La storia di un lungo sodalizio/1 - Saddam: il compagno di merenda di ieri; l'irriducibile nemico di oggi

La propaganda bellica è già all'opera da diverso tempo, tesa com'è a dimostrare che l'intervento armato in Iraq è qualcosa della quale non si possa fare a meno. La campagna mediatica di cui si avvalgono Bush e i suoi lacchè va dalla eliminazione delle armi di distruzione di massa in mano a Saddam, al voler restaurare la democrazia in Iraq, rimuovere una parte di terrorismo internazionale onde portare finalmente la pace in Medio oriente. Il frasario riecheggia a volte gli anatemi papali per cui, suggestionati da tutto ciò, si potrebbe essere indotti a pensare che tra l'amministrazione USA ed il rais iracheno i rapporti si siano sempre caratterizzati per una irriducibile avversione, e che adesso stia per avere inizio il regolamento finale dei conti. Niente di tutto questo. Al contrario, tra le varie amministrazioni USA e Saddam si è creato, nel corso del tempo, un sodalizio politico economico che soltanto la guerra del Kuwait ha sciolto nei modi che sappiamo. Una prima e breve menzione di questi rapporti più che stretti la troviamo in una nota che nel 1959 i servizi segreti egiziani passano a Nasser e dalla quale si evincono i rapporti tra Saddam e l'ambasciata americana al Cairo, dove il rais era stato inviato in esilio dopo aver attentato contro il capo dello stato iracheno Kassem. Giova ricordare che si era in piena guerra fredda e che gli USA, come era avvenuto in altri contesti, avevano soppiantato, o cercavano di farlo, l'Inghilterra e la Francia. C'era stata, nel 1956, la crisi di Suez che aveva segnato il loro ridimensionamento ed il loro posto era stato preso dagli USA che, nel frattempo, dovevano fronteggiare anche in Medio oriente i tentativi di espansione dell'URSS. La scena politica dell'Iraq, in quegli anni, si caratterizza per la contrapposizione tra i cosiddetti "unionisti" che si distinguono per un panarabismo dai tratti un po' originali nonché per un viscerale anticomunismo e gli "antiunionisti" che vedono nell'Egitto un imperialismo in fieri e capace di fagocitare il paese iracheno.Il capo dello stato, Kassem, cerca, attraverso un sapiente gioco di contrappesi, di fare leva ora sull'esercito, sannita e unionista, ora su un'alleanza alquanto equivoca col partito comunista iracheno, nato nel 1934 e con una notevole presa tra i contadini poveri e lavoratori in genere, e coi curdi. La scelta, alla fine, propende per i militari e una dura repressione si abbatte sui militanti comunisti, in larga parte sciiti, e successivamente sui curdi. È di quegli anni la nascita del partito Baath che rappresenta una sorta di sintesi tra nazionalismo arabo, socialismo e laicismo e che, da sempre ostile a Kassem, organizza nel 1963 un colpo di stato a cui da una fattiva mano la CIA. Altri colpi di stato si susseguono fino ad arrivare al 1968 laddove un generale, Hassan al Bakr, diventa capo dello stato e nomina suo delfino Saddam Hussein il quale, era il 1972, firma un trattato di amicizia e cooperazione con l'URSS e nazionalizza il petrolio iracheno. Costituisce altresì un Fronte nazional-progressista formato dal Baath, partito comunista e partito democratico curdo che entrano a far parte del nuovo governo. È singolare notare come il regime iracheno cerchi di preservare una certa equidistanza dai due blocchi imperialisti dando luogo ad alleanze che vengono in seguito sciolte con la massima disinvoltura. Si cerca, in altre parole, di lucrare quanto più è possibile dalle singole situazioni e ciò si manifesta, a livello internazionale, firmando trattati con l'URSS ed al contempo collaborando fattivamente con gli USA e, all'interno, a causa dell'esiguità della sua base politica, cercando alleanze coi comunisti e coi curdi il che però non impedisce, a seconda delle circostanze, di massacrarne i militanti. Rivoltante, a tal proposito, è l'atteggiamento dell'URSS che, a difesa dei propri interessi di bottega, finge di non vedere i massacri perpetrati nei confronti dei proletari comunisti non avendo altro da proporre, al partito comunista iracheno, che una politica di frontismo col partito nazionalista al potere. Il regime baathita porta al potere gruppi di piccola borghesia araba sunnita alleati all'esercito non potendo tuttavia impedire un singolare processo di aggregazione incentrato su organizzazioni solidaristiche tribali in lotta tra loro fino a che il potere finisce per identificarsi con un unico clan. A sbaragliare la concorrenza sarà alla fine quello dei takriti, originari della zona di Takrit, che, capeggiato da Saddam, porterà avanti con meticolosa puntualità una strategia di conquista progressiva del governo, dell'esercito e della Guardia repubblicana nonché dei servizi segreti. A livello economico la nazionalizzazione dell'industria petrolifera ed una concomitante ascesa del prezzo del petrolio porta l'Iraq a vedere decuplicati i propri proventi nel breve volgere di due anni e la rendita derivante dal petrolio ha come effetto un innalzamento del livello di vita degli iracheni ma anche l'assunzione, da parte dello stato, del ruolo di primo datore di lavoro. Viene ingrandito l'esercito e trova avvio un cospicuo programma di armamenti che privilegia la diversificazione delle fonti di approvvigionamento onde ridurre la propria dipendenza. Partner privilegiati, in tal senso, sono la Gran Bretagna, l'URSS e la Francia. Nascono imprese che gravitano intorno al petrolio, industrie metallurgiche e produttrici di beni di consumo, cementifici. Essenzialmente, tuttavia, l'industria irachena poggia sul petrolio e di converso l'agricoltura viene sacrificata in quanto si reputa la grande industria l'unica base possibile per l'indipendenza economica dell'Iraq. Ciò a fronte di una superficie coltivabile pari ad oltre il 50% del territorio iracheno. Ed è proprio grazie ai proventi derivanti dal petrolio che Bagdhad può scatenare la guerra contro l'Iran di Khomeini, appoggiata in questo dagli USA che vedono nel regime teocratico iraniano un pericolo per i propri interessi nell'area.

