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Nel PSI
La prima manifestazione organizzata di una corrente di sinistra marxista in opposizione ai riformisti, avviene al Congresso di Milano (1910) del Partito Socialista Italiano. Un duro scontro si svolgerà in seguito attorno alla Federazione Giovanile Socialista, dalla destra valutata come un organismo “culturale” e dalla sinistra come una scuola di lotta rivoluzionaria.
Nel 1912, al Congresso di Reggio Emilia del Partito Socialista, la Sinistra si organizza come Frazione Intransigente Rivoluzionaria. Al successivo Congresso di Ancona la Sinistra comunista difende il programma rivoluzionario contro la destra, mentre a Napoli i socialisti marxisti, con il giovane Amadeo Bordiga, fondano il “Circolo socialista rivoluzionario Carlo Marx”.
Nel 1912 inoltre si era tenuto a Bologna il Congresso giovanile in cui si affermò la sinistra della Federazione giovanile socialista (organo di stampa "L'Avanguardia"); in particolare un gruppo di giovani intransigenti, con Amadeo Bordiga in prima fila, con una visione del partito come organo di azione rivoluzionaria. Bordiga presentò una mozione di sinistra che ottenne la maggioranza contro la corrente di Tasca che intendeva fare dell'Avanguardia un "organo essenzialmente culturale" con i giovani socialisti raccolti in circoli di lettura e studio.
La guerra imperialistica del 1914 vede i partiti della Seconda Internazionale votare i crediti di guerra. La Sinistra italiana è la sola a sostenere il disfattismo rivoluzionario di fronte agli interventisti che con Mussolini lasciano il partito socialista, e ai centristi che sostengono la formula equivoca: “nè aderire né sabotare”. Totale è la convergenza della Sinistra italiana con le posizioni della Sinistra internazionale (conferenze di Zimmerwald e di Kienthal): “feroce intransigenza nella difesa delle frontiere ideologiche del marxismo” contro il tradimento della socialdemocrazia, e per “trasformare la guerra imperialista in rivoluzione proletaria”. (Lenin)
La Rivoluzione d’Ottobre, nel 1917, è salutata dalla Sinistra italiana come il primo atto della “rivoluzione sociale internazionale”, e il bolscevismo come “la pianta di ogni clima”. Contro le tendenze di destra e di centro che predominano nel Partito Socialista, la Sinistra sostiene tutte le tesi di Lenin, e fonda nel dicembre 1917 un proprio giornale, il “Soviet”. Sulla questione dei Consigli di Fabbrica entra in polemica diretta con l'“Ordine Nuovo” del gruppo torinese di Gramsci, attestato su posizioni in qualche modo gradualistiche, che si fondavano sulla identificazione degli organismi locali di natura sindacale con una “prefigurazione della società futura”.
Nel 1919 Al Congresso di Bologna del Psi, i massimalisti di Serrati ottennero una netta maggioranza, ma la nuova Sinistra, che si stava raccogliendo soprattutto attorno a Bordiga come Frazione Comunista Astensionista contro le illusioni elettorali e per l'organizzazione della conquista rivoluzionaria del potere, si delineava sempre più nettamente. Il tutto all'interno di un partito sostanzialmente "gradualista", diviso sulla opportunità o meno, oltre che sui mezzi, di arrivare al potere. La Sinistra aveva dato vita alla Frazione Comunista Astensionista, proclamando la propria base teorica nel marxismo, in completo accordo con la linea tattica e gli obiettivi strategici della Terza Internazionale. L’unico dissenso riguarda la partecipazione alle elezioni politiche e al parlamentarismo rivoluzionario sostenuto dai bolscevichi.
Al Secondo Congresso della Internazionale Comunista (1920), la Sinistra da il suo contributo a una rigorosa selezione dagli elementi opportunisti (Condizioni di ammissione all’Internazionale).
La Sinistra italiana alla direzione del P.C.d’Italia
Il 28 novembre 1920 si tiene il Convegno di Imola. Attorno al nucleo della Frazione Astensionista, che raccoglieva la corrente comunista di Bordiga, si riunisce anche il gruppo torinese dell'Ordine Nuovo, decidendo di proporre al Congresso di Livorno del Psi una mozione per l'accettazione e l'applicazione di tutte le decisioni assunte dal II° Congresso della Terza Internazionale.
