Le bastonate del capitale e le ipocrisie dei poteri che lo gestiscono

Mentre le fabbriche si stanno trasformando apertamente in vere e proprie galere per chi ancora – secondo i “bisogni” del capitale – è sottoposto allo sfruttamento della propria forza-lavoro in cambio di un salario che “dimagrisce” di giorno in giorno (nonostante la “bassa inflazione” che preoccupa la borghesia); mentre aumenta la massa di disoccupati e poveri, e i giovani guardano ad un futuro che non c’è, si assiste a veri e propri attacchi (in difesa di “ordine e pace sociale”!) contro i quartieri proletari delle città. Con caratteristiche quasi militari si attua un piano di repressione aperta e dichiarata in presenza dell’aggravarsi di un problema che si diffonde a macchia d’olio. Si tratta della penuria di abitazioni, delle “occupazioni abusive” di alloggi (nota bene: sfitti e in stato di abbandono!) che vengono definiti “popolari” (mentre la borghesia dei quartieri signorili si stizzisce tappandosi il naso e chiudendo occhi e orecchie!). Il proletariato, si sa, ama vivere (fin dai lontani ottocenteschi tempi denunciati da Engels) in abitazioni fatiscenti, malsane e affollate... Ed ecco l’intervento dei poteri dominanti, con l’imperativo del “risanamento” e della “normalizzazione”, messa in pericolo (denunciano i mass media) dalle “prepotenze” degli immigrati e dei rifugiati. Contro questi si cerca di spingere buona parte della “pubblica opinione” affinché li consideri come dei semplici parassiti o dei delinquenti se non addirittura da sorvegliare quali potenziali terroristi. Comunque cercando di colpevolizzarli per quanto succede a danno della italica nazione e dei suoi legittimi abitanti “cittadini”! Se chi stringe la cinghia e chiede una casa eccede nelle “proteste”, rischia infatti il sospetto di … “terrorismo”, quanto meno di minaccia alla sacralità del profitto e della proprietà sia privata che comunale. Entrambe prosperanti in un adeguato (e per loro necessario) clima di degrado, corruzione e speculazione; lo stesso in cui – dopo le devastazioni industriali, commerciali e finanziarie – si fanno affari con cementificazioni ed edificazioni urbanistiche fra le più assurde e devastanti, dettate dalla rendita fondiaria e dai traffici più loschi. Gli appartamenti in vendita costano mediamente 4.000 euro al metro quadrato: molti superano i 100 metri quadri, lo spazio minimo per una famiglia col reddito da cittadino, sì, ma di classe borghese…

Le prefetture sono pronte a tutto affinché (ancora un richiamo ad Engels e alla sua Questione delle abitazioni, 1887!) con le proteste non venga in mente a qualcuno che “per mettere fine a questa penuria di abitazioni non vi è che un mezzo: eliminare lo sfruttamento e l’oppressione della classe lavoratrice da parte della classe dominante”. Il capitalismo non può fare altro che “acutizzare le già cattive condizioni abitative dei lavoratori (molti senza lavoro e soprattutto senza salario! – ndr)”; condizioni che vedono “un enorme aumento dei canoni d’affitto, un ancor più pronunciato pigiarsi di inquilini in ogni singolo caseggiato e per alcuni l’impossibilità di trovare un alloggio qualsiasi” Le cause sono tutte da ricercarsi nell’odierno modo di produzione capitalistico e nel suo sfrenato appetito di plusvalore prodotto attraverso lo sfruttamento della forza lavoro dei proletari.

Sorvolando, anzi ignorando queste cause, certi esponenti di un movimentismo di “sinistra” sognano la presenza di uno “sviluppo del conflitto sociale” basato su una “ricomposizione del dissenso” attorno ad una conquista di “dignità e diritto all’abitare”.

A Milano ogni sgombero di appartamenti occupati costa più di 5 mila euro (a volte anche 10 mila); il presidente della Regione, il leghista Maroni, vuole 200 sgomberi alla settimana, cioè milioni di euro prelevati dalle cosiddette “pubbliche casse”… Questo quando a Milano (ma è così ovunque) una ventina di palazzi “popolari” sono sfitti e abbandonati da tempo. In 10 mesi (gen/ott. 2014), in presenza di 9.700 appartamenti vuoti, ne sono stati assegnati dai burocrati dell’Aler e del Comune soltanto poco più di 600. Altri 10mila sfratti sono in esecuzione in case private, in una metropoli che così si appresta ad “ospitare” (fra intrecci mafiosi di ogni tipo) l’Expo 2015, vantando ben 60mila alloggi privati vuoti, di cui 40mila sul mercato (affitto e vendita) e 20mila mantenuti del tutto sfitti. Un “mercato” ingolfato mentre vi sono 22mila richieste di alloggi e 17mila sfratti esecutivi: gli uni e gli altri “popolari”. Si segnalano solo 360 famiglie in “enorme difficoltà”, e si tace sulle decine e decine di migliaia di famiglie che non riescono a pagarsi un qualsiasi affitto, al punto che gli sfratti esecutivi per morosità nel 2013 sono saliti a quota 11.615. Si attira poi l’attenzione della “pubblica opinione” su 3.532 abusivi in edifici Aler e del Comune. Questi ci informano (bontà loro!) che ben 6.800 alloggi pubblici in provincia di Milano (su un totale di 90mila alloggi quale “patrimonio pubblico”) risultano sfitti: andrebbero però ristrutturati e “superati” gli ostacoli di leggi europee e trafile burocratiche…(i vari Comitati per il “diritto” alla casa parlano di 9700 case vuote)

Ma la preoccupazione dominante è quella di “agevolare i privati”, col Comune che vuole istituire un “fondo di garanzia”, pagando con soldi “pubblici” che aiutino i proprietari in casi di mancato pagamento di affitto dagli inquilini! Ci vuole – raccontano a “sinistra” – una “giusta politica fiscale” e un “piano per l’edilizia popolare”: nel frattempo si costruiscono grattacieli e case di lusso perché la classe dominante e la sua corte di servizievoli ruffiani possa avere degne abitazioni per i propri privati piaceri. Non sempre goduti in ambito “famigliare”.

DC
Lunedì, February 9, 2015