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In Campania, nella regione più densamente popolata dopo la Lombardia, il problema rifiuti, sintesi del più scriteriato consumo delle risorse della terra, e' emerso in tutta la sua fragorosa e assordante evidenza.
Su sei milioni e passa abitanti, vengono prodotti annualmente circa cinque quintali di rifiuti a testa, che allo stato attuale sono smaltiti, attraverso procedure di accumulo in cave, scelte in zone abitate e densamente industrializzate, quindi non lontane dalla presenza umana.
Oltre ai rifiuti prodotti in loco, la Campania e' anche discarica (non dichiarata) di residui, provenienti dalle attività industriali di altre zone d'Italia; infatti la produzione di rifiuti speciali è localizzata per il 65% nel nord Italia, il 20% al centro e il 15% al sud. Sono da considerarsi "rifiuti speciali pericolosi" i residui delle attività agricole, residui industriali, residui sanitari, macchinari obsoleti, oli speciali, ecc. Non e' raro comunque che in Campania vengano seppellite anche in mare, scorie radioattive provenienti da paesi europei.
La zona più martoriata dalla presenza di discaricheE è il fazzoletto di terra alla base del Vesuvio, tra Acerra, Marigliano e Nola. È una terra altamente popolata, una terra che e' tra le più fertili e produttive d'Italia.
È una terra disseminata di rifiuti, seppelliti alla rinfusa in cave. È una terra che vede la popolazione ammalarsi di cancro al fegato, tre volte di più rispetto al resto d'Italia; dove la presenza di diossina e' del 30% superiore a quella consentita; dove la camorra, esercita il controllo totale su tutte le attività produttive, soprattutto nella gestione dei rifiuti. È la camorra infatti che controlla la raccolta dell'immondizia nelle città e a decidere dove sistemarla.
Quando periodicamente le città campane vengono sommerse da rifiuti, e' perché il connubio camorra-politici borghesi, vuole alzare il prezzo della raccolta e dei suoi guadagni. Mantenendo continuo e costante il livello di emergenza, addirittura mescolandosi senza scrupoli alle proteste dei cittadini, gli affari di questi veri rifiuti della società sono sempre alle stelle. Da notare, che ben camuffata all'immondizia "ordinaria", la camorra pagata dai padroni delle fabbriche, nasconde scorie speciali pericolose, il cui costo di smaltimento sarebbe altrimenti elevatissimo. In primis quindi, è sempre la logica del profitto.
Per adesso in Campania la soluzione cave, rimane quella più praticata. Sono tante bombe ecologiche ad orologeria innescate, in un territorio che risulta inoltre anche altamente sismico.
L'alternativa trovata è quella della costruzione di un inceneritore che dovrebbe sorgere ancora una volta nel "triangolo della morte" (Acerra-Marigliano-Nola). L' inceneritore brucerebbe secondo i progetti originari, i rifiuti dell'intera provincia di Napoli, capoluogo compreso, ossia i rifiuti prodotti da quasi quattro milioni di abitanti, per questo ritenuto il più grande d'Europa.
Questa soluzione potrebbe rompere l'egemonia camorristica sul controllo dei rifiuti, ma e' tutto da dimostrare, perché una delle caratteristiche peculiari di questa organizzazione, e' quella di saper trovare sempre il modo, sfruttando s'intende politici borghesi consenzienti, di introdursi e poi controllare qualsiasi attività. Per esempio, quello della realizzazione stessa del termovalorizzatore.
Sono cinque anni che la popolazione locale e dei comuni limitrofi vive in un clima di continua lotta e resistenza, cioè da quando Acerra e' stata scelta, da parte dell'amministrazione Regionale campana, come sede dell' inceneritore. Evidentemente, come era da immaginarselo, il problema non e' di colore politico, perché l'amministrazione regionale è passata da Rastrelli (centro-destra) a Bassolino (centro-sinistra), fino al commissario Catenacci, tutti decisi, nonostante le proteste, a realizzare il progetto. La scelta, lamentano gli abitanti del luogo, e' stata ordinata dall'alto e nessuna valutazione d'impatto ambientale è stata realizzata. Inoltre la presenza di industrie nella zona, come la Montefibre, con operai in lotta a causa di circa trecento licenziamenti, costituirebbe un deterrente alla realizzazione, oltre che per la concentrazione di diossina superiore alla media nazionale.