Nel gennaio 1921, al Congresso di Livorno, la Sinistra comunista rompe con il vecchio e riformista PSI: sulla base dei “21 punti” di Mosca fonda il Partito Comunista d’Italia, sezione della Terza Internazionale, e ne assume la Direzione.
Impegnandosi nelle battaglie su tutti i fronti — sindacale, politico e internazionale — la Sinistra combatte apertamente il riformismo socialdemocratico e l’insorgente fascismo. Mentre per il centrismo si tratterebbe di una reazione feudale, per la Sinistra il fascismo viene individuato come una manifestazione politica del capitale nel tentativo di fronteggiare la sua grave crisi economica e sociale.
L’isolamento dell’esperienza soviettista in Russia è però un fatto ormai progressivamente evidente. Nell’Internazionale, dal Terzo Congresso in poi, si avvertono i primi scivolamenti verso posizioni sempre più opportunistiche. E’ l’inizio di una serie di espedienti e di elasticità tattiche che andranno dal Fronte Unico con altre forze politiche alla equivoca formula del "governo operaio" e infine alla controrivoluzionaria tesi della “costruzione del socialismo in un solo paese”.
Con le proprie “Tesi sulla tattica” (redatte da Bordiga e Terracini) approvate al Congresso di Roma (1922) del P.C.d’Italia, la Sinistra diede un apporto, unico in campo internazionale, alla soluzione dei più scottanti problemi: dalla definizione della natura del partito alla coerente applicazione pratica della strategia comunista nell’affrontare le evoluzioni della politica borghese.
Agli Esecutivi Allargati dell’Internazionale (fino al VI°, nel 1926), quella della Sinistra italiana, rappresentata da A. Bordiga, sarà l’unica e coraggiosa voce a denunciare la gravità della situazione creatasi nel partito bolscevico e nell’Internazionale.
Nel giugno del 1923 la Sinistra italiana viene estromessa dal Comitato Esecutivo e quindi allontanata dalla Direzione del P.C.d’Italia. Bisogna ricordare che tra la fine di gennaio e l'inizio di febbraio, dopo l'instaurazione del Governo Mussolini, la polizia fascista arresta la maggior parte dei dirigenti centrali e periferici del Pcd'Italia, fra cui lo stesso Bordiga, rendendo impossibile il funzionamento dell'Esecutivo. Saranno processati per "complotto contro lo Stato" e l'occasione fu prontamente sfruttata dall'Internazionale per "consigliare" la formazione di una nuova direzione, affidata provvisoriamente a Togliatti e in seguito direttamente a Gramsci. Il controllo del Comintern sul partito italiano si faceva sempre più incalzante.
Una campagna di intimidazioni e censure viene messa in atto, dal nuovo Centro gramsciano imposto da Mosca, contro gli esponenti della Sinistra: dalla soppressione della rivista “Prometeo” allo scioglimento di sezioni controllate dalla Sinistra. Questa risponde con la costituzione, nel 1925, del Comitato d’Intesa quale primo campanello d’allarme contro lo snaturamento di classe del Partito. Attorno al Comitato si raccolgono i quadri più tradizionali ed efficienti della Sinistra italiana per difendere — come corrente di maggioranza — la propria linea politica alla direzione del Partito e sostenere la propria piattaforma di opposizione al nuovo corso imposto dall’Internazionale.
Il Comitato d'intesa fu costituito dai compagni della Sinistra (con Damen, Fortichiari, Repossi. Vercesi, Lanfranchi e Venegoni) per coordinare l'azione della corrente - ancora maggioritaria come aveva dimostrato la Conferenza di Como nel maggio 1924, dove la sinistra ebbe 41 voti, il centro 8 e la destra 10 - a fronte della "bolscevizzazione" in atto nel partito secondo i dettati di Mosca. Inizialmente Bordiga dissentì dalla iniziativa; in seguito si unì all'azione dei compagni che, minacciati d'espulsione, dovettero però sciogliere il Comitato d'Intesa e affrontare il Congresso di Lione politicamente e organizzativamente emarginati. Il Comitato d'Intesa si può considerare come l'atto di nascita della Sinistra italiana in contrapposizione non solo a livello nazionale ma anche internazionale ai primi manifesti segnali della controrivoluzione in atto in Russia e nel mondo.
