Fiat e Acciaierie di Terni sull'orlo del fallimento

E alla fine pagano solo i lavoratori

La grande industria italiana è sempre più strozzata nella morsa della crisi economica che sta attanagliando il capitalismo mondiale da ormai trent'anni. La prolungata agonia della Fiat e la chiusura del reparto magnetico delle storiche acciaierie di Terni non sono che gli ultimi e più eclatanti esempi di una crisi che si sta scaricando con particolare ferocia sulle condizioni di una classe lavoratrice sempre più precarizzata ed immiserita. Non si tratta né di una crisi congiunturale né dovuta alla sola incapacità della borghesia nazionale o alla cialtroneria del governo di turno, si tratta invece della, purtroppo normale, evoluzione del modo di produzione capitalistico che sta provocando una sempre maggiore concentrazione produttiva ed una feroce delocalizzazione degli apparati industriali alla ricerca di un costo del lavoro sempre più basso.

L'acutizzarsi della crisi Fiat deriva proprio dall'incapacità di quest'azienda di realizzare dei profitti su un mercato formato ormai solo da colossi internazionali: il fallimento del tentativo di fusione con la General Motors, con relativa disputa legale, rischia, quindi, di essere il preludio ad una futura cessazione dell'attività (il 2 febbraio il titolo della casa torinese ha perso il 5,5% in borsa).

Nel frattempo la dirigenza Fiat ha siglato un accordo con il governo iraniano che dovrebbe sancire lo spostamento di parte della produzione della multipla proprio in Iran, l'obiettivo è duplice, abbassare il costo del lavoro ed essere maggiormente presente su un mercato che si sta aprendo alle importazioni. Questo ovviamente a scapito dei lavoratori della Fiat che, già estremamente preoccupati per il continuo ricorso alla cassa integrazione, sono scesi in sciopero a Torino, purtroppo ancora sotto la guida del sindacato che li ha portati prima dal sindaco diessino Chiamparino e poi dal gran capo Prodi che stava partecipando ad un convegno presso l'ex fabbrica del Lingotto. Naturalmente il sindaco si è detto preoccupato e solidale con i lavoratori tanto da rendere disponibile il confalone cittadino nel caso di una manifestazione nazionale a Roma, ha saggiamente evitato di inneggiare alle Olimpiadi del 2006 come valida prospettiva di lavoro (intanto non ci crede più nessuno) ma è poi rapidamente rientrato al Palavela dove si stava appunto tenendo una manifestazione preolimpica. Il Professore, in perfetto stile pre-elettorale, ha invece promesso ai lavoratori della Fiat una fantomatica soluzione sul modello Renault con un massiccio intervento dello stato ed una ancora più massiccia ristrutturazione aziendale che comporterebbe comunque la perdita di migliaia di posti di lavoro nonché un ulteriore aumento dei ritmi a livelli realmente insostenibili.

Le cose non vanno, purtroppo, meglio a Terni dove 360 dipendenti del reparto magnetico stanno per essere messi in cassa integrazione per due anni prima della chiusura totale dello stabilimento. La Tyssen-Krupp, proprietaria dello stabilimento da alcuni anni, non ha nessuna intenzione di rivedere i suoi piani: evidentemente riesce a fare maggiori profitti in altre parti del mondo dove è possibile sfruttare in modo ancora più intenso la manodopera. Di fronte ad una chiusura di una fabbrica così importane il sindacato, sempre comunque attento alle compatibilità del capitale, minaccia il conflitto ma poi, come sempre accade in casi analoghi, si limiterà a contrattare ammortizzatori sociali spesso miseri e che difficilmente riguarderanno tutti i lavoratori in via di licenziamento. Nel frattempo la CGIL ha manifestato il proprio apprezzamento per la scelta dei sindacati tedeschi che, essendo membri del consiglio di amministrazione della Tyssen-Krupp, hanno votato contro alla chiusura dello stabilimento mostrando la loro solidarietà con i lavoratori italiani, in realtà questa è solo l'ulteriore conferma di come la partecipazione dei lavoratori alle decisioni aziendali attraverso la mediazione del sindacato sia solo un'altra truffa ai danni dei lavoratori.

tom

Battaglia Comunista

Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.