A fine agosto, circa ventimila persone, hanno tentato di occupare (per l'ennesima volta) il suolo in zona Pantano, bloccando anche il lavoro delle ruspe. La protesta vede la popolazione locale in prima linea, quella che poi paga il degrado del territorio direttamente, l'arcipelago dei no-global campani, oltre che dei disoccupati organizzati. Poi ci sono politici borghesi a vario livello e prelati. Mescolata alla lotta, la malavita organizzata piazza i propri uomini, con il preciso scopo di salvaguardare gli interessi dell'organizzazione, che sono quelli di continuare ad accumulare immondizia sul territorio e a trarne guadagni esorbitanti.
Schierata in assetto antisommossa, la polizia ha reagito, dapprima sparando come al solito, candelotti lacrimogeni di tipo "cs", ossia altamente tossici e non convenzionali, usati in quantità industriale anche a Genova nel 2001, e dopo con cariche continue e con frequenti scontri e feriti. Picchiati senza distinzione sia manifestanti con le mani alzate, che donne e bambini (in prima linea). A metà giornata, la polizia aveva già ricacciato i manifestanti fuori dalla zona di protesta, i feriti si contavano intorno alle cinquanta unità, con quattro arrestati. Nel pomeriggio tra ambulanze e polizia, la protesta e' proseguita con dei blocchi stradali in zone limitrofe. Come da prassi poi, il solito balletto di responsabilità rimpallate. Situazione simile si ebbe due mesi prima a Montecorvino vicino Salerno, dove la popolazione bloccò la stazione, per protestare contro l'ennesimo inceneritore.
Rimane aperto quindi il problema, anche perchè se da un lato ci si trova a fianco della popolazione che non vuole più sacrificare la propria salute, accettando questi inceneritori moderni, dall' altro va notato come la corsa ai consumi galoppi in maniera inesorabile.
Dopotutto, l'inceneritore che a detta degli esperti del settore, e' considerato la soluzione più praticabile e utile, in realtà, analizzando il ciclo di distruzione dei rifiuti, non sembra esserlo. Intanto, come la fisica insegna "niente si crea o si distrugge, ma tutto si trasforma": i rifiuti che entrano nell'inceneritore, sotto forma di "eco balle" (gomitoli giganteschi di immondizia secca), vengono ridotti di volume, semplicemente bruciandoli e sfruttando il calore per produrre, energia elettrica. I residui rimasti sono sotto forma di vapori rilasciati nell'aria, appositamente trattati e filtrati, ma che contengono: composti organici del cloro (diossine, furani, PCB - policlorobifenili), IPA (idrocarburi policiclici aromatici), VOC (composti organici volatili), elementi in traccia (piombo, cadmio e mercurio), acido cloridrico, ossidi di azoto, ossidi di zolfo ed ossidi di carbonio. Poi ci sono le "ceneri di fondo", cioè la parte solida rimanente dei rifiuti bruciati (il 30% del volume) che sono ricchi di metalli tipo piombo e cadmio. Queste ceneri non essendo ribruciabili, devono essere eliminate diversamente.
Qualcuno potrebbe pensare alla raccolta differenziata dei rifiuti come una soluzione valida alternativa, ma la maggior parte dei rifiuti che noi produciamo e' composta da plastica che non e' riciclabile, ma nemmeno "digeribile" dalla terra, se seppellita. I costi di gestione sono decisamente piu' elevati, inoltre la qualità dei prodotti di materiale riciclato è scadente.
Il problema dei rifiuti quindi, non può che essere risolto a monte e solo attraverso il superamento di questo tipo di societ capitalista, impostata sui valori del consumo senza freno delle oramai esigue risorse naturali.
È il consumo accorto invece in base ai propri bisogni, non in base alle legge del profitto, a cui bisogna tendere. Non sarà certo una società capitalista a risolvere il problema dei rifiuti, male inevitabile del modello stesso, ma il comprendere che la soluzione sta anche per i rifiuti, nel superamento del capitalismo verso una società finalmente comunista.
ANBattaglia Comunista
Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.
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