Come detto, ancora nel maggio del 1924, alla Conferenza Nazionale di Como, la Sinistra ha con sé la maggioranza del Partito. I risultati della Conferenza clandestina dei vertici del partito furono a grande maggioranza favorevoli alla Sinistra: su 45 segretari di federazione, 35 più il segretario della Federazione giovanile votarono per la sinistra di Bordiga, 4 per il centro di Gramsci e 5 per la destra di Tasca.
Solo al Congresso di Lione (1926), dove la Sinistra presenta le sue Tesi di opposizione al centrismo, e grazie alle manovre della nuova Direzione che si attribuisce tutti i voti dei delegati assenti, l’emarginazione della Sinistra diventa ufficiale. ) Il Congresso di Lione quindi sanzionò la defenestrazione della corrente della Sinistra da ogni organismo direttivo. La Direzione capeggiata da Gramsci "fece in modo che a Lione l'estrema sinistra bordighiana venisse rappresentata in misura non adeguata alle forze che ancora essa contava nel partito" (Berti, I primi dieci anni di vita del PCI, pag. 188). Così commenterà Bordiga (Storia della Sinistra comunista - "Programma comunista" n.12, 1961): "…Tutta l'attività dovendo essere clandestina, molto elegante fu la trovata dei dirigenti centristi del partito: si stabilì che tutte le tessere di iscritti per cui non risultava il voto né per la centrale né per la opposizione di sinistra si sarebbero calcolate come a favore delle tesi della centrale". E il centro di Gramsci ottenne il 90,1% dei voti congressuali in assenza della maggior parte dei delegati della sinistra, controllati in Italia dalla polizia fascista e coi passaporti sospesi per ordine del Ministero dell'Interno italiano. La Sinistra fu così emarginata e il partito guidato a tutti gli effetti dal nuovo gruppo dirigente allineato ai dettami politici di Mosca, che introdusse nei partiti la carica onnipotente di Segretario Generale.
Dalla Frazione al Partito Comunista Internazionalista
La Sinistra italiana, che si è opposta alla “bolscevizzazione” del Partito, solidarizza con l’opposizione di Trotzky all’interno del partito russo. Da questo momento, fascismo e stalinismo scatenano la loro repressione sui militanti della Sinistra, costringendo la maggior parte dei sopravvissuti all’emigrazione, in Francia e in Belgio.
Nel 1927 la Sinistra italiana all’estero si riunisce in Frazione, e nel 1928, a Pantin, forma ufficialmente la Frazione di sinistra dell’Internazionale comunista (dal 1935 “Frazione italiana della Sinistra comunista”) e pubblica le riviste “Prometeo” e “Bilan”. Fra i principali esponenti della Frazione: Perrone (Vercesi), Verdaro (Gatto Mammone), Bianco (Bibbi), Bottaioli (Butta), Danielis, Gabassi, Lecci (Tullio), Ricceri Otello), Russo (Candiani), Stefanini e altri.
Lungo questo filo rosso, che ha accompagnato l’interpretazione, l’applicazione e la difesa del marxismo rivoluzionario contro i vari rinnegamenti e tradimenti, la Sinistra comunista italiana nel 1943 si costituisce in Partito Comunista Internazionalista, con il rientro dalla emigrazione dei compagni della Frazione all’estero. Organi di stampa saranno inizialmente Prometeo clandestino e poi Battaglia comunista.
