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Home ›L'Arabia Saudita sul punto di esplodere - Le trasformazioni dell'economia all'origine della crisi
Il recente appello lanciato da re Fahd d'Arabia, tramite il suo portavoce ufficiale il principe reggente Abdullah, di concedere un mese di tempo a tutti i terroristi di Al qaeda presenti in Arabia Saudita per arrendersi ottenendo in cambio la promessa dell'amnistia dei reati commessi, è sembrato ai diversi commentatori internazionali un ulteriore segno di debolezza di un regime sempre più in difficoltà. Il paese che possiede le maggiori fonti petrolifere al mondo rischia di esplodere sotto l'incalzare di pesantissime contraddizioni economiche e sociali, alimentando così quella spirale di violenza che ormai da decenni imperversa in tutta l'area medio orientale.
Dopo i drammatici fatti dell'undici settembre 2001, si è scoperto che ben 15 dei 19 kamikaze che hanno partecipato all'attacco contro le torri gemelle di New York erano arabo - sauditi. Il più fedele alleato degli Stati Uniti nel Medioriente stava allevando in casa i più acerrimi nemici degli americani.
Cosa ha prodotto questo capovolgimento nella scena politica dell'Arabia Saudita, chi sono e cosa rappresentano gli oppositori al regime di re Fahd Al Saud? Per molti la crisi che dell'Arabia Saudita nasce e si alimenta a causa degli scontri tra le diverse tribù beduine e dall'accentuarsi dello scontro interreligioso tra le diverse anime dell'Islam. La realtàè più complessa e per comprendere la crisi della penisola arabica è necessario innanzitutto ripercorrere la recente storia dell'Arabia saudita e il ruolo che essa ha nel mercato del petrolio.
Dopo l'unificazione del regno per merito di Abdelaziz Al Saud, nei primi anni trenta del secolo scorso, la storia dell'Arabia Saudita subisce una svolta radicale il 7 maggio 1938 quando dal giacimento petrolifero di Damman cominciò a liberarsi un fiotto continuo di petrolio, confermando l'esistenza nella penisola arabica di importanti giacimenti e un anno dopo di distanza fu già varata la prima petroliera saudita a Ras Tanura, da dove attualmente passa il 10% della produzione mondiale di greggio. Già negli anni trenta l'Arabia Saudita è stata nelle mire delle varie potenze imperialistiche; con la vittoria statunitense nella seconda guerra mondiale le vecchie potenze europee, inglesi in primo luogo, sono sostituite nella gestione delle risorse energetiche appunto dagli Stati Uniti. Nel 1945 nelle acque del Mar rosso a bordo della Quincy s'incontrano il presidente americano Roosewelt e Abdelaziz e definiscono quelli che saranno i futuri rapporti tra i due paesi. Gli Stati Uniti s'impegnano a garantire tutta l'assistenza possibile in termini di sicurezza militare e di sostegno alla monarchia degli Al Saud, in cambio, di fatto, della gestione del mercato del petrolio. Appoggio incondizionato al regime degli Al Saud in cambio della possibilità di gestire in base ai propri interessi imperialistici la rendita petrolifera; nasce così un connubio indissolubile tra petrolio e dollaro, che per tutta una fase storica ha permesso all'Arabia Saudita di godere della protezione militare statunitense e agli Stati Uniti di trarre il massimo dalla rendita finanziaria derivante dalla vendita del petrolio in dollari.
L'economia saudita, per tutta una fase storica, si è basata esclusivamente sulla rendita derivante dalla vendita del petrolio. Soprattutto dopo lo shock petrolifero del 1973, quando il prezzo dell'oro nero arriva alle stelle, l'Arabia Saudita accentua la sua vocazione petrolifera, tanto che oltre il 95% delle esportazioni derivano dalla vendita del petrolio. Rispetto al Pil, il peso del petrolio è costantemente cresciuto: da un'incidenza dal 45% nel 1968, si passa al 79% nel 1973. Negli anni ottanta, in seguito al crollo del prezzo del petrolio, l'economia dell'Arabia Saudita, pur mantenendo la sua storica vocazione, inizia una lenta ma inesorabile trasformazione, tanto che agli inizi del nuovo millennio la composizione del Pil fotografa un paese completamente diverso rispetto a quello immaginato dall'opinione pubblica. Infatti, nel 2001 nella struttura del Pil il primato spetta al settore dei servizi che incidono per il 43,6%, seguito dallo sfruttamento e dalla raffinazione di petrolio e gas che rappresentano il 34,5%, dall'industria e dall'agricoltura che rappresentano rispettivamente il 16,7% e il 5,2% del prodotto interno lordo. Tutto questo significa che l'economia dell'Arabia Saudita, pur essendo incentrata prevalentemente sul petrolio, in questi ultimi due decenni ha subito delle trasformazioni importanti, modificando in profondità la composizione sociale con l'affermarsi di una componente borghese slegata dalla produzione del petrolio. La crisi dell'Arabia Saudita è confermata anche dai dati sulla disoccupazione, che secondo i dati ufficiali non supera il 10%, mentre secondo i dati forniti da organizzazioni internazionali il tasso di disoccupazione supera abbondantemente il 20%.
Le trasformazioni dell'economia mondiale in generale e di quella arabo-saudita, con l'affermarsi di una borghesia industriale e di una petrolifera concorrente alla famiglia reale degli Al Saud, in questi ultimi anni hanno profondamente incrinato il blocco d'interessi che legava l'Arabia Saudita agli Stati Uniti. Fino allo scoppio della bolla speculativa e per tutto il decennio scorso, i dollari intascati dalla vendita del petrolio erano investiti sul mercato finanziario statunitense, a sua volta in costante crescita proprio a causa dei continui afflussi di capitali stranieri, non ultimi quelli arabo - sauditi. Con il crollo della bolla speculativa i petrodollari investiti sui mercati americani si sono di colpo volatizzati, causando enormi perdite agli investitori arabio-sauditi. Se aggiungiamo che negli ultimi tempi il dollaro si è pesantemente svalutato rispetto alla nuova moneta europea, possiamo immaginare i danni subiti dall'economia saudita, obbligata a vendere il petrolio in dollari svalutati e successivamente importare beni e servizi dai paesi europei con l'euro alle stelle.
Sulla base di questi precisi interessi si è alimentato il sentimento anti-americano di ampi settori della borghesia arabo saudita stanca di subire l'arroganza e la presenza dell'esercito statunitense sul proprio territorio e la dittatura del dollaro e trova alimento quel fanatismo religioso che è il terreno di coltura d i molte organizzazioni terroristiche a cominciare proprio da Al qaeda.
In Arabia Saudita, fedele agli Stati Uniti sembra essere rimasto solo un re immobilizzato e quella parte della famiglia reale legata mani e piedi al loro carro. Tutto intorno è una guerra senza quartiere contro gli Al Saud e i suoi protettori d'Oltreoceano
lpBattaglia Comunista
Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.
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