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Home ›La produzione di... morte per il profitto - Per il capitalismo la guerra è un affare
Riporteremo il paese all'età della pietra dichiarava il segretario di stato americano James Baker nel 1991 riferendosi all'Iraq poco prima dell'operazione Desert Storm. Sembra proprio che il momento sia arrivato: il tutto è stato infatti scientificamente preparato ormai da tempo e quello che non venne fatto allora e non venne lasciato fare all'opposizione irachena intenzionata a liquidare una volta per tutte il dittatore Saddam puntualmente sarà realizzato di qui a poco. D'altra parte a imporlo sono, come al solito, gli affari. Benché con il grottesco armamentario ideologico con il quale si cerca di fuorviare l'opinione pubblica americana e mondiale si sostiene il contrario, il motivo vero e unico per il quale questa guerra verrà combattuta è ancora una volta il profitto e non solo quello derivante dal fatto di poter mettere definitivamente le mani sui giacimenti petroliferi iracheni. Sarà per via della situazione economica interna sempre più deficitaria,sarà che si è dissolta ormai da tempo l'altra super-potenza in grado di contrastarla militarmente, sta di fatto che gli USA privilegiano, infatti, sempre più l'opzione bellica come occasione per fare affari... È un fenomeno che ha dei tratti singolari che lo caratterizzano come una vera e propria industria:l'industria della guerra, appunto! È pur vero che anche in passato le guerre sono state combattute per fini economici tuttavia mai si era arrivati a perfezionare un meccanismo così sofisticato per cui la guerra è divenuta occasione di affari al pari di qualunque altra impresa industriale e/o commerciale. Negli ultimi decenni, la logica delle privatizzazioni si è estesa, infatti, anche in questo campo e ormai gran parte della logistica, e non solo, è gestita di fatto da aziende private. Non che in passato non siano stati presenti fenomeni assai simili: basti pensare ai mercenari che combattevano per Annibale o per i re persiani oppure i capitani di ventura che offrivano i loro servizi ai vari principi.
Oggi, però, i cosiddetti "signori della guerra" sono imprese capitalistiche dotate di ingenti mezzi finanziari e preposte all'affitto dei mercenari, al commercio d'armi, all'appalto di rami dell'attività bellica, imprese quindi con fini di lucro per ottenere il quale operano con la massima disinvoltura e scevre da qualsiasi vincolo etico o scelta di campo.
Significativo a tal proposito è il caso della MPRI (Military Professional Resources Increment), corporation americana, che, durante la guerra del Kossovo, equipaggiava ed addestrava l'esercito macedone per aiutarlo a difendersi dagli attacchi dell'UCK kosovaro e aveva, in tal senso, stipulato regolare contratto.Soltanto che aveva stipulato un altro contratto, regolare anche questo, per equipaggiare e addestrare l'UCK contro l'esercito macedone.
Sempre la stessa corporation aveva operato in Bosnia, attraverso i suoi consiglieri, per l'addestramento alla pulizia etnica a fianco dei croati e aveva operato talmente bene che i bosniaci,durante la conferenza di Dayton, avevano preteso che nelle clausole di pace fosse inserita quella di potersi valere del MPRI. Risulta pertanto molto chiaro come per queste imprese la ragion d'essere delle guerre non risieda in qualcosa da conquistare o da difendere ma è la guerra stessa in quanto tale ed in quanto pone in essere la possibilità di dispiegarsi operativamente a rappresentare il solo ed unico presupposto della loro esistenza.Trattasi né più né meno di una catena di montaggio,di una struttura industriale che fornisce le latrine degli accampamenti o i servizi di lavanderia ma fornisce pure mercenari e corpi di polizia,organizza spionaggio e prepara piani strategici. È consequenziale che per poter svolgere tutte queste mansioni ha bisogno di personale preparato e soprattutto competente per cui i ranghi direttivi sono costituiti per lo più da ufficiali in pensione.Il fatturato di queste corporations (ve ne sono anche inglesi e sudafricane) si stima debba aggirarsi sui 100 miliardi di euro e, tanto per citare la solita MPRI, i generali in pensione che l'hanno fondata l'hanno poi potuta vendere, data l'alta redditività dell'impresa, ad un appaltatore militare, la L-3 Communication, regolarmente quotata a Wall Street.
Il Pentagono fa sempre più affidamento sulle corporations in quanto queste possono compiere operazioni sporche o illegali senza che il primo ne debba dar conto al senato americano.
Qualche dato numerico aiuta maggiormente a comprendere l'estensione del fenomeno: durante la guerra del Golfo la percentuale dei civili sotto contratto era di 1 su 50, ossia 1 civile per ogni 50 militari, con la guerra in Bosnia si era già passati a 1 su 10. Possiamo immaginare quale giro vorticoso di miliardi di dollari ruoti intorno a queste imprese e, guarda caso, quale amministratore delegato di una di queste, la Kellogg Brown & Root, è stato, fino alle presidenziali del 2000, quel galantuomo di Cheeney, attuale vice-presidente americano.
Tutto ciò testimonia, unitamente ad altri fenomeni, a quale livello di barbarie sia pervenuto il moderno sistema capitalistico. La ricerca di saggi di profitto sufficientemente remunerativi ha di fatto trasformato la guerra in una sistematica e ordinaria attività economica al pari di tutte le altre con la differenza che mentre tutte le altre raggiungono lo scopo finale (il profitto) mediante la produzione di merci e/o servizi essa lo raggiunge mediante la produzione della morte su vasta scala.
gianfrancoBattaglia Comunista
Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.
Battaglia Comunista #2
Febbraio 2003
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