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Home ›Riforma dopo riforma e la pensione è diventata un ricordo
Perfino il governo lo ammette...
Lo scorso mese di agosto, il Centro di analisi delle politiche pubbliche del Ministero del Welfare ha presentato uno studio sugli aspetti distributivi del sistema pensionistico nella prospettiva del passaggio al nuovo meccanismo di calcolo basato sul metodo contributivo. Dopo aver d fatto smantellato lo stato sociale, un organismo ministeriale dello stesso governo Berlusconi denuncia come le riforme del sistema pensionistico nel giro di pochi anni avranno delle ripercussioni devastanti sulle condizioni di milioni di pensionati. La denuncia che arriva dal Centro governativo è allarmante: il sistema pubblico delle pensioni non sarà capace di proteggere i milioni di lavoratori dipendenti dal rischio povertà. Fra quindici anni, quando la riforma Maroni andrà completamente a regime, la pensione peserà sempre meno rispetto al reddito da lavoro. Addirittura nel 2050 la pensione varrà soltanto il 30% dell'ultimo salario o stipendio percepito dai lavoratori.
L'ultima rilevazione effettuata dal Ministero del Lavoro ha riscontrato che nel 2002 la pensione ha rappresentato il 63% dell'ultimo salario o stipendio. In pochi decenni, in assenza di significativi correttivi nell'attuale sistema previdenziale, il rischio che corrono i futuri pensionati, soprattutto quelli che hanno iniziato a lavorare nel 1996, è quello di subire un vero e proprio shock economico determinato dal crollo del proprio reddito.
Lo studio del Centro di Analisi del Ministero del Lavoro ha evidenziato come la riduzione del peso delle pensioni sarà determinato dall'introduzione generalizzata della regola contributiva, cioè del sistema di calcolo che rapporta l'assegno ai contributi versati durante l'intera vita lavorativa.
Un secondo elemento che rischia di alleggerire ulteriormente la pensione sarà la mancata indicizzazione delle pensioni ai salari. La conseguenza dell'abolizione di questo meccanismo di recupero è quella di riportare in Italia il fenomeno delle pensioni d'annata, ossia l'impoverimento delle pensioni liquidate in passato rispetto a quelle più recenti.
Il grido d'allarme lanciato dal ministero del Welfare sul rischio povertà per i futuri pensionati è strumentalmente funzionale al progetto di privatizzazione dell'intero sistema pensionistico. Numeri alla mano, il ministero del Welfare dimostra che l'unico modo per evitare che i futuri pensionati siano ridotti alla fame è quello di creare un sistema pensionistico integrativo privato, da finanziare attraverso i soldi del trattamento di fine rapporto. Infatti si legge nel documento elaborato dal Centro ministeriale che con lo sviluppo delle pensioni private si determinerà un sostanziale miglioramento nella distribuzione del reddito tra i pensionati. Purtroppo lo studio del Centro ministeriale dimentica di dire che all'interno dell'universo pensionati si creerà una vera e propria forbice tra i pochi privilegiati che potranno usufruire della pensione integrativa privata e la stragrande maggioranza di pensionati che vedranno il loro reddito crollare al momento di andare in pensione.
I numeri della ricerca del Centro studi del Ministero del Welfare non lasciano dubbi sul futuro. Mentre in una prima fase d'avvio della riforma del sistema pensionistico gli effetti saranno ridotti, a partire dal 2020 inizierà una fase di accentuata e progressiva discesa del livello di copertura reddituale dell'assegno pensionistico. A partire dallo stesso anno si assisterà al raddoppio del numero dei pensionati poveri, ossia quelli che percepiranno un assegno pensionistico inferiore al 50% del reddito medio italiano.
I continui tagli al salario indiretto e differito subiti dal proletariato negli ultimi decenni si apprestano a manifestere i propri effetti in tutta la loro violenza sociale. La borghesia in questi ultimi anni riformando il sistema pensionistico e smantellando lo stato sociale ha nei fatti spostato negli anni futuri le conseguenze di tali attacchi al mondo del lavoro. Lo studio del Centro ministeriale, aldilà di quelle che possono essere gli scopi propagandistici, non lascia dubbi sul fatto che per milioni di lavoratori dipendenti il futuro riserva una pensione sempre più leggera. Aggiungiamo noi, che se per i futuri pensionati si prospetta un assegno sempre più misero, per la massa crescente di disoccupati, di lavoratori precari, e delle nuove figure di lavoratori previste dal nuovo mercato del lavoro, la pensione sarà una vera e propria chimera in quanto rischiano di invecchiare senza maturare il diritto di percepire un assegno pensionistico seppur minimo.
lpBattaglia Comunista
Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.
Battaglia Comunista #9
Settembre 2005
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