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Home ›“Equa” ripartizione dei “sacrifici” sugli strati della classe proletaria
Il presidente della Repubblica ha invitato il “popolo sovrano” a preservare (?) lo sviluppo dell’amata Patria “con sacrifici anche per i ceti meno abbienti e più deboli”.
A questo punto, e alla presenza di “concetti” così nobilmente espressi dal Capo dello Stato, ci sia almeno consentito rispettosamente di “esternare” tutta la nostra… perplessità sui pensieri emanati da una tanto nobile figura costituzionale: veniamo, infatti, alle attuali stangate che si abbattono sui proletari e sulle loro famiglie.
Si salvi chi può! Secondo Adusbef e Federconsumatori, la “manovra salvifica“ del governo Monti avrà ricadute fino al 2014 pari a 1.129 euro l'anno a famiglia, che, sommando le misure 2011 del precedente governo Berlusconi, saliranno a 3.160 euro l’anno. Incideranno sulle capacità di consumo in termini “devastanti” pari al 7,6 per cento annuo.
Si tratta - così viene precisato - di “ri-cadute” comprensive di tagli e imposte, fra cui aumenti dell’Iva, l’Imu sulla casa, le accise sulla benzina, bollo sui depositi, eccetera. E le Associazioni di lor signori sono costrette ad ammettere che
una delle conseguenze di mancati interventi a sostegno delle famiglie con redditi medio-bassi (attraverso politiche fiscali e sostegni sociali) sarà quello di accentuare la recessione economica e le diseguaglianze nella distribuzione della ricchezza.
Recessione già pienamente in atto e ora ufficialmente confermata dall’Istat.
Tutto questo senza considerare la successiva stangata che sta per abbattersi coi provvedimenti che sono al varo del Governo tecnico (fra cui i “geni” della Bocconi) e dedicati al lavoro (siamo o non siamo una Repubblica fondata sul lavoro salariato e sul suo sfruttamento per sviluppare lo sviluppo del capitale, del profitto e della ricchezza altrui?) e al rilancio della crescita di questo vampiro succhia sangue che altro non è che il modo di produzione e distribuzione capitalistico.
L’eterogeneo schieramento politico della classe dirigente (leggi: borghesia) nelle sue fazioni di destra, sinistra e centro, tutte lautamente stipendiate per affollare Camera e Senato, fa buon viso (debitamente mascherato) al ricatto che quotidianamente i despota del bel mondo finanziario ci impongono. Un ricatto che consente alla borghesia di mantenere tutti i suoi poteri, mentre salariati, pensionati, disoccupati e relative famiglie versano lacrime amare. Le varie operazioni avvengono a capo chino, s’intende, per non disturbare la Banca europea nella conduzione (sempre per il bene del popolo sovrano, ovvero per la maggioranza dei sudditi di sua maestà il Capitale) delle sue sporche manovre volte ad una adeguata remunerazione della massa di capitali che s’aggira sopra le nostre teste.
Gli ultimi provvedimenti di questi giorni concedono alla Bce e alla banche centrali dei vari Stati il benestare per la concessione a tutte le altre banche di prestiti (durata 36 mesi) per un tetto di 2.000 miliardi di euro. Lo faranno in cambio di obbligazioni da loro emesse, di titoli dei debiti sovrani al valore di rating e di crediti cartolarizzati. Tutto al tasso dell’1%, quindi il differenziale tra questo costo dei prestiti e il rendimento delle aste dei debiti sovrani in scadenza (con interessi in media attorno al 6% e più) diventa più che allettante per le banche e per i loro acquisti di titoli col denaro ricevuto in prestito. Immediatamente (21 dicembre) sono stati messi a disposizione dalla Bce 500 miliardi di euro; gli italici istituti hanno intascato 116 mld con 40 mld di titoli in garanzia. In alto i cuori: si prospettano ottimi investimenti finanziari e speculativi!
Rimane il problema di un “rilancio della domanda” di merci sui mercati. L’Italia, con il neo ministro dello sviluppo, Passera, parla di giocare in extremis la carta del finanziamenti a infrastrutture (ferrovie, porti, strade, forse qualche scuola e qualche carcere…), affinché le merci… corrano meglio e più in fretta verso acquirenti solvibili sempre in calo. Intanto si taglia e si “riforma”, cioè si riducono spese inutili e sprechi. Gli esperti del Bel Paese calcolano possibili risparmi dai 10 ai 15 miliardi di euro. La ricetta è fatta con formule d’obbligo che la classe dirigente lancia da decenni come cortina fumogena a copertura dell’arrosto che divora.
Il ministro del welfare, Fornero, in preghiera davanti al suo totem privato - salviamo il dio profitto! - invita gli altri ad abbattere i propri totem (ma son sempre i medesimi…) e i sindacati a fare “discussioni intellettualmente oneste e aperte”. Su queste basi… fantomatiche il dialogo da una parte e dall’altra è certamente impossibile e la “battaglia verbale” non può che svolgersi a bassi livelli. D’altra parte la Fornero ha una sua logica (che è quello del capitale, sia chiaro): affinché sia “permesso” ai giovani di entrare nel mercato del lavoro, “con una retribuzione bassa…”, occorre fargli posto consentendo alle imprese di licenziare chi, per la sua anzianità e per la “rigidità” del suo contratto, costa troppo e fisicamente, data l’età produce anche meno. Qui il discorso segue un filo logico, quello del capitale, indubbiamente impeccabile. E dietro una querelle di questo spessore, sotto le bandiere dell’equità generazionale, la Confindustria (Centro studi) interviene con toni drammatici: si prevede per il 2012 un crollo dell’1,6% del Pil e un forte aumento della disoccupazione. Rispetto agli inizi del 2008 si valuta che vi saranno 800.000 occupati in meno. Viene data come
molto probabile [...] una attenuazione del reintegro delle persone in Cig e l’aumento dei licenziamenti, con un tasso di disoccupazione che potrà raggiungere il 9%.
(Aggiungiamo: quello ufficiale, poiché nella realtà si salirà almeno al 12% e più!) I più colpiti saranno come sempre i giovani e fra di essi quelli con una minore istruzione. E’ probabilmente che proprio per questi motivi Governo e Confindustria si apprestano a stracciare quel che rimane, anche formalmente, dell’articolo 18 affinchè la cifra degli 800mila occupati in meno possa essere raggiunta in tutta tranquillità!
Quanto al Pil, fino al 2013 vi saranno soltanto diminuzioni, come s'è detto (e senza aumenti di Pil il capitalismo agonizza!). La ripresa, si spera, sarà solo dello 0,6% nel 2013… Come se non bastasse, si fa osservare da parte degli industriali che si tratterebbe di uno
scenario ottimistico [... basato] sull’idea e la speranza che la crisi dell’area dell’euro venga superata rapidamente, che ci consenta di bloccare il credit crunch e che rientrino rapidamente le tensioni sui tassi d’interesse a lungo termine, con il rendimento dei Btp sotto il 5% entro la primavera…
Se poi dovesse addirittura crollare l’euro, allora “si salvi chi può”: vi potrebbe essere
un tracollo del Pil tra il 25-50% e una perdita tra i 6 e i 9 milioni di posti di lavoro per ciascun Paese.
Un default generale, con un deragliamento della stessa “locomotiva” tedesca.
Ben scavato, vecchia talpa!
DCBattaglia Comunista
Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.
Battaglia Comunista #01
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