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Home ›Il capitalismo americano è in recessione
Dopo 10 anni di "espansione" (con qualche rallentamento qua e là) per il capitalismo USA è di nuovo Recessione. La notizia ufficiosa è di venerdì 23 novembre e proviene dal National bureau of economic researc, ma l'inversione di tendenza - si ammette - è cominciata in primavera quando i dati dell'occupazione e del reddito sono cominciati a calare, seguiti poi dalla discesa dei dati di produzione e consumi. Le stesse stragi dell'11 settembre avrebbero avuto "scarse ripercussioni" su una situazione economica già in tendenziale crisi da mesi.
La quota dei senza lavoro ha raggiunto in ottobre il 5,4% e i sussidi di disoccupazione - che cessano dopo sei mesi - superano già i 4 milioni, il massimo degli ultimi 27 anni. La "pubblica opinione" è in preda al pessimismo, mentre Bush si appella ai "consumatori" perché adempino al loro "dovere patriottico" durante le feste natalizie e consentano all'industria di smaltire le scorte accumulate e raccogliere i loro vitali profitti. I consumi - che in ottobre sono crollati dell'1,8% - mettono in moto due terzi dell'economia americana, ma se sono drogati da sconti, premi e rateizzazioni non hanno ripercussioni positive su una produzione industriale che da aprile è scesa del 6%. Gli analisti, industriali e finanziari, annaspano nell'incertezza e neppure un ultimo e improvviso aumento degli ordini di beni durevoli contribuisce a rasserenare gli animi. L'acquisto di case esprime in verità più la tendenza al risparmio che al consumo, e comunque il dato in crescita risulta gonfiato dagli eccezionali ordini di aerei militari e dalle vendite delle auto a rate a interesse zero. Carte di credito e mutui ipotecari hanno creato una montagna di debiti pari al 14,4% di tutto il reddito disponibile.
A questo punto aumentano i dubbi che il costo (quasi) zero del denaro possa stimolare consumi e investimenti, e d'altra parte gli strumenti della politica monetaria si spuntano contro una crisi dalle cause profonde e incorreggibili, sulle quali anche la New Economy ha finito con l'esercitare il suo peso negativo dopo l'iniziale euforia. La produzione just-in-time doveva consentire un miglior controllo delle scorte, ma queste invece si sono accumulate e hanno bloccato gli investimenti nelle aziende. Il taglio dei posti di lavoro si è fatto inevitabile nel tentativo di sostenere la redditività delle imprese, unica molla che giustifica (e impone) l'esasperato consumismo dei "cittadini" americani con disponibilità di portafoglio. Ora che la discesa dei fatturati esige i soliti tagli dei costi, cioè il costante aumento della produttività sfruttando al massimo la forza-lavoro, i redditi da lavoro nella loro totalità sono in sensibile calo e per chi vive di solo salario - o addirittura senza! - c'è poco da consumare.
Siamo dunque di fronte, e non soltanto per gli USA, alla prima recessione della vantata era della globalizzazione. Ritorna in passivo il bilancio dello Stato e vi rimarrà - questo è l'annuncio - almeno quattro anni. Il dollaro la fa ancora da padrone come vera e propria moneta mondiale di riserva, ma qualche dato si fa preoccupante: le riserve valutarie nazionali coprono solo il 4% degli oltre 2000 miliardi di dollari di debito estero netto, a cui si aggiunge un deficit annuo delle partite correnti di oltre 400 miliardi di dollari, quasi il 4% del Pil. Quest'ultimo è calato dello 0,4% nel terzo trimestre dopo il boom di una crescita media del 3% negli ultimi dieci anni. Attenzione, però: se teniamo conto dell'aumento della popolazione (1,3%) avremo una crescita media annua del solo 1,7%. Altri dati - forniti dal Dipartimento del Lavoro americano - indicano negli ultimi 20 anni una riduzione dei salari reali per l'80% dei lavoratori; sono diminuite in media le giornate di ferie pagate (9,3 nel '99 rispetto alle 10,1 nel 1980); i lavoratori con diritto di pensione sono diminuiti dall'84% del 1975 al 50% del 1999. Aggiungete una diminuzione dall'84% del 1980 al 76% del '99 dei lavoratori delle grandi imprese private che beneficiano di una copertura assicurativa sanitaria aziendale; tenete conto di un sistema sanitario pubblico che abbandona alla divina Provvidenza un terzo dell'intera popolazione americana, e il trionfo del capitalismo - in stile liberista piuttosto che statale, poco importa - si commenta da sé anche nella sua più esemplare roccaforte.
cdBattaglia Comunista
Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.
Battaglia Comunista #1
Gennaio 2002
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