Giustizia, terzo potere dello stato borghese

Berlusconi ricatta, l’Ulivo subisce e giustizia e giornalismo raccontano le favole

Berlusconi viene attaccato dalla giustizia e insieme a lui vengono attaccati altri amministratori della giustizia. Berlusconi ricatta l’Ulivo, che si lascia ricattare, in una oscena rappresentazione della politica borghese. Il mercato della politica è giunto alla manifestazione estrema (?) del suo squallore.

Il ricatto di Berlusconi è chiaro ed esplicito nelle sue dichiarazioni: imbrigliate i giudici che mi danno addosso (e liberate quelli che mi hanno servito e mi sono amici) o io vi boicotto la Bicamerale. E l’Ulivo, recalcitra, protesta ma tratta. La storia è iniziata squallidamente e così continua. Il basso profilo dei politicanti nostrani conta molto, ma non esclusivamente. Come al solito c’è dietro la dabbenaggine e la “straccioneria” già fustigata da Lenin, della borghesia italiana e dei suoi salotti buoni. Sono questi che, a guerra fredda conclusa, scatenarono la guerra giudiziaria interna per disincagliare la dialettica politica in Italia; e lo fecero con l’arma della magistratura, che in due anni liquidò i partiti sui quali si era arenata (la DC e il PSI). Contavano, forse, che ciò aprisse la strada a forze nuove, più efficienti e adeguate alla competizione sui nuovi scenari mondiali. Non si aspettavano che le elezioni potessero dare ragione a uno dei più corrotti profittatori della prima repubblica, a un personaggio che altrove e in altre occasioni sarebbe considerato impresentabile. E le altre borghesie stupirono: un monopolita della informazione, con tre reti televisive, giornali e un sacco d’altre proprietà, entra in politica e prende il governo: orrore. Ma la democrazia è elezioni e i nostri salotti buoni hanno dovuto sorbirsi il cavaliere che da candidato alla galera si è trasformato in forza politica e leader di governo. Se quando Berlusconi vinse i salotti buoni si impegnarono poco, nella illusione di cui sopra, e furono colti di sorpresa, profittarono del ribaltone, per darsi più da fare e portare al governo l’Ulivo. Ma la frittata era fatta e per l’Ulivo, Rifondazione compresa, Berlusconi rimane forza politica, prima che imputato in un numero di processi per corruzione, falso in bilancio e quant’altro.

Ed eccoli qui impegnati a fronteggiare una guerra interna alla magistratura, combattuta a suon di reciproche iscrizioni a registro, e a subire il ricatto del cavaliere che è egli etsso vittima di quella guerra. Vorrebbe tanto D’Alema mettere il bavaglio al pool di Milano, ma non può. per ovvie ragioni, e temporeggia.

E intanto la stampa, che bene o male tratteggia anch’essa questo quadro, ci chiama a schierarci con questa o quella banda di magistrati, e con la magistratura con la m maiuscola, per il mantenimento della sua autonomia.

Ma quale autonomia? Da chi o da che cosa? Era forse autonoma dalla politica quando, sebbene al corrente da anni delle malefatte della Prima repubblica, scatenò la guerra al PSI e poi alla DC solo quando le condizioni parevano mature ai salotti buoni della borghesia, perché la guerra fredda fra est e ovest era finita? Era autonoma quando applicò con tanta unanime solerzia le leggi speciali varate contro il terrorismo, per litigare oggi sulla applicazione di quelle leggi nei casi di mafia e corruzione? Il famoso articolo 516 andava bene per tutti allora, e adesso va bene solo per alcuni e malissimo per altri. Mostro giuridico era allora come è oggi, e allora perché una parte della magistratura lo difende e un'altra lo attacca? Ed è autonoma e “al di sopra” quando gli stessi che ci vengono presentati come buoni solo perché attaccano il Berlusca condannano i poveracci a galera sicura e immediata o quando, nel mentre concedono ai grandi ladri di stato e ai grandi corruttori arresti domiciliari o in clinica di lusso, negano la scarcerazione ai proletari davvero sofferenti? Non scherziamo, ci verrebbe da dire, ma i giornalisti non scherzano davvero: le dicono sul serio le loro infamie. E ci vogliono davvero al fianco della “magistratura in lotta”. Il loro problema è che cosa potrà uscire dalla Bicamerale, se questa partorirà qualcosa. Ma né la magistratura né il “quarto potere” dei pennivendoli ebbe nulla da dire alla vera riforma del codice penale, quella che c’è già stata e che sancisce all’americana che il diritto alla difesa è solo dei ricchi.

La storiella della parità di diritti fra accusa e difesa è bugiarda come tutte le favole ideoloiche della borghesia: chi può pagare gli avvocati e i detective e i laboratori di analisi e di ricerca per contrastare le accuse del PM? I ricchi e non i poveri, i borghesi e non i proletari. Questa è la sostanza della giustzia borghese e dei suoi amministratori.

D’altra parte è naturale che sia così: la magistratura è uno dei tre poteri in sui si articola lo stato borghese e lo stato borghese è lo strumento di conservazione del dominio capitalista e della borghesia.

Battaglia Comunista

Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.