Nel 1980 c'è l'occupazione dell'ambasciata americana a Teheran, spunto che consente a Saddam di ergersi quale bastione, da un lato, contro la rivoluzione islamica che avrebbe, se non contrastata, potuto modificare il quadro di riferimento dell'area con le monarchie petrolifere, tutte fedeli alleate degli Stati uniti, e, dall'altro, contro l'espansionismo sovietico. Washington vede nell'Iraq di Saddam un gendarme regionale da utilizzare al meglio soprattutto dopo che Bagdhah ha provveduto a smarcarsi da Mosca ed ha costituito insieme all'Arabia saudita un patto antisovietico. È proprio in questo periodo che Saddam, forte della sponda americana, depone Hassan al Bakr per diventare padrone incontrastato dell'Iraq nutrendo, contemporaneamente, l'aspirazione di diventare capofila del mondo arabo. Gli interessi americani - iracheni in questa fase coincidono soprattutto in funzione antiraniana; gli USA diffidano, è vero, di Saddam ritenendolo inaffidabile però temono ancor di più la rivoluzione islamica. A loro volta gli iracheni hanno un contenzioso aperto da lungo tempo con l'Iran a proposito della zona dello Shatt el Arab e delle isole Majnun entrambe, guarda caso, ricchissime di giacimenti petroliferi. Gli Usa non danno un beneplacito ufficiale ad attaccare l'Iran però, sottotraccia, lavorano per questa soluzione fornendo ampie garanzie al rais iracheno. Reagan diventa presidente USA nel 1980 e subito dopo Washington cancella l'Iraq dal novero dei paesi che fomentano il terrorismo. A sua volta l'Iraq acquista di tutto dagli Stati uniti dove si costituisce, per meglio tutelare l'interscambio americano-iracheno, finanche una lobby filo irachena che prende il nome di US-Iraq Business Forum nella quale troviamo fabbricanti di armamentario bellico, agricoltori del Midwest e potenti gruppi industriali, tra gli altri la Exxon, la Texaco di Condoleeza Rice, la AT&T, la General Motors, la Westinghouse.Operare in Iraq per il capitale USA diventa un affare molto lucroso e i rapporti sono talmente buoni che vengono concessi miliardi di dollari in prestiti, crediti e garanzie allo stato iracheno al quale viene finanche concessa la clausola di "nazione più favorita.

GG

Battaglia Comunista

Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.