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Home ›I tagli allo stato sociale mostrano ciò che il capitalismo può dare
Pubblichiamo l’articolo di fondo di Workers Voice 80, il foglio di intervento e di agitazione operaia dei nostri compagni della CWO in Gran Bretagna. Il lettore noterà la forte somiglianza di temi e situazioni anche in relazione ai discorsi e alle azioni delle forze politiche.
Non solo in Gran Bretagna. In tutto il mondo, i servizi sociali che erano considerati il segno del progresso e dello sviluppo, vengono demoliti. Tutto, dalla sanità alle pensioni, dai sussidi di disoccupazione all’assistenza di maternità e infanzia, e alla scuola cade sotto l’accetta. Comunque i politici possano rivestire tutto ciò per gli “elettori”: sia un Prodi o uno Jospin in Italia o Francia che pongono l’accento sulla necessità di soddisfare i criteri di Maastricht, oppure un Blair o Clinton in GB o negli Usa che chiamano alla modernizzazione di sistemi “datati” - tutti sanno che “riformare” significa spazzare via. Il fatto è che gli stati più ricchi del mondo, gli stati “avanzati” non possono più fare in modo di poter affermare che essi esistono per proteggere i diritti fondamentali dei loro cittadini.
Circa cinquant’anni fa, dopo la Seconda Guerra Mondiale, un governo laburista superò una fase di bancarotta economica a seguito di una vittoria elettorale su tutto il territorio. Il suo lavoro consistette nell’avviare la ricostruzione sociale ed economica senza massicce rivolte della classe operaia, le cui attese erano peraltro elevate, dopo tutte le promesse che le erano state fatte di un mondo migliore una volta che la guerra fosse finita.
Diversamente da ciò che dice il mito odierno, il sistema dello stato sociale non fu istituito per tutti. Non tutti avevano un automatico diritto di beneficiare della democrazia borghese (Per esempio l’Atto delle Assicurazioni nazionali del 1946 includeva ancora la “prova di povertà” e molti operai disoccupati dovevano ancora richiedere l’Assistenza nazionale sopprimendo la propria dignità per sottoporsi all’esame di una riesumata Legge dei Poveri). Ancora, la legislazione sulla Sanità e i servizi familiari (varata nel 1944 ma messa in attività nel 1947) serviva, in primo luogo, a evitare il rischio di un ondata di lotte degli operai per un nuovo tipo di ordine mondiale. In secondo luogo i servizi sociali, quali pilastro essenziale degli equilibri fra capitale e lavoro, giocarono un ruolo inestimabile nella gestione dell’economia capitalista. In cambio della promessa di un più elevato standard di vita la classe operaia fu chiamata a lavorare sodo e a rimettere in piedi l’economia; nelle imprese nazionalizzate come nelle private, lavorare duramente per riportare i bilanci in attivo.
Mentre il partito laburista sosteneva che la nazionalizzazione delle industrie in bancarotta fosse un passo verso il socialismo, le Trade Unions davano il loro consenso a prolungare il bando agli scioperi del tempo di guerra: fino al 1951quando una corte giudicante rifiutò di incarcerare dei lavoratori portuali arrestati nel corso di uno sciopero “non ufficiale”. Allora, come oggi, il Partito Laburista difendeva gli interessi del capitale. Ma sebbene gli operai non fossero più vicini al controllo della produzione o all’organizzazione della società sulla base dei bisogni umani, la forte espansione dell’economia capitalista - che in Gran Bretagna iniziò dopo la Guerra di Corea e finì agli inizi degli anni Settanta - significò che i saggi di profitto erano alti abbastanza per garantire aumenti annuali dei salari. Parte di questi aumenti andarono a finanziare il “welfare state”.
Oggi alla fine degli anni ’90, il Nuovo Labour, come il Vecchio Labour degli ani 40 e 50, sta facendo del suo meglio per gestire una economia capitalista in forte crisi. Tuttavia oggi siamo in presenza di un panorama economico molto diverso del capitale. Non c’è un periodo di espansione dietro l’angolo. Il ciclo di accumulazione che si è aperto dopo la guerra è da tempo nella spirale di arretramento e chiusura. Nonostante l’instancabile taglio di industrie non redditizie negli anni 70 e 80 al costo di milioni di operai; nonostante il parimenti instancabile attacco alle condizioni di lavoro, ai contratti di impiego, ai livelli salariali, ecc. ecc. i padroni e i politici continuano a chiedere di più. Lo smantellamento dei servizi sociali del dopoguerra è solo una parte di quel più ampio e incessante attacco. Ovunque nel mondo avanzato i politici di destra e sinistra chiedono agli operai più sacrifici dalla culla alla tomba perché il capitalismo possa sopravvivere.
Quel che importa, a tutti i costi, è che la redditività sia mantenuta. E mentre una minoranza di ricchi diventa più ricca il costo aumenta per la classe operaia. Eppure senza la forza lavoro dei suoi schiavi salariati, non ci sarebbero profitti per il capitale. Anche così, il solo modo perché il capitale sopravviva in una crisi come l’attuale è il ritaglio continuo delle quote di plusvalore disponibili per la classe operaia l’arraffamento di più per se stesso. Agli operai dei paesi cosiddetti avanzati viene detto continuamente che hanno fatto la bella vita finora. Ora è tempo di competere con il resto del mondo senza costosi sistemi di servizi sociali: quelli come la Corea. Intanto agli operai in Corea si chiede di accettare la disoccupazione i tagli salariali e gli aumenti dei carichi di lavoro, per rimettere in piedi l’economia.
No, non ci sono futuri splendenti dietro l’angolo. Finché accettiamo la logica pazza del capitalismo non ci sarà fine ai sacrifici che dovremo fare. Il Nuovo Labour continua a dirci che gli operai devono reggersi sui propri due piedi. Siamo d’accordo. La classe operaia deve iniziare a far da sola e deve liberarsi dell’illusione che il Nuovo (o il Vecchio) Labour difenderà qualcosa di diverso dal capitalismo. Stiamo con le nostre forze e dobbiamo re-imparare come batterci come classe. Possiamo iniziare rifiutando di accettare la trappola laburista sulla necessità di una riforma del welfare.
Soprattutto, è necessario un genuino partito politico di classe operaia con un programma completamente differente: un programma rivoluzionario per un mondo dove i lavoratori decideranno essi stessa cosa produrre e come distribuire secondo i reali bisogni sociali. Questa è l’unica risposta saggia all’irresponsabile richiesta del sistema capitalista che la maggioranza si sacrifichi a beneficio dei pochi.
Unisciti a noi per costruire un partito veramente nuovo per quelli la cui esistenza dipende dalla vendita della propria forza lavoro: un partito internazionale, che guiderà la lotta contro questo sistema, che tanto più degenera quanto più si globalizza.
Battaglia Comunista
Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.
Battaglia Comunista #3
Marzo 1998
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