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Home ›Lotte operaie nel mondo
Due dollari al giorno
Secondo un recente rapporto delle Nazioni Unite, ben 3 miliardi di persone devono cercare di sopravvivere non disponendo di più di due dollari al giorno. Ancora peggiore la condizione delle donne, costrette a una giornata lavorativa in media più lunga e peggio retribuita rispetto agli uomini.
Cina
Più di mille lavoratori tessili hanno manifestato nella provincia nordorientale di Liaoyang, contro la disoccupazione crescente e gli stipendi da fame. I dimostranti temono la chiusura improvvisa della fabbica statale in cui lavorano e il mancato pagamento dei salari arretrati, pari ad oltre 20 mensilità. In una regione dove la disoccupazione è cronica e tocca il 40% degli abitanti, le conseguenze sarebbero drammatiche per tutti i circa 10mila lavoratori: solo 17 dei 26 milioni di lavoratori licenziati dal 1998 hanno finora trovato un altro lavoro. Ma in Cina anche le miniere continuano a mietere vittime. L'ultima tragedia è avvenuta in una miniera di carbone di Baishan, nella provincia nordorientale dello Jilin, gestita da privati, dove 11 minatori hanno trovato la morte in una esplosione. Solo pochi giorni prima un'altra esplosione di gas aveva fatto franare l'interno di una miniera di Shilin, nella provincia sudoccidentale dello Yunnan. Mentre i dati ufficiali riferiscono di circa 4500 minatori morti sul lavoro l'anno scorso, stime indipendenti attestano la cifra addirittura intorno ai 10mila morti. Molti incidenti avvengono in miniere dismesse dalle autorità statali e riaperte in maniera clandestina, dove il lavoro si svolge al di fuori di ogni sia pur minima misura di sicurezza, spesso con la compiacenza delle corrotte autorità locali.
Portogallo
Il paese è stato praticamente bloccato dallo sciopero generale contro il "pacote laboral" del governo Barroso, teso ad introdurre maggiore flessibilità sui posti di lavoro, con contratti precari e libertà di licenziamento. Pur non superando la sterile opposizione al governo di destra, e senza prospettare alcuna autonoma e coerente lotta contro gli interessi padronali, lo sciopero è riuscito a bloccare quasi completamente i trasporti pubblici, le ferrovie, le due maggiori raffinerie del paese, a Sines e Oporto, le fabbriche Autoeuropa legate al gruppo Volkswagen, i voli della compagnia aerea Tap, l'attivita di scuole, ospedali, tribunali, giornali. Quasi completa l'adesione nei settori tessile, edile, elettrico, alimentare, del vetro, delle ceramiche, della pesca. Viene da chiedersi quale forza potrebbe esprimere il proletariato se riuscisse finalmente a indirizzare la sua lotta non contro un fantoccio politico ma contro il suo reale nemico, cioè la classe padronale! Certo, per assolvere al suo compito storico, il proletariato dovrebbe prima liberarsi dai lacci del sindacalismo e della politica istituzionale, sempre asserviti agli interessi borghesi.
Salari in Europa
I dati pubblicati dall'Eurostat hanno messo in luce, pur con forti divari, il livello estremamente basso dei salari nei paesi dell'Europa orientale. A parte Slovenia e Cipro, dove il costo di un'ora di lavoro oscilla attorno ai 10 euro, sono decisamente peggiori le condizioni in Ungheria e Repubblica Ceca, con paghe orarie di circa 4 euro. E se in Slovacchia e nei paesi baltici (Estonia, Lettonia e Lituania) i lavoratori devono sopravvivere con paghe inferiori ai tre euro, peggio di tutti se la passano i lavoratori bulgari e rumeni, dove un'ora di lavoro costa meno di un euro e mezzo.
Australia
Messi tutti insieme, gli straordinari svolti ogni settimana dagli impegati di Anz, Commonwealth, National, Westpak, le quattro principali banche australiane, raggiungono l'incredibile cifra di 1 milione di ore, un quarto delle quali non vengono neppure retribuite. Il fenomeno è in crescita esponenziale, tanto che negli ultimi 14 anni gli straordinari sono addirittura triplicati, compensando i continui tagli di personale. Per chiarire meglio la situazione bisogna osservare che, se dal 1993 ad oggi quelle banche hanno espulso ben 55mila lavoratori, nello stesso periodo i loro profitti sono aumentati del 350%. E poi ci raccontano che dobbiamo fare dei sacrifici, che siamo tutti sulla stessa barca... Peccato che, per arricchire i corsari sul ponte di comando, molti rematori devono essere gettati a mare, e quelli che restano devono spezzarsi la schiena con ritmi di lavoro insostenibili.