L'inizio della formazione del Partito Comunista Internazionalista in Italia risale già alla fine del 1942 e si concretizza formalmente nel 1943 quando accanto a Onorato Damen e Bruno Maffi si uniscono buona parte dei compagni provenienti dalla Frazione. Durante i 45 giorni del governo Badoglio (dal 25 luglio all'8 settembre) l'organizzazione dei comunisti internazionalisti si era estesa e rafforzata in particolar modo nelle zone di Torino, Casale, Asti, Milano, Sesto San Giovanni, Parma e Firenze. Vi partecipavano i compagni residenti in Italia, usciti dal carcere dopo il 25 luglio del 1943, e quelli che cominciavano a rientrare dall'estero (Francia, Belgio, Svizzera). Erano i compagni della vecchia guardia comunista, militanti forgiati da battaglie di ogni genere: teoriche e politiche, contro la degenerazione dei partiti della III Internazionale, organizzative, per la costruzione della Frazione all'estero o per tenere vivi i legami sul territorio nazionale e le possibilità stesse di ricostruire un partito agente nel più nero periodo clandestino. Ne ricordiamo alcuni, dopo i compagni Onorato Damen e Bruno Maffi, Mario Acquaviva, Fausto Atti (entrambi trucidati dagli sgherri di Togliatti), Bruno Bibbi, Giovanni Bottaioli, Secondo Comune, Gigi Danielis, Vittorio Faggioni, Rosolino Ferragni, Attilio Formenti, Antonio Gabassi, Guido Gasperini, Luigi Gilodi, Aldo (Tullio) Lecci, Ciccio Maruca, Carlo Mazzucchelli, Renato Pace, Ottorino Perrone (Vercesi), GianCarlo Porrone, Vasco Rivolti, Luciano (Mauro) Stefanini, Guido Torricelli, Gino Voltolina e tanti altri. Tutti compagni che avendo posto, nella più pura tradizione comunista, la propria vita al servizio della rivoluzione e della sua organizzazione, affrontando galera ed esilio, avevano tenuto alto il senso della milizia rivoluzionaria e lo stile di lavoro comunista.
“Alla guerra imperialista il proletariato deve opporre la ferma volontà di raggiungere i suoi obiettivi storici” così Prometeo incitava i proletari. I comunisti internazionalisti furono i soli a combattere la dura e difficile battaglia di classe contro il fascismo tramutatosi in nazionalsocialista e contro i sei partiti della coalizione democratica. Di pari passo con la lotta contro la guerra, procedeva il lavoro di chiarificazione ideologica tra il proletariato. Il problema russo, l'essenza e le forme della guerra imperialistica, la natura degli organismi di massa e la tattica comunista furono altrettanti problemi dibattuti e divulgati sui fogli clandestini del Partito.
Oltre agli attacchi dei fascisti, i comunisti internazionalisti subiscono quelli del Pci: non solo verbali, con accuse infamanti ("spie della Gestapo") e provocazioni continue, ma anche con violenze fisiche che sfoceranno, nel 1945, con l'assassinio di due compagni, Mario Acquaviva e Fausto Atti. Prometeo clandestino viene definito dagli stalinisti "un lurido foglio diffuso dalla polizia e nel quale il marciume controrivoluzionario si fonde e si confonde con lo spionaggio e la provocazione, con l'Ovra e la Gestapo di cui tale foglio è diventato uno strumento" (da La nostra Lotta, organo del Pci). Il Pci istiga quindi i lavoratori a "rompere il grugno" (dal giornale del Pci La Fabbrica) ai militanti operai internazionalisti che sono attivi negli scioperi del 1943 ad Asti, Casale Monferrato, Torino, Milano e Sesto San Giovanni, subendo in alcuni casi la deportazione in Germania.
In linea con il duro lavoro svolto dalla Sinistra nel seguire (e subire) il corso controrivoluzionario in Russia e nella Internazionale, il P.C.internazionalista si caratterizza da subito con:
- lo smascheramento dell’antifascismo, inteso dalla borghesia liberal-democratica e dai nazional-comunisti non come lotta al capitalismo ma come alleanza con le forze nazionali del capitalismo;
- il rifiuto e la critica della politica interclassista delle “alleanze popolari” e dei “fronti unici” sostenuta dai partiti socialdemocratici, stalinisti in testa;
- il rifiuto di ogni appoggio alle forze della guerra e dell’imperialismo, sia di Washington che di Mosca;
- la lotta allo stalinismo e alle vie nazionali al socialismo.
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