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Com'era ampiamente prevedibile, dal pratone di Pontida è emerso un soffione. L'evento tanto atteso, gonfiato oltremisura - secondo costume - dai mass media, non ha partorito novità significative, se mai ha confermato le difficoltà che affliggono la Lega Nord, quella che pretende essere partito di lotta e di governo. Sul secondo attributo, nessun dubbio, qualcuno in più sul primo, a meno che non s'intenda lotta contro il proletariato, a cominciare dai settori più angariati e oppressi, cioè gli immigrati.
Le ultime consultazioni elettorali hanno mostrato chiaramente che il “sex appeal” leghista è un po' appannato, perché la crisi morde e non basta agitare le corna dei finti elmi “vintage” per difendere fino in fondo gli interessi di padroncini, artigiani, allevatori truffaldini, né, tanto meno, di operai intossicati dall'oppio dell'ideologia nazionalpadana. Dov'è quella riforma fiscale che aiuterebbe tanti “autonomi” e piccoli imprenditori - da sempre esperti nell'arte di giocare a nascondino con le tasse - ad affrontare i venti contrari della “globalizzazione”? Dov'è quel federalismo che non disperderebbe le risorse “del Nord” tra le bocche voraci della borghesia panitalica, ma le destinerebbe solo a quella della parte alta dello Stivale, non ultimi i politicanti e il brulicante mondo di parassiti ad essi connessi? Solamente dopo, ma molto dopo, aver rimpinzato quella genìa, forse qualche briciola cadrebbe anche nel piatto degli operai “padani”, mazziati e cornuti - e non solo per via dell'elmo similceltico - come tutti gli altri operai: sono anni che la Lega Nord governa, col suo degno compare, ma se un operaio “padano” riuscisse a trovare un solo provvedimento a favore del lavoro salariato, beh, come minimo bisognerebbe offrirgli da bere.
E l'immigrazione? Anche qui, fiasco totale: nonostante il bestiale accanimento verso povera gente (vedi l'infame decreto che allunga a diciotto mesi la carcerazione nei CIE), gli immigrati continuano ad arrivare ugualmente (per fortuna!, dicono tra sé i padroni leghisti di ogni calibro), perché il mondo non si arresta ai confini di quell'invenzione politica che è la Padania. Anzi, i “padani” cornuti, e verdeggianti come ramarri (ramarri: scusate!), hanno dato un bel contributo all'afflusso di disperati sulle coste italiane, con la guerra contro l'ex amicone Gheddafi, benché le bombe siano... a termine: non c'è che dire, come barzellettieri fanno concorrenza a quell'anziano signore amico intimo di amabili fanciulle da un tanto all'ora (secondo le “toghe rosse”, s'intende).
Molte volte, la Lega Nord è stata paragonata al PCI e, per certi versi, non a torto. Sicuramente, allo stesso modo in cui il PCI spacciava alla “base” il suo collaborazionismo di classe come un modo astuto per ingannare la borghesia, in attesa di prendere il potere, così la Lega Nord, da un versante politico opposto, giustifica la sua partecipazione al governo - e quindi l'eterno rinvio delle questioni che stanno più a cuore al suo elettorato - come il non plus ultra del machiavellismo: pazientate, o cornuti, che la meta è vicina... In realtà, la meta non è affatto vicina, perché la borghesia italiana, quella “nordica” compresa, non si entusiasma neanche un po' per la secessione, per quelle caz..., pardon, cavolate dei ministeri al nord e via dicendo. Se mai, è molto ma molto più interessata alla riforma fiscale, come ha detto la Marcegaglia, che però deve “essere a parità di pressione fiscale complessiva” (cioè l'importo generale delle tasse non può diminuire) e senza mettere in discussione la manovra da quaranta (o forse più) miliardi di euro che sta per abbattersi sulle nostre teste, corna incluse. Un bel rebus, di cui i capi leghisti sono consapevoli. Così come sono consapevoli che un'eventuale rottura col “signore delle feste” di Arcore danneggerebbe la rete di affari, interessi, potere intrecciata in questi anni, e non solo a “Roma ladrona”, di cui, per altro, da anni ormai sono parte integrante. Lo stesso amico Giulio (Tremonti), che deve rendere conto alla borghesia italiana nel suo insieme, rischia di diventare un ex amico, restio com'è ad aprire i cordoni della borsa.
Che fare, allora? Lo stato maggiore leghista, stretto tra il malumore della base (la “sberla” elettorale è lì, appunto, a dimostrarlo) e la “poltrona”, rilancia con fragore le parole d'ordine delle origini, in primis la secessione, così che, se mai il governo dovesse cadere, la “base” potrebbe credere che il partito ha rinunciato al potere per ritrovare se stesso e il proprio popolo (oltre che per sbolognare ad altri l'impopolare manovra correttiva suddetta). Si tratta di un gioco politicantesco vecchio come il cucco, ma che quasi sempre funziona. Potremmo persino suggerire alla Lega uno slogan: compra secessione, l'esca per il pesce c...
CB, 2011-06-03Battaglia Comunista
Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.
Battaglia Comunista #07
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Comments
Scusate,
ma questo video fa troppo ridere. Dicono che ci sono stati 30 feriti! (sic!)