Dai "girotondi" al Palavobis - La protesta del movimento per la legalità

Il 24 febbraio si è svolta a Milano al Palavobis, i presenti erano circa 40000, la manifestazione di aderenti e simpatizzanti dell'Ulivo indetta in occasione del decennale di Mani Pulite, in difesa della magistratura, punto di arrivo di una protesta avviata con i girotondi autorganizzati intorno ai Palazzi di giustizia, da quando cioè l'attuale governo di centrodestra ha tolto le scorte ai magistrati antimafia. Per questo movimento "civile" il centrosinistra e soprattutto i Ds non garantirebbero a sufficienza un impegno nella direzione della legalità e della giustizia, totalmente bloccata nella sua azione contro la corruzione dal governo Berlusconi. Sono i ceti medi, impiegati, professionisti e intellettuali che si sono mobilitati per denunciare un sostanziale abbandono dei "valori delle sinistra" da parte dei dirigenti, in sostanziale sintonia col regista Moretti che aveva già accusato i politici del centrosinistra di non essere all'altezza della situazione per riconquistare il governo del paese e sollecitato D'Alema a "dire qualcosa di sinistra". Tale critica a D'Alema, più che a Fassino, è stata una costante della protesta. In sostanza l'intento è di rafforzare l'Ulivo ancorandolo più a sinistra nel senso di una difesa dei diritti civili e di alcune essenziali garanzie costituzionali e democratiche. Erano presenti Antonio Di Pietro, Fernanda Pivano, il professore Roberto Zaccaria, Carlo Freccero, Furio Colombo, Dario Fo, Sabrina Guzzanti. Tra i politici Giovanni Berlinguer, Gloria Buffo, Fabio Mussi, Carlo Leoni, Vincenzo Vita, Alfonso Pecoraio Scanio e Rosi Bindi.

La "questione sociale" non è stata posta in primo piano in queste proteste, soltanto accennata dal direttore di Micromega, punto di riferimento del movimento, Paolo Flores d'Arcais, che vede la necessità di un rapporto tra ceti medi e movimento sindacale. Il piano della politica istituzionale ha catalizzato la protesta: si critica D'Alema per aver fatto la bicamerale con Berlusconi, che non è cosa da poco ed è indicativa dei rapporti tra politici del centrodestra e del centrosinistra, ma non si denuncia "la vera direzione di marcia dei DS, una aggressione in piena regola allo stato sociale. Prova ne sia l'apertura e l'incentivo alle nefaste forme di flessibilità che si vanno sempre più affermando e che coinvolgono tutti i lavoratori e in particolare la nuova generazione di proletari, la riforma della scuola che ha introdotto la concezione aziendalista subito usata in chiave peggiorativa dal governo Berlusconi, la riforma delle pensioni e della sanità.

Sempre sul piano istituzionale è stato criticato il centrosinistra per non essere riuscito a trovare la maniera di riunire, a livello elettorale, tutte le istanze dell'opposizione a Berlusconi, per non aver ottenuto il consenso di Rifondazione e Di Pietro. Questo è stato ribadito anche a Firenze nel confronto tra il professor Ginsborg, che ha posto il problema identitario della sinistra e il rapporto con i movimenti, e Massimo D'Alema, che ha ribadito che le cose non sarebbero potute andare, a livello elettorale, in modo diverso a causa dell'ormai avvenuto consolidamento del blocco di centrodestra. Proprio a tal proposito risulta venire sempre più in luce una discrepanza tra il riformismo in difesa dei diritti sociali della base, ancora sempre subalterna alle direzioni, e la linea nettamente liberale dei vertici diessini.

Ma lo svolgimento dell'iniziativa e del dibattito rende evidente anche un'altra cosa: che i ruoli dei movimenti civili e della politica istituzionale tendono a riprodurre quella diversità che non mette in crisi, anzi è utile al capitalismo. I movimenti civili fanno emergere sì alcune contraddizioni e alcuni scottanti problemi, ma non hanno chiarezza programmatica e hanno pur sempre bisogno di una forte sponda politica che ne accolga le istanze. Gli obiettivi, non partendo dall'originaria scissione della società in due classi fondamentali, si riducono ad una generica richiesta di onestà, equità e giustizia in senso morale e civico.

Ciò che emerge dalla protesta dei ceti medi, al di là delle direzioni politiche che essi si danno, porta comunque a rilevare, nella fase attuale, una crescente scollatura tra il Palazzo e la "società civile" e il ruolo sempre più incombente dello stato come apparato di repressione di classe e comitato d'affari della borghesia in un quadro di proletarizzazione di ampi strati della popolazione. I provvedimenti approvati dal governo Berlusconi in materia di procedimenti penali, di patrimoni, di capitali, la legge contro gli immigrati, la riforma dell'articolo 18 della legislazione del lavoro, molti dei quali in favore degli interessi del leader, sviluppano e accelerano un chiaro processo involutivo di imbarbarimento dell'intera società.

Allora la debolezza della manifestazione, ma anche la sua pericolosità per l'ingannevole idea di fondo di cui si è fatta portavoce sulla bontà delle istituzioni corrotte soltanto da individui malvagi, sta appunto in questa visione delle cose che non mette al centro le contraddizioni sociali che vanno emergendo come conseguenza della crisi economica in atto, offrendo lo spazio ai DS per sfruttare e indirizzare queste proteste nelle forme consone ad una politica di mediazione parlamentare e di consenso elettorale.

La questione di fondo è quella di una sostanziale identità di politica economica e sociale tra centrodestra e centrosinistra, mascherata ideologicamente dalla falsa alternanza dei due poli borghesi. La differenza si riscontra solo per le accelerazioni in senso ultraliberista e reazionario dell'attuale governo. Al proletariato serve capire questo, per non rimanere politicamente passivo e subordinato ai tremendi meccanismi di sfruttamento e oppressione. Per riaffermare dunque la sua politica di classe, che non può bene indirizzarsi senza un partito comunista rivoluzionario, inevitabilmente internazionalista, contro la politica della borghesia. Per indirizzare le lotte in difesa del salario nella direzione della emancipazione propria e dell'intera umanità.

SB

Battaglia Comunista

Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.