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Home ›Disarmo nucleare e intesa Nato-Russia - Si avvicina la pace o aumentano i pericoli di guerra?
Il movimento comunista rivoluzionario ha sempre denunciato il pacifismo di facciata della borghesia, la retorica e le parole vuote sulla democrazia e la civile convivenza. Tanto più i rappresentanti politici della classe dominante sproloquiano su questi argomenti e maggiore è il pericolo di guerra generalizzata. Non a caso le spese militari di tutti gli stati sono in costante aumento.
Questa asserzione è confermata ancora una volta dai fatti concreti, mentre i signori del mondo si incontravano per giurare comune dedizione contro il proliferare degli armamenti e sostegno reciproco nella lotta al terrorismo, nuova chiave di volta di ogni male, il rischio di un nuovo fronte di guerra si è drammaticamente accentuato, Pakistan e India sono sull'orlo di un conflitto dalla portata potenzialmente devastante. Nell'evolvere degli eventi, come il fesso del villaggio che non ha capito nulla, il guitto di Arcore prodigava posticci sorrisi e pacche sulle spalle ai convitati, illuso di essere l'artefice di una giornata memorabile che passerà alla storia dell'umanità.
In realtà l'accordo del 23 maggio a Mosca tra Bush e Putin per la riduzione delle testate nucleari, e poi il 28 maggio la "Dichiarazione di Roma" per l'associazione della Russia ai diciannove paesi membri della Nato, non spostano di un millimetro la sostanza delle cose, i tre principali blocchi imperialisti presenti sullo scenario mondiale, Usa Europa e Russia, con relativi pesi specifici molto diversi, non soltanto non hanno compiuto atti di sostanza, ma dietro gli apparenti compiacimenti emerge l'inconciliabilità di interessi e di prospettive che in futuro porteranno all'urto violento tra queste stesse potenze.
Il capitalismo nella sua storia ripercorre costantemente questo filone, cioè il tentativo di inquadrare all'interno di regole la propria natura aggressiva atta al soddisfacimento imprescindibile dei propri bisogni. I quali si manifestano prima attraverso la competizione e la concorrenza economica tra le nazioni e dopo sul terreno militare, sempre e comunque allo scopo di raggiungere il massimo profitto, o di predisporre strategicamente al meglio i contendenti a tale scopo.
Ma vediamo a che cosa hanno portato i recenti incontri. Il trattato di Mosca prevede che Russia e Stati Uniti nell'arco di dieci anni dovranno passare dalle attuali seimila testate nucleari ciascuno a un numero massimo compreso tra le 1600 e le 2200. Questo contentino del taglio delle testate obsolete, oramai un costo inutile per entrambi i paesi, soprattutto per la Russia sempre alle prese con le enormi difficoltà interne, più la promessa di una qualche partecipazione russa alla costruzione dello scudo stellare, non possono compensare la decisione unilaterale americana di fare carta straccia dei ben più vincolanti trattati Abm del 1972 e Start II del 1983, sulla limitazione alla proliferazione nucleare.
Gli Stati Uniti sanciscono la propria superiorità quale potenza uscita vincitrice dalla guerra fredda, relegando gli ex nemici al rango di vassalli. La Russia per adesso non può fare altro che abbozzare e raccogliere le briciole. In cambio della pacificazione nell'Asia Centrale ex sovietica per il contributo dato a Washington da Mosca nella guerra in Afghanistan, area in cui proprio gli americani hanno fomentato e armato il terrorismo separatista per mettere le zampe sul petrolio del Mar Caspio, cesserà l'opposizione russa alla costruzione dell'oleodotto Baku-Ceyhan, una collaborazione d'affari dove la Russia sarà naturalmente socio di minoranza.
Inoltre, le basi militari in Asia Centrale con funzioni di controllo della situazione in Medio Oriente, nel caso le circostanze rendessero indisponibili le basi Usa in Arabia Saudita, sono un fattore molto importante, ma anche un'arma a doppio taglio se Mosca cambiasse idea e alleati.
Per quanto riguarda il nuovo Consiglio Nato-Russia, qui siamo all'evanescente dichiarazione di principi in cui si mette dentro di tutto per non dire niente, si va dalla generica lotta al terrorismo al controllo degli armamenti per passare al salvataggio in mare sino alla cooperazione scientifica, e via di questo passo. Resta il fatto che la Russia non avrà diritto di veto e non diventerà il ventesimo membro dell'organizzazione, mentre proseguirà l'allargamento dei paesi componenti l'Alleanza atlantica sino a ridosso dei suoi confini. Gli Usa si sentono così sicuri e forti da trasformare la Nato in una specie di contenitore dozzinale attraverso il quale tenere tutti sotto controllo, alla stessa stregua dell'Onu, tanto non devono chiedere il permesso a nessuno qualora ritenessero opportuno intervenire per i loro interessi in ogni angolo del pianeta, agli altri al massimo è consentito accodarsi.
Nonostante tutto, oggi gli Usa prestano una particolare attenzione affinché la Russia non entri nell'orbita dell'Unione Europea, perché ciò produrrebbe un formidabile competitore economico-militare. D'altro canto l'Europa si rende benissimo conto che così com'è, divisa e debole sul piano militare, resterà sempre una potenza subordinata incapace di generare una forte e autonoma impronta sul proscenio della politica internazionale.
Comunque si svilupperanno le alleanze interimperialistiche, se i rapporti di forza rimarranno come sono allo stato attuale o muteranno, resta il fatto che i pericoli di guerra per il futuro aumentano, perché questo è il destino del capitalismo quando il ciclo di accumulazione declina. La guerra è il portato necessario del capitalismo in crisi, e non saranno certo i trattati internazionali a fermarla, ma solo lo scontro di classe finalizzato al superamento degli attuali rapporti di produzione.
cgBattaglia Comunista
Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.
Battaglia Comunista #6
Giugno 2002
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