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Home ›Socialdemocrazia quale puntello del capitale
Stangata su stangata si conferma la vocazione di sempre della socialdemocrazia
La condizione della classe operaia almeno da un decennio percorre una strada di costante degrado. Le forze di riferimento alle quali i lavoratori avevano consegnato il proprio destino durante il periodo di espansione dell’accumulazione capitalistica, in primo luogo l’ex PCI e sindacati, oggi non sono più nelle condizioni di gestire il consenso attraverso le politiche riformiste dei piccoli passi in avanti. Al contrario esse devono utilizzare la residua fiducia di cui ancora godono per trascinare a grandi passi all’indietro il proletariato e asservirlo completamente al capitale.
Nei primo otto mesi di governo dell’Ulivo le misure finanziarie insieme agli altri provvedimenti adottati sono stati perfettamente in linea con quanto hanno fatto i precedenti governi, anzi le cose sono andate ancora peggio per i lavoratori che hanno visto un’ulteriore involuzione delle loro condizioni di vita in assonanza con gli stessi ritmi scanditi dalla crisi economica.
Che la musica sarà sempre la stessa ce lo dimostra l’antipasto offertoci da subito con il nuovo anno: mentre da una parte si offrono incentivi alla Fiat per vendere più autovetture, dall’altra si bastonano ancora una volta i più poveri aumentando le tariffe dei servizi di prima necessità. Infatti sono scattati gli aumenti dei ticket sui medicinali, dell’acqua, delle autostrade, dell’Enel, delle Ferrovie e nei prossimi mesi rincareranno anche telefono, gas, elettricità. Come se tutto questo non bastasse anche le previsioni del disavanzo dello stato nel ‘96 ha superato il limite previsto, attestandosi a 138.500 miliardi, 15.500 in più.
Naturalmente a coprire questo buco saranno i proletari, Prodi ha già detto che non ci sarà un aumento delle tasse, bontà sua, ma eventualmente nuovi tagli alla spesa. A queste poco edificanti prospettive dobbiamo aggiungere la riforma strutturale delle pensioni e della sanità, e lo stillicidio di salari e stipendi del lavoro dipendente.
A gestire questo passaggio storico, il più critico dal dopoguerra ad oggi per il capitalismo italiano, di sacrifici e di generale impoverimento della società, è stato chiamato il Pds. La grande borghesia ha fatto di tutto per disfarsi del vecchio ceto politico di governo democristiano e socialista, corrotto e ormai divenuto inutilizzabile al fine di azzerare il cosiddetto stato sociale. Essa dapprima ha messo in moto la magistratura con l’operazione “mani pulite”, poi, malgrado l’imprevista e temporanea apoteosi berlusconiana, è riuscita finalmente a spianare la strada del potere ai nipotini di Togliatti.
Il problema di fondo per i poteri forti della borghesia italiana era di rompere il ghiaccio e di liberarsi di tutti i vincoli del passato nell’amministrazione dei rapporti di classe. Per un verso adeguando la forza lavoro alle esigenze imposte dalla crisi del capitale, attraverso la flessibilità e il super sfruttamento della manodopera e tutte quelle misure atte a precarizzare il rapporto di lavoro, in modo da consentire il recupero della redditività delle imprese aumentando la massa del plusvalore estorto. Dall’altra parte attaccando frontalmente la spesa pubblica, in sostanza il salario indiretto dei lavoratori, cosa che permetterà in futuro di diminuire sostanziosamente le relative voci in busta paga e che permetterà al padronato di ridurre all’osso il costo del lavoro complessivo.
Favorire un’impatto del genere e scardinare abitudini che garantivano un minimo di sicurezza non era un compito facile. Basti ricordare il milione e mezzo di manifestanti contro la riforma pensionistica del governo Berlusconi, vicenda capitalizzata opportunisticamente dalle sinistre. Era chiaro alla borghesia già da molto tempo che ciò che non avrebbe potuto fare la destra l’avrebbe potuto fare, di più e meglio, la sinistra. L’influenza sul mondo del lavoro dei sindacati e della sinistra borghese, per quanto in calo e sempre più debole, per tradizione e mancanza di alternative è certamente una dote maggiore rispetto alle prerogative che può offrire attualmente la destra.
La strategia della borghesia sta dando i suoi frutti, nelle fabbriche abbiamo l’aggiogamento totale dei lavoratori al capitale grazie ai sindacati, tanto che gli operai italiani hanno il record mondiale della produttività superando persino i giapponesi; mentre il governo di centrosinistra con in testa il Pds sta portando avanti la più feroce politica antiproletaria.
La socialdemocrazia si conferma come sempre uno strumento della reazione ai fini della conservazione capitalista. In questo senso un ruolo specifico e ancora più subdolo del partito di D’Alema ricopre Rifondazione comunista. Bertinotti mentre fa finta di difendere i lavoratori, quando si arriva al dunque fa passare le misure governative, magari presentandole pure come delle vittorie per i lavoratori perché meno pesanti di quanto sarebbero state senza la loro opposizione. Questo giochino è vecchio quanto è vecchio l’imbroglio riformista. Non a caso un organo come il Fondo monetario internazionale, strumento dell’imperialismo internazionale, ha promosso a pieni voti il governo italiano.
Rifondazione a parole si oppone a tutto, tranne alla cosa più importante, cioè al modo di produzione capitalista. Quindi nei fatti non si oppone proprio a un bel niente, divenendo un mezzo di sostegno dello stato borghese. Quello stesso stato borghese che l’abc del marxismo ci spiega è necessario abbattere e non come fa Rifondazione che sproloquia sui presunti spazi da conquistare per democratizzare il sistema. Qui siamo al solito cavallo di battaglia della socialdemocrazia che storicamente ha portato il proletariato alle più pesanti disfatte.
La povertà del quadro politico favorisce il radicalismo di maniera di Rifondazione nell’esercitare un certo fascino tra gli operai e i giovani, oggi è importante per i rivoluzionari far sentire la propria voce contro tali posizioni e in generale contro le forze più o meno estremiste del riformismo. Questo perché nella prospettiva della ripresa della lotta di classe la socialdemocrazia nelle sue variegate forme svolgerà il ruolo confusionario di sempre all’interno della classe operaia e di estremo argine della conservazione borghese.
cgBattaglia Comunista
Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.
Battaglia Comunista #1
Gennaio 1997
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