Macedonia
Dopo 11 giorni di sciopero della fame, i minatori macedoni hanno ottenuto dal governo il pagamento di 600 euro, pari a due delle tre mensilità arretrate. La protesta ha coinvolto circa 500 lavoratori di Makedonska Kamenica, dove si estraggono piombo e zinco.
Polonia
Circa 10mila persone, tra cui minatori, metalmeccanici e dipendenti pubblici, hanno manifestato a Katowice contro la decisione del governo di chiudere sette miniere di carbone, che ormai non producono più profitti adeguati ai capitali investiti dallo stato (che, giova ricordarlo, è sempre una istituzione borghese!). Il governo conta di ridurre drasticamente i 140mila minatori polacchi, procedendo a ben 35mila licenziamenti.
Arabia Saudita
Almeno 387mila violazioni del diritto del lavoro sono state rilevate su 287mila ispezioni svolte nel 2002. Il dato segna un aumento del 194% su quanto rilevato l'anno precedente. Dalle ispezioni, che hanno riguardato in tutto un milione di lavoratori, di cui 120mila sauditi, è emerso come il ritardo nei pagamenti e la mancanza di attrezzature e di rispetto delle norme di sicurezza siano condizioni assolutamente comuni. Alle aziende non trovate a norma sarà imposto, tra le altre sanzioni, il divieto di assumere immigrati, in linea con i progetti di "saudizzazione" perseguiti dal governo di Rihad.
Sudafrica
Resta aperta la disputa tra i minatori di Hotazel, nel nordest del paese, e la multinazionale proprietaria della miniera, la Bhp Billiton. I lavoratori, oltre ad un aumento dei salari e dei contributi sanitari, chiedono anche parità di trattamento, denunciando i comportamenti discriminatori dell'azienda: ad esempio gli assegni per le abitazioni sono di 860 rand per i bianchi e di 460 per i neri, le ferie ammontano a 30 giorni per i bianchi e 25 per i neri.
Trasporto locale
Si è aperto il 16 dicembre il processo contro i 57 autisti di bus triestini che nel gennaio 2001 avevano bloccato il servizio di trasporto pubblico. I lavoratori, che avevano protestato contro le violazioni degli accordi aziendali e contro gli esuberi annunciati, rischiano complessivamente 285 anni di carcere.
Netturbini
Il 13 e 14 dicembre si sono fermati per 48 ore i 70mila dipendenti delle imprese private e municipalizzate d'igiene urbana di tutta Italia. I netturbini chiedono il rinnovo del contratto, scaduto da quattro anni, e l'adeguamento delle retribuzioni, che da due anni non recuperano neanche l'inflazione.
300mila posti di lavoro. In meno
La crisi economica non riguarda solo la Fiat. Stando agli annunci delle stesse aziende, nel 2003 almeno 300mila lavoratori saranno espulsi dal processo produttivo. In Piaggio la cassa integrazione ordinaria riguarda già 2000 lavoratori, mentre in Toscana sono a rischio 3500 lavoratori dell'indotto; il futuro non promette niente di buono, visto che in novembre il mercato delle due ruote ha segnato un altro - 22%. Nell'area siderurgica di Taranto si stimano 1300 esuberi. Tutto il settore high-tech annaspa e almeno 12mila lavoratori saranno lasciati a casa da aziende come Alcatel, Getronics, Italtel, Marconi, Maddaloni, Siemens, Flextronics, Nokia, Ipse/Atlanet, Stm, Finmek e Mekfin, I&T, Xerox, Alstom. Pirelli ha annunciato entro marzo la chiusura di sei impianti e 2400 esuberi, per il 90% all'estero. In crisi profonda anche la Cirio, multinazionale che conta nel mondo 17mila addetti, in gran parte stagionali, e con un indotto che nella sola Campania comprende cinque grandi aziende conserviere. Ristrutturazioni attese anche in Eridania, Peroni, Campari, Coca Cola. E poi in Alitalia e Marzotto. Circa 100mila saranno gli esuberi nel settore dell'edilizia e almeno 12mila quelli nelle banche a seguito delle grandi fusioni: Banca Intesa ne ha annunciati 8mila (3mila se i lavoratori rinunceranno al 30% dello stipendio e a 500 euro al mese in buoni pasto, premi di produttività e straordinari). Esuberi anche in Capitalia e Carime/Comindustria. Infine la scuola, dove saranno espulsi 35mila docenti in tre anni, di cui 8500 nel 2002.
MicBattaglia Comunista
Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.
Battaglia Comunista #1
Gennaio 2003
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