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Home ›Buoni propositi e coltelli tra i denti al G20 di Pittsburgh
Se, come nelle fiabe, un ipotetico “no-global” si fosse addormentato alla viglia del G8 di Genova per risvegliarsi durante il G20 di Pittsburgh, probabilmente si sarebbe stropicciato gli occhi ben bene, credendo di stare ancora sognando. Per prima cosa, assisterebbe allo spettacolo di un presidente USA che, “abbronzatura” a parte, lancia messaggi di collaborazione al mondo intero, nonché accorati appelli in chiave ecologista per invertire la rotta verso la catastrofe climatica su cui è lanciato il pianeta. Niente male direbbe il nostro “no-global”: evidentemente, la “moltitudine” è riuscita a espugnare la Zona Rossa e a imporre ai cosiddetti Grandi, se non proprio la decrescita, almeno la consapevolezza della necessità di uno sviluppo eticamente ed ecologicamente compatibile.
Tuttavia, le sorprese non sarebbero finite qui. Avrebbe visto un primo ministro cinese che, pur battibeccando con l'Occidente sulle responsabilità relative alle emissioni di gas-serra, si impegna a ridurre le stesse; non solo, ma si fa difensore del “Sud del Mondo” e chiede che i paesi più sviluppati destinino almeno trecento miliardi di dollari ai paesi più sfortunati - diciamo così - per risollevarli dal buco nero della miseria. Accidenti - è sempre il nostro no-global che parla - di strada ne ha fatta il movimento! E che dire, allora, di Sarkozy e della Merkel tuonanti contro gli eccessi della finanza, contro gli avidi manager, sguazzanti tra le lacrime e il sangue da loro sparsi a piene mani, che si assegnano bonus e stipendi milionari? Francia e Germania unite nella lotta per la regolamentazione degli opachi mercati finanziari!, fino a riesumare - o giù di lì - la cosiddetta Tobin Tax, cioè una tassazione sulle transazioni/speculazioni finanziarie, volta a mettere la museruola ai bestiali istinti del neoliberismo.
Infine, tra solenni promesse e assunzione - a parole - di inderogabili impegni eco-finanziar-compatibili, il nostro amico vedrebbe che non solo il G8 è stato mandato in pensione per far posto a un G20, ma addirittura che negli stessi organismi economici internazionali - Banca Mondiale, Fondo Monetario ecc. - da sempre qualificati come strumenti del brigantaggio da parte del “Nord” ai danni del “Sud”, è stato fatto più posto ad alcuni paesi del “Sud” medesimo. Insomma, la lunga marcia cominciata a Seattle e a Porto Alegre, starebbe conquistando - nonostante le solite botte ai contestatori del vertice - i primi risultati. “Non ci posso credere”, esclamerebbe il “nostro”, e, difatti, farebbe proprio bene. In realtà, anche il G20 di Pittsburgh, così come la riunione dell'ONU di due giorni prima, ha macinato delle gran parole: alle solenni dichiarazioni relative al clima e alla regolamentazione finanziaria fanno seguito pochi atti concreti (benché pur sempre ristretti nell'ottica borghese). Ciò che si è visto in quelle ennesima parata di capi di stato sono i contrasti che dividono i fratelli-nemici di piccoli e grandi imperialismi, contrasti resi più aspri dalla crisi. USA e GB promettono di ridurre il loro astronomico debito, che però ha trainato l'economia mondiale, e chiedono a Germania e Cina di fare loro da locomotiva dei mercati di sbocco, aumentando i consumi interni, tenuti bassi da un sistema economico orientato all'esportazione e fondato appunto su salari bassi e/o calanti. Insomma, ognuno pretende dall'altro di rinunciare ai presupposti sui quali le rispettive economie si sono basate negli ultimi decenni, a cominciare dal sistematico e generalizzato abbassamento dei salari. È il classico ginepraio capitalista, che nemmeno un machete ben affilato può districare, perché è la pianta tutta che bisogna estirpare.
Via via che i fumi del sonno si diradano, il nostro “no-global” si renderebbe forse conto che non dovrebbe riporre eccessive fiducia nell'ardore umanitario di Cina, Brasile e compagnia cantante. Se la Cina ha chiesto più stanziamenti per i paesi poveri e per l'Africa in particolare, è perché questo favorirebbe la propria penetrazione imperialistica nel “Sud del Mondo”, come per altra sta già facendo con successo. Se nella BM, nel FMI (e via dicendo), i paesi più dinamici economicamente (ancora una volta: Brasile, Cina, India...) avranno un peso maggiore, questo non significa che le sterminate masse diseredate di quelle regioni si daranno alla bella vita, ma solo che il quadro imperialistico mondiale si è fatto più mosso e, potenzialmente, più gravido di rischi per il pianeta. In breve, l'espressione “Sud del Mondo” si rivela per quello che è, una frase vuota che ha mascherato e maschera - indipendentemente dalla buona fede no-global - gli appetiti imperialistici emergenti.
Intanto, la speculazione finanziaria ha ripreso in grande stile (ammesso che si sia mai fermata) e ogni minuto che passa si aggiungono cento nuovi poveri alla infinita schiera dei poveri del “Sud”, ma anche del “Nord”; intanto, l'Organizzazione Internazionale del Lavoro, organismo borghesissimo, ha rivisto in peggio le sue previsioni, portando a sessanta milioni il numero dei nuovi disoccupati, da cinquanta che erano.
Gli otto grandi banditi hanno dovuto dunque far entrare nel loro club altri banditi, cresciuti anche e non da ultimo con i soldi dei primi, ma non per questo i drammatici problemi eruttati dalla folle corsa del capitale si sono ridimensionati, anzi.
CBBattaglia Comunista
Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.
Battaglia Comunista #10
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