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Home ›Lotta, non referendum!
Fra gli attacchi del capitale, i referendum "sociali" dei radicali e la "protezione" dei sindacati
Ci raccontano che la disoccupazione sarebbe causata dagli stessi operai, egoisti e antiliberisti, che costano troppo e non si lasciano licenziare senza "giusta causa". Arriva la coppia Bonino-Pannella con la proposta risolutiva: i cittadini benpensanti decidano tempi e modi migliori per mettere in riga i cittadini proletari, colpevoli di non voler mollare l'osso che il capitale ha gettato loro in tempi di vacche grasse. Naturalmente la carne è già stata divorata dagli altri...
Il tutto nel nome della più "democratica" libertà per il privato interesse. Salvo poi reclamare dal pubblico - cioè dalle tasche dei proletari - 14 miliardi spesi per le elezioni europee e "investire" 47 miliardi nella campagna referendaria!
Il colpo di bacchetta che dovrebbe creare "centinaia di migliaia di posti di lavoro" consisterebbe nel licenziare senza troppe storie chi è già stato spremuto come un limone o rompe le scatole in azienda. Al suo posto forza-lavoro fresca, malleabile, usa e getta e a poco prezzo. È così che le poche michette rimaste dal banchetto capitalista si dividerebbero equamente, visto che anche i Sindacati chiedono - ipocritamente - che tutti abbiano almeno "una possibilità" di lavoro"!
Non nascondiamo la testa nella sabbia, come gli struzzi. Dobbiamo capire quello che sta accadendo contro di noi.
Il capitale ci attacca, ma che cosa fanno i governi di centro-sinistra, con al loro seguito i sindacati? Non abbiamo forse la schiena malconcia per le randellate piovuteci addosso? L'apparente contrapposizione fra destra e sinistra borghese si riduce in realtà ad una competizione fra amministratori degli interessi capitalistici per meglio tosare il gregge senza farlo troppo strillare.
Proseguono i tagli di pensioni e salari, lo smantellamento dello Stato sociale (cioè del salario indiretto) e il peggioramento delle condizioni del lavoro (quando c'è). Il capitale e il suo governo (statalista o liberista, progressista o conservatore) hanno creato le migliori condizioni di "flessibilità" della forza-lavoro in entrata (part-time, lavoro interinale, contratti di formazione e d'area ed altre diavolerie). Ora devono creare le condizioni di maggiore "flessibilità" in uscita.
Lavoratori, compagni: i sindacati strillano perché l'esclusione dal teatrino ufficiale delle "trattative" costituirebbe una minaccia al loro ruolo politico di concertatori istituzionalizzati per farci inghiottire rospi di ogni tipo. La Confindustria approfitta per rafforzare le sue richieste. Tutti infine cercano di lisciare il pelo al proprio elettorato e di recuperare astensioni preoccupanti. E i proletari?
Anche se questo referendum fallisse, nel cassetto del governo è già pronto un disegno di legge, firmato da un senatore del Pds, che autorizza tutti i licenziamenti!
I referendum non sono lo strumento adatto per difendere i nostri interessi; servono solo a confonderci e renderci sempre più passivi. Ma non basta respingerli se non ci organizziamo in difesa dei nostri esclusivi interessi di classe sfruttata, contro tutto lo schieramento economico, politico e sociale borghese, solo apparentemente diviso.
Non è la creazione di un fronte del NO ai referendum di Pannella che può avviarci ad una soluzione dei nostri problemi. Per altro, solo il mancato raggiungimento del "quorum" darebbe concrete possibilità di bloccare - per ora - l'ipotesi referendaria sui licenziamenti. Occorre un fronte di lotta e di contrapposizione politica e sociale fondato sulla unità e la solidarietà di tutti i proletari, occupati, precari e disoccupati. Questa deve essere la prima trincea di resistenza agli attacchi del capitalismo, nelle aziende e sul territorio.
I nostri NO - quelli che romperebbero immediatamente i falsi sostegni e le
ipocrite "tutele" politiche offerteci dalla "sinistra" borghese - devono essere:
NO alla attuale esclusione di milioni di lavoratori "atipici" e delle piccole imprese da quei minimi "diritti" che ora si vorrebbero togliere anche ai cosiddetti lavoratori "privilegiati";
NO alla flessibilità e alla precarizzazione del lavoro per sostenere il capitale in crisi;
NO alla riduzione dei salari, della previdenza e dell'assistenza;
NO alla miseria crescente dei proletari per dare profitto al capitale e ricchezza ai borghesi.
Portiamo la denuncia e la critica di classe fra i lavoratori e nelle assemblee, quale primo punto di riferimento per una mobilitazione di lotta dal basso su contenuti esclusivamente rivolti a difendere e liberare tutti i proletari dallo sfruttamento e dall'oppressione del capitale e dei suoi servi.
P.C. Internazionalista - Battaglia ComunistaBattaglia Comunista
Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.
Battaglia Comunista #5
Maggio 2000
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