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Home ›L'attacco agli immigrati è un attacco a tutti i lavoratori
Dicembre è stato un altro mese di "ordinaria" tragedia per il proletariato migrante: in Irlanda, dentro il container di un camion sono stati trovati i cadaveri di otto immigrati, tra cui due bambini, e altre quattro persone ormai allo stremo delle forze. Provenivano dalla Romania e attraverso il mercato clandestino degli esseri umani cercavano di entrare nella "terra promessa" dell'Unione Europea. Tra il 25 e 26 dello stesso mese, circa cinquecento immigrati, fuggiti dal campo di concentramento di Sangatte, sulla sponda francese del canale della Manica, hanno tentato di attraversare l'Eurotunnel che collega la Francia con la Gran Bretagna, ma sono stati prima bloccati e poi respinti dalle cariche della polizia, che, con l'abituale brutalità, ha riportato nel lager o in galera quella folla di disperati.
Gennaio si è aperto con due immigrati bruciati a Firenze nella loro catapecchia e con le estenuanti code, nel gelo della notte, davanti agli uffici provinciali del lavoro di gran parte d'Italia, culminate in una specie di pacifico assalto a quello di Milano; il tutto in seguito alla falsa notizia che ci sarebbe stata una nuova sanatoria per gli irregolari e sarebbero state rese note le cifre riguardanti i flussi di manodopera "straniera" ammessi dentro gli italici confini. Ma il ministro Maroni, da par suo, ha sprezzantemente "sputato" sulle speranze di centinaia di migliaia di persone, dicendo seccamente che non ci sarà nessuna sanatoria e che la quota dei nuovi ingressi verrà resa nota solo dopo che la nuova legge sull'immigrazione sarà stata definitivamente approvata dalla Camera. I nomi dei relatori di questa legge, Bossi-Fini, sono già tutto un programma e infatti, se la normativa dovesse passare - com'è molto probabile - giorni molto duri attendono il proletariato immigrato, più duri di quanto non lo siano ora (e non è poco!).
Ma se è vero che questa legge è reazionaria e particolarmente repressiva, è anche vero che "peggiora nella continuità", cioè non costituisce affatto una svolta rispetto alla precedente legge Turco-Napolitano (sembra un film di Totò, ma non fa per niente ridere...), perché mantiene, peggiorandola, appunto, l'impostazione di fondo che i precedenti governi di centro-sinistra avevano dato al cosiddetto problema-immigrazione. La stessa identica ossessione per l'ordine pubblico che alimenta e riflette i più triti pregiudizi sull'immigrato come individuo particolarmente portato alla delinquenza; la stessa lucida volontà di mantenerlo in uno stato di perenne precarietà e, quindi, di facile ricattabilità; l'identica ampia discrezionalità lasciata alle questure, solo che tutto questo è - sarà - particolarmente accentuato. Si allungano i tempi di detenzione nei famigerati Centri di Permanenza Temporanea (CPT) istituiti dal centro-sinistra, nei quali, com'è noto, viene imprigionata in condizioni vergognose gente che non ha commesso altro reato che quello di essere senza permesso di soggiorno. Diventano più difficili e macchinosi i ricongiungimenti familiari e più sbrigative le espulsioni, mentre scatta l'arresto al terzo tentativo di entrare irregolarmente in Italia (non male, per chi vuole liberare il patrio suolo - italico o padano che dir si voglia, galere comprese dall'odiato straniero); si allungano da cinque a sei anni i tempi di permanenza in Italia per ottenere la carta di soggiorno che vale per dieci anni, ecc. Ma il vero punto "qualificante" dell'accoppiata forcaiola Bossi-Fini riguarda il permesso di soggiorno, che si trasforma in contratto di soggiorno. In pratica, il permesso di soggiorno sarà concesso solo a chi dimostrerà di avere già un contratto di lavoro e la sua durata sarà legata a quest'ultimo; non solo, ma i contratti a tempo determinato "non potranno superare, complessivamente, i 2 anni. Ma anche quelli a tempo indeterminato dovranno essere ricontrattati ogni 2 anni" (il Manifesto,15-9-01). È facile capire che in questo modo la flessibilità e la precarietà, due tra le massime divinità del padronato, saranno spinte all'estremo, indebolendo enormemente la condizione degli immigrati, aumentando, di conseguenza, lo strapotere dei padroni. Se la possibilità di non finire dietro le sbarre di una prigione o dietro i reticolati di un CPT, di non avere la vita spezzata da continue espulsioni o da mancati ricongiungimenti con i propri famigliari, dipende dalla discrezionalità dell'azienda, è ovvio che, ancor più di adesso, gli immigrati saranno costretti a subire il totale dispotismo padronale in tema di orario, ritmi e carichi di lavoro, salario: in breve, sulla vita intera. Ci vuol poco a capire che in questo modo aumenteranno gli immigrati clandestini, quindi più disperati, quindi più sensibili (per così dire) al richiamo della piccola delinquenza (gran parte degli immigrati detenuti sono piccoli-medi spacciatori), così come il lavoro nero. A questo proposito, con la solita ipocrisia borghese, la legge prevede (ma anche quella in vigore, per quanto riguarda il principio) la detenzione da tre a dodici mesi e una multa di cinque milioni per gli imprenditori che utilizzano immigrati irregolari, ma, a nostra conoscenza, non si è mai dato il caso di un padrone sbattuto dentro per avere impiegato manodopera immigrata priva del permesso di soggiorno. D'altra parte, anche qui bisogna sottolineare che l'idea di trasformare il permesso di soggiorno in contratto di soggiorno è stata partorita per la prima volta dal centro-sinistra. Sul Sole 24 ore del 17 aprile 2001, l'editoriale, a firma di Tito Boeri, economista in forza a quello schieramento politico, formulava quella proposta infiocchettata con osservazioni di stampo "democratico-umanitario" (il che la rende ancora più ipocrita) che almeno i reazionari del Polo ci risparmiano.
Il punto è che oggi il mercato del lavoro richiede e impone flessibilità e precarietà a tutti i lavoratori, bianchi neri o gialli, immigrati o no, ossia una forza-lavoro usa e getta, e la nuova legge sull'immigrazione non fa altro che adeguarsi a questo stato di cose, magari procurando qualche disagio temporaneo a certi settori di piccola e media borghesia che non sono disposti o non possono aspettare le lungaggini burocratiche. La legge Bossi-Fini è per gli immigrati il corrispettivo del Libro Bianco per tutti i lavoratori, ma l'una e l'altro non fanno altro che accelerare brutalmente quello che il centro-sinistra, con il concorso determinante dei sindacati confederali, ha fatto in questi ultimi anni.
Dunque, la condizione dell'immigrato è la versione drammaticamente estremizzata e spesso anticipatrice delle condizioni di qualunque lavoratore, specialmente se giovane. Per questo, mai come ora è indispensabile la ricomposizione politica di classe, sul fronte della resistenza e della lotta all'attacco padronale, di tutto il proletariato, oltre e contro le diversità etniche, religiose, perché maggior sfruttamento e oppressione per gli immigrati vuol dire più sfruttamento e oppressione per tutti.
cbBattaglia Comunista
Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.
Battaglia Comunista #1
Gennaio 2002
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