generali, Della Valle, Pirelli, ecc.) che vincola il 58% del capitale. Altri furbetti e complici fidati e rassicuranti: Fiorani, amministratore delegato della Bp di Lodi (promotore e organizzatore dell'aggiotaggio, dice il Gip); Livolsi, prestigioso enfant prodige formatosi in Fininvest e infine imprenditori stranieri del settore, interessati a sviluppare sinergie. Come il gruppo spagnolo Vocento (giornale ABC) vicino all'ex premier Aznar, secondo azionista dopo Mediaset della tv spagnola Telecinco e interessato al quotidiano El Mundo della RCS. Finanziatori e prestanome anche Banche estere: 4,9 mld di euro sottoscritti da Bnp Paribas, Royal Bank of Scotland, Dresdner Bank, Lloyds Tsb e WestLB e dalla Deutsche Bank, garante di cessioni di minoranze per 1 mld di euro, utili a riequilibrare i coefficienti patrimoniali di Bp di Lodi. Nelle partecipazioni bancarie incrociate si inserisce poi, questa volta per il controllo di Bnl, anche Unipol, l'assicurazione di sinistra con le sue cooperative rosse: lo scandalo ora diventa... morale. La compravendita di azioni realizza plusvalenze da capogiro; si comprano titoli a 1,80 euro e ci si ritrova con le stesse quotate 6 euro. Veramente un "mestieraccio"! Da tempo si conoscono gli enormi drenaggi di risparmio a basso costo, con l'assorbimento di piccole Banche; speculazioni finanziarie ardite (ignorate/appoggiate da Bankitalia). Gli ultimi coinvolgimenti del Governatore Fazio, e i suoi rapporti con gli scalatori indagati, aggravano l'intricata vicenda e sgretolano la pretesa neutralità dell'arbitro. Il ministro dell'Economia si vede costretto a prendere atto delle "ipotesi della magistratura: aggiotaggio, ostacolo all'esercizio della Vigilanza, violazione di obblighi informativi, in modo da garantire ingenti plusvalenze a soggetti terzi". Il sequestro di pacchi di azioni fa seguito ad "atti di pirateria finanziaria con l'ausilio e la spregiudicata complicità di personaggi di livello internazionale". Dunque, una "magistratura che fa il suo dovere con sacrosante azioni", come si compiace Rifondazione? Ma sarebbe a dir poco ingenuo il ritenere che tali interventi nelle dilaganti speculazioni finanziarie siano del tutto indipendenti dalle manovre volte ad un riassetto dei poteri forti, da tempo in corso per trarre tutti quei vantaggi, leciti ed illeciti, che la situazione offre alle fazioni borghesi. Interventi che sempre e in definitiva consolidano proprio i poteri forti del sistema. Ecco perché, preoccupati che a tale ordine venga a mancare la fiducia degli indispensabili risparmiatori, ipocritamente tutti si fanno paladini del ristabilimento di un quadro di sane e regolari competizioni, sorvolando sul fatto che i poteri esecutivi, legislativi e giudiziari hanno da tempo offuscato il loro prestigio e la loro presunta indipendenza. Nella rete di intese, connivenze e complicità, sono coinvolte squadre di professionisti e di furbetti, con "il Gran Presidente che fa i necessari assist" e una tifoseria che annovera parlamentari, rappresentanti di Governo e Opposizione, affamate tribù di finanzieri, faccendieri, imprenditori, banchieri, consulenti, agenzie di rating e di certificazione dei bilanci, organi societari di controllo, pubbliche amministrazioni. I rapporti fra i Palazzi della politica e quelli del mondo finanziario, sono garantiti da frequentazioni costanti con ministri, sottosegretari, segretari di partito, ex presidenti della Repubblica. Contatti e favori sono bipartisan: un colpo a destra e uno a sinistra, fra telefonate, incontri romani, feste, pranzi e cene. Tutto lecito, si dice, seguendo le imprese di precedenti bande malavitose della nostra Repubblica facenti capo ad una razza padrona che cambia il pelo ma non il vizio, pronta a insorgere non contro gli intrallazzatori bensì contro la pubblicazione delle intercettazioni telefoniche. Atto, questo, definito abusivo e raccapricciante in alto loco; "sovversione dei diritti dell'uomo e violazione delle regole e della privacy", per lo meno dei cittadini più... eminenti. Legittimo, per ragioni di sicurezza, il controllo di cellulari ed e-maill di chi si azzarda ad una critica del presente stato di cose. I gestori del capitale e le fazioni che si contendono prebende e privilegi, a questo punto si richiamano ad un capitalismo da riqualificare attraverso "organi di garanzia del pubblico interesse". Ma l'enorme liquidità che circola nei mercati finanziari alimenta imponenti speculazioni il denaro che pretende di produrre altro denaro in un gioco finanziario che vorrebbe sostituire un'accumulazione capitalistica in dichiarata crisi. In crisi non perché - come sostiene la sinistra borghese - vengono sottratte risorse alla produzione premiando la rendita, ma perché la produzione reale della ricchezza (che per il capitalismo significa profitto) incontra quegli ostacoli e quelle contraddizioni che sono proprie al modo di produzione dominante. Al quale si chiede - sindacati in prima fila - di "produrre beni, competitività, ricchezza e benessere sociale" (Pezzotta) e per ottenere questo si pretende da un Bertinotti che la "democrazia affermi i suoi diritti e i suoi poteri: il Parlamento rafforzi la sua sovranità" e indirizzi la strada futura del capitalismo italiano, chiedendo agli imprenditori di fare il "loro dovere" con un recupero di "grandi categorie come salario, profitto, rendita"... Lunga vita al capitale?

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Battaglia Comunista

Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.