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Home ›Lotta al centro logistico di Brembio
La lotta di classe può pagare anche in tempo di crisi (e nonostante i sindacati)
Brembio, paese del Lodigiano, ha visto un “piccolo” ma significativo esempio di lotta di classe “vittoriosa” presso il locale centro logistico della multinazionale del packaging Fiege (1100 dipendenti tra Europa e Cina).
Il 15/12, i 68 dipendenti , in larga parte stranieri, dello stabilimento passano “sotto” una differente Cooperativa, la Ucsa, la quale pretende subito di rivedere al ribasso le condizioni di lavoro passando dall'applicazione del contratto dei trasporti a quello delle pulizie (!) con la conseguente riduzione della paga da 7 a 5 euro l'ora, riduzione delle ore settimanali da 40 a 24 - così le altre si possono pagare in nero! Inoltre, venti lavoratori sarebbero trasferiti in un sito differente distante molti km. La crisi economica insegna: anche se tutto va “bene”, i profitti ci sono, cioè, può sempre andare meglio, cioè possono essere aumentati! E quindi si usano tutte le armi “legali” consentite dalla deregolamentazione del mondo del lavo avvenuta negli ultimi 18 anni.
Contro tutto questo c'è uno sciopero compatto di tutti lavoratori. Poi, il 30/12 le 3 Grazie sindacali Cgil-Cisl-Uil firmano l'accordo di cui in assemblea coi lavoratori sostengono la “dolorosa ma ragionevole necessità” secondo la consolidata prassi del “poteva anche andare peggio”.
Metà dei lavoratori, sotto anche le pressioni padronali, accettano e firmano, l'altra metà rifiuta ed autonomamente e spontaneamente entra in sciopero bloccando i cancelli con la precisa volontà di avere “il lavoro alle condizioni precedenti, nessun peggioramento normativo e salariale, nessun licenziamento o trasferimento per mascherarlo…”
Ad essi si unisce il coordinatore locale dello Slai-cobas. Immediatamente arrivano in forze polizia e carabinieri; il vicequestore parla chiaro: “Se non vi spostate subito, vi portiamo tutti in caserma stasera, vi prendete una denuncia e così perdete anche il Permesso di Soggiorno... pensateci bene! Quello lì - additando il coordinatore dello Slai - parla bene, a lui il permesso nessuno lo toglie...”
A riprova di cosa siano ed a cosa servano le leggi sull'immigrazione, nel caso specifico quelle infami come la Bossi-Fini.
Non sortendo effetto tali minacce, si passa allo violenza fisica con lo sgombero forzato con consueto corollario di feriti e 2 arresti (un operaio ed il coordinatore dello Slai).
L'azienda risponde con l'arma della serrata.
Nei giorni successivi comunque continua il blocco/presidio dei lavoratori (si lasciano entrare solo i lavoratori più impauriti che avevano accettato l'accordo ed i dirigenti aziendali) a cui si uniscono lavoratori e militanti anche dalle provincie di Milano, Brescia, Parma ecc. ecc.
Il 5/1 l'azienda, di fronte alla volontà operaia di non cedere ed iniziando a “sentire” il morso dei profitti persi, cede e riconosce quanto richiesto dai lavoratori, facendo di fatto dietrofront. Il nuovo accordo è sottoscritto di fronte di nuovo alle suddette 3 Grazie sindacali accolte giustamente dai lavoratori al grido di “Vergogna”.
L'episodio è significativo perché in tempi di sconfitte costanti per la nostra classe si dimostra che la volontà e le necessità del padrone (i profitti) non sono la volontà di dio; ad essi ci si può opporre con successo toccandoli nel portafoglio. Possibile solo a patto di muoversi su di un terreno di classe, perciò con i modi e le forme relative.
I sindacati si sono dimostrati con tutta evidenza dalla parte dei padroni, corresponsabili nel gestirne le necessità economiche. Lo Stato anche. Questa lotta assumerà un valore politico se si saprà mantenere ed estendere i legami di classe instauratisi e si saprà far tesoro delle lezioni ricevute. Cioè se ai lavoratori più coscienti si è posta la necessità di superare il capitalismo e quindi di darsi l'organizzazione di classe - il partito - necessaria allo scopo.
DSBattaglia Comunista
Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.
Battaglia Comunista #2
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