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Dalla padella alla brace, e viceversa
Le meditazioni provenienti dalle massime intelligenze borghesi o, peggio ancora, da quanti ritengono di essersi elevati intellettualmente al di sopra delle consorterie del “libero pensiero”, annaspano attorno sia alle diagnosi sia alle medicine riguardanti la crisi (produttiva, finanziaria, sociale e politica) che rischia di collassare l’Europa e non solo.
C’è chi pensa, ed è la maggioranza delle varie teste d’uova… sode a livello internazionale (i premi Nobel sono presenti nei vari schieramenti), che la crisi sia dovuta a immorali sregolatezze finanziarie, per lo più riconducibili a una spesa pubblica eccessiva e ad azzardati giochi speculativi. Altri scoprono che se, al contrario, in Europa non si aumenteranno le spese in beni e servizi (già, ma con quali capitali e profitti?) e si continuerà sulla strada dei tagli ai consumi, l’economia entrerà in…recessione. Le chiacchiere prolificano al seguito di logiche di stampo bizantino, sull’onda agitata dello spread e dei listini borsistici sospesi in altalene speculative.
Riguardo alla manovra-stangata dei professori e tecnici saliti al governo italiano, si è detto a sufficienza e c’è di che piangere (naturalmente per i proletari); quanto alle contro-proposte correttive, ci sarebbe invece da ridere. Si parte convalidando il pensiero unico e dominante che stabilisce il fondamentale assunto (sul cui rispetto va detto che il capitale sarebbe pronto persino ad usare i carri armati qualora lo si mettesse anche solo in discussione): è il mercato che stabilisce la distribuzione del reddito e della ricchezza. Solo a qualche debole pensiero riformatore sarebbe concesso uno spazio correttivo purché… “responsabile”.
I venditori di illusioni predicano svolte epocali sotto le bandiere di “equità, crescita e rigore”, consistenti in campagne burocratico-amministrative contro l’evasione, chiedendo (a parole) tasse consistenti sui grandi patrimoni mobiliari e immobiliari. E si aprono le danze attorno al feticcio della “crescita” e del sano sviluppo produttivo: secondo Cgil, Cisl e Uil, è su di esso che si gioca il “futuro” di questa società in caduta. Un futuro che si presenta grigio se non addirittura nero.
Il peggioramento delle condizioni di vita dei lavoratori accresce il perdurare di crisi dell’economia capitalistica, che vede i consumi diminuire. Da qui le “proposte” correttive elaborate in documenti ufficiali dove i tre Re Magi sindacali invocano la “concertazione” al capezzale dell’ammalato cronico. Fra le tisane suggerite spicca quella di una distribuzione uniforme delle imposte che – tuttavia – non vada a modificare i fondamentali rapporti fra salario, profitto e interesse. Questi rapporti sono intoccabili, pena la minaccia di sovvertimenti sociali e di attentati alla costituzione democratica. Poco importa se poi – ammesso e non concesso un aumento di imposte per la borghesia – a farne le spese sarebbe sempre, come ripeteva Marx, il proletariato il quale «viene spinto ad un gradino più in basso ad ogni nuova imposta; l'abolizione d'una vecchia imposta non eleva il salario, ma il profitto. (…) La diminuzione, la più equa distribuzione ecc. della imposta, è la banale riforma borghese. L'abolizione della imposta, è il socialismo borghese…». E tutto finisce nel calderone dei bla-bla-bla attorno a scontrini, fatture e ricevute fiscali tra chi vende e chi compera sul… libero mercato.
Nessun dubbio che, al solito, si tratti di far trangugiare al proletariato amari intrugli spacciati per medicine necessarie al fine di alleviare le sofferenze del paziente, cioè del capitale al quale il donatore (sempre il medesimo…) dovrebbe versare abbondanti dosi di lacrime e sangue. Lo zuccherino per addolcire le vomitevoli porzioni sarebbe (forse) una piccola riduzione, per esempio, ai compensi dei manager delle grandi società e delle banche; compensi che si aggiungono ai benefici delle caste, politiche in primis, che la classe dirigente foraggia alle spalle del “popolo sovrano”.
E mentre “democraticamente” assistiamo a nefandezze di ogni genere nelle stanze dei palazzi e d’intorni, con una classe dirigente e burocratico-amministrativa che se la spassa fra auto di lusso, panfili, elicotteri, aerei privati e appartamenti signorili, guai a parlare di titoli, azioni e obbligazioni. Qui il malloppo è sacro e inviolabile. E nel nome dell’equità si aumentano i valori delle rendite catastali, già, ma spalmando l’aumento su tutti, case e appartamenti centrali così come fatiscenti case di periferia.
Intanto Monti, già “tecnico” della Goldman Sachs, non perde occasione per sventolare la lettera della Bce e richiamare tutti per una cieca ubbidienza ai voleri del capitale, e quindi procedendo con i guanti di velluto in confronto delle società di capitali, banche, grandi industrie e società quotate in borsa, per altro in fila con redditi… irrisori o con bilanci… in perdita. Col dovuto rispetto anche per i grandi evasori, gettando in pasto alla pubblica opinione qualche pesce piccolo. Se proprio le cose dovessero volgere al peggio, potrebbe esserci qualche piccola tassa sulle transazioni finanziarie, visto che Monti è stato fra gli allievi di Tobin.
Fra le fazioni di una borghesia populista e di una tecnocratica, il proletariato continua ad essere tartassato, anzi dissanguato con prelievi in stile “bocconiano”… Personaggi che, si sa, nutrono il massimo rispetto verso i grandi patrimoni, profitti, ricchezze e rendite speculative.
DCBattaglia Comunista
Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.
Battaglia Comunista #05
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