Telecom: più competitività e meno lavoratori

Un altro accordo capitale-sindacati contro gli interessi vitali dei lavoratori

L'intesa fra Telecom, governo e sindacati è un altro esempio lampante di come il capitalismo prosegua senza freni sull'unica strada per lui percorribile nel tentativo di superare la crisi globale che lo attanaglia.

Lo scopo principale dell'accordo, da tutti giudicato "positivo", è stato quello di "liberare" l'azienda da ben 13.000 esuberi nel corso di tre anni. (Per altri 15.000 si parla, per ora, di "riqualificazione".) È il prezzo da pagare - dal proletariato, s'intende - per consentire alla Telecom una totale ristrutturazione con un investimento di 30.000 miliardi.

Si tratta - dice Colaninno - di una "riorganizzazione delle risorse umane per il grande cambiamento", ossia per quella "ottimizzazione dei costi" che sta alla base della competitività internazionale. La mano d'opera "matura", quella che secondo la borghesia di destra e di sinistra dovrebbe lavorare fino a settant'anni prima di morire di pensione, non risponde alle richieste di "trasformazione culturale" che il Direttore delle Risorse Umane della Telecom ha illustrato sul Sole - 24 Ore: "Ciò esige una serie di correzioni e per noi è importante che non si creino tensioni". Si espellono lavoratori anziani e si recluta forza-lavoro giovane, facilmente plasmabile e molto meno costosa.

Ecco perché il consenso dei Sindacati è indispensabile per mettere in riga i lavoratori e per consentire alla Telecom l'accesso all'istituto di "mobilità (ex 223/91", alla Cassa Integrazione Guadagni Straordinaria, ai contratti di solidarietà. Ovvero agli ammortizzatori sociali destinati ad aziende in crisi e non certo ad una Telecom che nel '99 ha raccolto 5.000 miliardi di profitti netti.

Il costo della operazione di tutela dei profitti aziendali è stimato - per le Casse dell'Inps, riempite dai salari differiti del lavoratori - in circa 530 miliardi. Il sottosegretario Morese (ex sindacalista) dichiara ufficialmente: "Gli anmmortizzatori sociali sono strumenti nati per le aziende in crisi ma oggi sono visti nell'ottica di tenuta delle competitività sul mercato, per il bisogno di riorganizzazione e modificazione del mix professionale e generazionale".

Da parte sua la Telecom, conquistata dalla cordata finanziaria Colaninno-Olivetti, deve colmare un indebitamento di circa 29.000 miliardi e ha già venduto parte della Italtel, Sirti, Meie Assicurazioni, Finsiel. Avanti ora con la "ottimizzazione dei costi", liberandosi dal peso complessivo di circa 650 miliardi annui di salari (diretti e indiretti) che fino ad oggi hanno costituito il reddito "lordo" di 13.000 lavoratori.

Precisamente: 1.300 lavoratori saranno messi in "mobilità lunga": 3.000 avranno la "libera scelta" dell'esodo volontario incentivato; 2.200, scelti dall'azienda, in Cassa Integrazione Straordinaria per 24 mesi senza rotazione; 2.000 coinvolti per 24 mesi nei contratti di solidarietà, con riduzioni salariali del 10%; 1.000 a part-time e job sharing (un lavoro in due); 1.000 si sposteranno da una azienda all'altra del gruppo mentre si applicherà il blocco del turn over su 3.000 pensionamenti "naturali".

L'elenco giustifica la "massima soddisfazione di azienda, governo e sindacati che potranno così giostrare su una vasta gamma di possibilità per "razionalizzare", discriminare e ricattare, l'uso della forza-lavoro sull'altare del profitto e della competitività. Va aggiunta anche la fuori uscita di alcuni rami di attività, quali l'Amministrazione e Selezione personale, Gestione immobiliare Emsa; saranno ceduti i Magazzini alla TNT Traco e l'Autoparco alla Fiat. Risultato finale: dagli attuali 75.000 occupati (115.000 negli anni '80) si arriverà a poco più di 60.000...

Ottenute queste provvidenziali "flessibilità in uscita", si possono anche promettere 6.200 assunzioni con tutte le legali "flessibilità in entrata": contratti atipici e precari per forza-lavoro fresca, a basso prezzo, da usare e gettare secondo necessità.

Il capitale, finanziario e industriale, fa i suoi interessi; lo Stato e il Governo lo assistono e proteggono: l'approvazione dei Sindacali, al servizio degli uni e degli altri, è un obbligo istituzionale.

Chiaramente, gli interessi anche minimi ma pur sempre vitali della classe operaia sono ben altra cosa.

DC

Battaglia Comunista

Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.