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Home ›Condizioni e lotte operaie nel mondo
Francia
Numerose manifestazioni hanno invaso il 20 gennaio le strade delle principali città francesi, culminando in un grande corteo a Parigi: i circa 5 milioni di dipendenti della funzione pubblica, insegnanti in testa, chiedono aumenti di stipendio e protestano contro le misure di austerità del governo, che prevedono aumenti di orario, licenziamenti e privatizzazioni. La scuola è in agitazione anche per la riforma annunciata dal ministro dell'Educazione, Franç ois Fillon, che prevede meno posti per gli insegnanti, dopo aver già eliminato i contratti per i giovani nel campo della sorveglianza.
Nei giorni precedenti c'era già stato uno sciopero che aveva paralizzato le ferrovie e le poste, anche in questo caso per chiedere aumenti di stipendio, difesa del potere d'acquisto, più posti di lavoro e contro la riforma che mira a creare una banca postale.
Molti altri settori hanno continuato a manifestare anche nei giorni seguenti. Il 22 gennaio hanno manifestato a Parigi i medici generici, denunciando in particolare le nuove regole sulle assicurazioni sanitarie, con i costi addizionali che graveranno sui pazienti, e l'assegnazione di nuove responsabilità senza per loro alcuna contropartita contrattuale. Il 24 gennaio sono restati chiusi numerosi musei, tra cui anche il Louvre e l'Orsay di Parigi, a causa dello sciopero dei dipendenti pubblici. Infine il 26 gennaio i battelli in servizio sulla Manica, tra Dover e Calais, sono stati bloccati da uno sciopero non autorizzato. La SeaFrance è stata obbligata a cancellare numerose partenze, e ha già annunciato che sicuramente dovrà cancellare altre partenze a causa dei blocchi stradali attorno al porto nelle giornate di sciopero nazionale.
Resta da vedere se tanta combattività riuscirà questa volta a svincolarsi dalle sabbie mobili del sindacato. Già negli anni scorsi le varie organizzazioni sindacali sono riuscite a porsi alla guida delle lotte che hanno scosso la Francia, per ridurle a poco più di inconcludenti sfilate nelle città che nulla hanno cambiato nel corso degli eventi. La lotta potrà avere esito diverso solo se i lavoratori cominceranno ad organizzarsi autonomamente, al di fuori e contro i sindacati, superando le divisioni delle lotte puramente settoriali e trovando un'unità fondata sui comuni interessi di classe.
Zimbabwe
Quasi la metà dei 2100 lavoratori, sospesi l'anno scorso per aver partecipato ad uno sciopero nella azienda di telefonia TelOne, sono stati ora licenziati. I lavoratori sono stati informati del provvedimento dopo esser stati convocati di fronte ad un comitato disciplinare composto unicamente da dirigenti dell'azienda. Tutti i lavoratori convocati sono stati licenziati.
Lo sciopero era l'ennesima protesta contro le decisioni dell'azienda di negare ai lavoratori gli aumenti salariali decisi da una commissione arbitrale in Marzo. Nonostante lo sciopero fosse stato, alla fine, riconosciuto come corretto e perfettamente legale, i padroni non hanno rinunciato ad applicare sanzioni punitive arbitrarie, lasciando subito per strada chi a loro non faceva più comodo.
Colombia
Il tribunale competente ha dato via libera alla Ecopetrol, di proprietà statale, per licenziare 55 lavoratori che avevano partecipato l'anno scorso ad uno sciopero di 35 giorni. Dei 55,23 sono rappresentanti sindacali, gli altri lavoratori a tempo determinato. Nella stessa sentenza, il tribunale ha ordinato alla Ecopetrol di reintegrare altri 104 lavoratori, ma l'azienda ha subito fatto sapere che saranno sottoposti a provvedimenti disciplinari interni.
Lo sciopero, assieme all'occupazione militare della raffineria di Barrancabermeja, era terminato il 26 maggio scorso, con la promessa del governo di rinunciare ai piani di privatizzazione. Durante lo sciopero, in tutto furono licenziati 248 lavoratori.
Più recentemente, il 16 gennaio,24 insegnanti sono stati arrestati a Sincelejo a seguito delle proteste cominciate durante il concorso pubblico per l'assegnazione degli incarichi. Le accuse sono di vandalismo, distruzione di documenti pubblici, oltre che di furto e distruzione degli atti degli esami. La polizia inoltre sostiene che un insegnante avrebbe colpito con un sasso il comandante della polizia, sebbene lo stesso comandante neghi il fatto. Incidenti simili si sono verificati in tutto lo stato, soprattutto a Bogotà. In tutto sono stati arrestati 103 insegnanti, la maggior parte dei quali rilasciati il giorno stesso. Il concorso prevede l'assegnazione di 90 mila posti, a fronte di quasi 200 mila domande.
Bangladesh
Il 7 gennaio,23 lavoratori sono morti in un incendio scoppiato nei sobborghi di Dhaka, in una industria tessile. Al momento dell'incendio c'erano circa 400 persone all'interno dei quattro piani dell'edificio. I pompieri hanno faticato diverse ore per domare le fiamme, e colonne di fumo si levavano dall'impianto ancora il giorno dopo.
La causa ufficiale dell'incendio sembra essere un corto circuito, ma il numero delle vittime è senz'altro dovuto all'assenza di misure di sicurezza. Infatti, molte delle uscite erano bloccate e gli estintori non ricevevano da tempo i necessari controlli.
Attualmente il Bangladesh impiega circa due milioni di lavoratori nelle fabbriche dell'abbigliamento, per lo più in condizioni di sicurezza precarie e senza alcuna manutenzione ai pochi sistemi di protezione presenti.
Ma la situazione è destinata solo a peggiorare. Alcune stime indicano che circa 30 milioni di posti di lavoro saranno persi nell'industria tessile, dopo il termine del cosiddetto "accordo multifibra". Nell'accordo, che per circa trent'anni (e fino al 1° gennaio scorso) ha retto il commercio mondiale del tessile e dell'abbigliamento, quote e tariffe agevolate di importazione erano attribuite dai paesi occidentali ai paesi in via di sviluppo, con lo scopo di garantire loro degli sbocchi sui mercati. La liberalizzazione avvantaggerà definitivamente i paesi con i costi del lavoro in assoluto più bassi. Nel giro di un anno la Cina, dove i bassi salari si associano all'assenza di diritti e sicurezza, potrebbe vedere la sua quota di mercato aumentare dal 17% del 2003 fino al 50%.
Ma la crisi del settore è evidente già da tempo. Per restare in Italia, la Tmi Europe di Vercelli ha annunciato che a fine gennaio lo stabilimento cesserà ogni attività produttiva e i 256 dipendenti saranno messi in mobilità. La crisi del tessile nel vercellese è iniziata nel 2001, con i prepensionamenti e la cassa integrazione alla Larix e quindi, lo scorso dicembre, con la richiesta di mobilità per i rimanenti 91 addetti. Scioperi si sono verificati in Lombardia, dove l'industria della moda conta 200 mila lavoratori e 20 mila imprese, e nella provincia di Nuoro, dove sono 1300 gli impiegati di questo settore. Inoltre anche la Macomer di Sassari ha annunciato che a giugno chiuderà gli impianti, licenziando i 380 dipendenti.
micBattaglia Comunista
Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.
Battaglia Comunista #2
Febbraio 2005
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