Crisi dei migranti

Vedere gli ex “stati comunisti” dell’est europeo, con gli eserciti armati di tutto punto e sul piede di guerra per qualche migliaio di migranti disperati (e che verrebbe pure da ridere se non fosse una tragedia), potrebbe meravigliare chi ha sempre creduto che in quei paesi regnasse il comunismo ergo un mondo a misura d’uomo, dove gli “egoismi” determinati dai più biechi e squallidi interessi economici borghesi, ove il profitto era ed è il loro moloch, fosse il mondo dell’odiato capitalismo occidentale, e invece non è altro che la conferma di quanto questi paesi fossero lontani anni luce, non dico dal “comunismo”, ma dal più pallido regime democratico/borghese.

Dalla scuola del cosiddetto “socialismo di stato” sono passati armi e bagagli al più libero dei mondi possibili: il capitalismo. Invero il passaggio non è stato traumatico, già ci sguazzavano fino alle midolla, hanno però scoperto la “proprietà privata” in tutto il suo splendore, e al solo pensiero che altri (nella fattispecie i migranti) possano disturbare il loro “paradiso”, li fa rabbrividire. Beninteso, a scanso di equivoci, qui parliamo della macchina statale borghese e dei loro loschi figuri, da Aljaksandr Lukašėnka (Lukashenko), presidente della Bielorussia, a Mateusz Morawiecki il premier polacco, a Putin ecc., in cui ognuno gioca la sua parte nel copione dei soliti sporchi interessi capitalistici.

Il regista, come appare evidente ad uno sguardo un po’ più attento, è Vladimir Putin. Lo zar della grande Madre Russia, dopo aver perso l’Ucraina, non può permettersi il lusso di perdere altri pezzi importanti del suo avamposto difensivo ai confini dell’UE, per finire accerchiato dalla Nato (USA) nella faglia est-ovest. Inoltre non bisogna dimenticare le altre tensioni che preoccupano non poco la Russia, cioè il Donbas, (bisogna tra l’altro sottolineare che è di questi giorni la rimozione, da parte della Russia, delle barriere doganali tra Mosca e le repubbliche ribelli del Donbas come a segnalarne la formale annessione), dove le schermaglie, mai cessate, sono risalite di tono, e soprattutto le manovre Nato e Usa nel Mar Nero, che hanno visto coinvolti fino a 30 paesi dell’Alleanza Atlantica, che sono praticamente andate avanti per tutta l’estate e che ancora continuano, non fanno dormire sonni tranquilli a Putin.

Certo anche il presidente bielorusso, non molto simpatico a Putin e del quale si libererebbe volentieri, sta giocando le sue carte per rimanere abbarbicato al potere fino alla fine dei suoi giorni, costringendo Mosca ad appoggiarlo in toto e a cambiare strategia nei suoi confronti verso una transizione morbida del cambio della leadership. Il ricordo dell’estate del 2020 è ancora fresco, egli è infatti stato sull’orlo del precipizio. Chi non ricorda le grandi manifestazioni contro le elezioni taroccate, di uno dei tanti dittatori “non democratici”, in alternativa a quelli “democratici” (tutti gli altri capi di stato)?. Manifestazioni peraltro finite nel nulla e guidate (si fa per dire) da capi popolo con lo sguardo fisso ad occidente quale paese di Bengodi. Manifestazioni che avevano come capro espiatorio Lukashenko e le sue elezioni, ma che si muovevano in una profonda crisi economica.

Tale crisi, lungi dall’essere superata, continua a mordere sia ad oriente che ad occidente, aggravata dalla pandemia in corso. La profondità di questa crisi ha messo in ginocchio la Bielorussia e si riflette anche nella gestione pandemica con un tasso di vaccinazione poco sopra il 24%, uno dei peggiori a livello europeo. Le sanzioni inoltre hanno tagliato drasticamente le risorse finanziarie. La mancanza di fonti di finanziamento impediscono elementari riforme economiche, il che aggrava il quadro generale e spingendo il proletariato sempre più in condizioni di vita insostenibili.

Anche la Polonia ha i suoi guai. Il governo sovranista (guidato da Morawiecki) di una delle destre più becere del continente, assieme al suo degno compare ungherese Viktor Orban, ha dovuto fronteggiare grandi manifestazioni contro le leggi medievali sull’aborto, i sondaggi lo danno in caduta libera (dal 40 al 29%). Ma i problemi sono ben altri. Nonostante nel 2019 il tasso di crescita sia stato del 4% , il numero delle persone in povertà assoluta cresce di anno in anno. Il 17% dei polacchi non ha i soldi per pagare i medicinali più costosi; il 45% delle famiglie non ha risparmi, il reddito medio mensile pro capite è di circa 500 euro, con i quali si arriva a stento a fine mese. Anche la gestione della crisi pandemica la vede come fanalino di coda nella percentuale dei vaccinati, solo il 53% ha completato il ciclo.

Anche queste situazioni interne ai due regimi spiegano l’uso dei migranti come diversivo. Il classico “due piccioni con una fava”. A noi non resta che denunciare questi criminali senza scrupoli, e quelli coi falsi scrupoli che piangono lacrime di esplosivo, per la crisi umanitaria alle porte della “civiltà cristiana” che mai prima fu conosciuta. Questi ex (?) negrieri, che per secoli hanno trasportato carne umana da sfruttare fino all’ultima cellula del loro corpo per ingrassarsi di profitti a buon mercato, si ritraggono scandalizzati per i metodi brutali del loro collega polacco, che non disdegna qualche doccia gelata e un po' di lacrimogeni a chi già muore assiderato (sono arrivati già a dieci i morti), proibendo finanche l’intervento delle ONG umanitarie, cose che nemmeno in guerra!

Intanto è già in progetto la costruzione del muro (Trump il “fascista” docet) lungo tutto il confine con la Russia bianca. Muro a cui Bruxelles nega i finanziamenti, ma che, sotto sotto, non disdegna, anche perché la Polonia è pur sempre il figlio prediletto degli Stati Uniti e uno dei più fedeli alleati Nato. Per il momento il filo spinato serve alla bisogna. Certo, i polacchi col filo spinato dovrebbero avere brutti ricordi, è evidentemente la nemesi storica: “La storia si ripete sempre due volte la prima come tragedia la seconda come farsa” (Marx). Solo che questa volta la farsa riguarda migliaia di persone, comprese donne e bambini, che fuggono dai loro paesi martoriati da guerre, distrutti da bombe occidentali e orientali che rispondono agli interessi famelici degli imperialismi di ogni colore. Americani e russi in primis, con tutto il codazzo degli europei, turchi e cinesi.

Il solo pensiero che queste anime dannate che vagano per il mondo alla ricerca di un po' di pace sono anche quelle che con un eufemismo potremmo chiamare “aristocrazia dei migranti”, in quanto in grado di pagarsi il viaggio di solo andata con i risparmi di una vita, dà l’idea delle condizioni degli altri dannati rimasti in patria. Terre, (Iraq, Siria Afghanistan, Libia ecc.) messe a ferro e fuoco dagli Usa, dall’Europa e dalla Russia. L’ideale sarebbe ripristinare per legge la tratta degli schiavi e fare arrivare forza-lavoro gratis.

I piagnistei di questi sepolcri imbiancati, di questi farisei, si abbattono e si battono in un solo modo con la guerra della classe proletaria, contro la classe borghese, i parassiti criminali di questo mondo, di questa società capitalista/imperialista.

Tonino
Sabato, November 20, 2021