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Home ›Lotte e condizione operaia nel mondo
Taiwan
Una settimana dopo lo sciopero dei ferrovieri, che in 8000 hanno manifestato nelle strade della capitale Taipei, migliaia di lavoratori, dipendenti di aziende statali, si apprestano a nuove giornate di lotta. Il motivo è la privatizzazione di numerose grandi aziende, che tra le altre includono Chunghwa Telecom, Chinese petroleum, Taiwan power, Taiwan sugar & tabacco, spaziando quindi dalle telecomunicazioni al settore alimentare. In una situazione di crisi già grave, con un indice di disoccupazione sempre più preoccupante, i lavoratori temono fortemente che la privatizzazione sia solo il primo passo di un processo di ristrutturazione che, per molti di loro, significherebbe semplicemente un peggioramento delle condizioni di vita o addirittura il licenziamento.
Olanda
È durato solo tre ore il primo sciopero dei lavoratori dei trasporti pubblici olandesi, in quella che però potrebbe rivelarsi una stagione calda dal punto di vista dei conflitti sociali. Se il sindacato di categoria riesce infatti ancora a contenere il malcontento, annunciando le azioni di protesta con largo anticipo e limitandole a poche ore, evitando quindi danni significativi ai profitti delle aziende, tuttavia la situazione si presenta drammatica, soprattutto guardando all'immediato futuro: la finanziaria del 2004 prevede una riduzione dei fondi destinati al trasporto pari a 5,7 miliardi di euro, già nel primo anno, per raggiungere i 17 miliardi in meno entro il 2007. Alle prossime manifestazioni aderiranno anche i ferrovieri e i lavoratori di metropolitana di Amsterdam. Ma i lavoratori potranno far sentire davvero il loro peso solo se le proteste non resteranno confinate nell'alveo delle compatibilità con gli interessi delle aziende, e saranno anzi condotte con l'obbiettivo preciso di colpirle duramente alle loro stesse fondamenta: i profitti. Naturalmente questo percorso non potrà essere che esterno e in opposizione alla politica concertativa del sindacato.
Call center
La Cmmc, una associazione che raccoglie le aziende italiane che gestiscono direttamente o indirettamente call center, tra cui Vodafone, Telecom Italia, Tim, Dhl, Poste Italiane, banche e società di assicurazioni, ha rilasciato nei giorni scorsi i dati aggiornati sull'evoluzione del settore. Negli ultimi dieci anni le postazioni di call center sono aumentate esponenzialmente dalle 700 del 1993 alle attuali 72mila, fino a contare un numero complessivo di 180mila addetti, che si alternano alle postazioni durante i vari turni. Una quota pari al 75% delle postazioni è gestita direttamente dalle aziende che forniscono il servizio, mentre la parte restante è gestita tramite appalti ad aziende esterne (outsearching).
La maggior parte degli operatori, circa due terzi, sono donne, con una età media di 28 anni. Stano alle cifre relative al 2002, ben il 25% dei 65mila neo-assunti ha un contratto di lavoro interinale, e un quarto dei lavoratori in outsourcing ha un contratto di collaborazione coordinata e continuativa. Questi ultimi sono spesso impiegati per periodi di tempo limitati, per campagne promozionali e servizi specifici, oltre che su base stagionale, ad esempio per servizi di carattere turistico. Oltre a ricevere dei contributi pensionistici irrisori, spesso sono, nei fatti, vincolati ad orari di lavoro precisi e prestabiliti, in palese violazione della normativa già molto permissiva che regola il loro rapporto di lavoro.
In una recente protesta dei dipendenti della Atesia, sono emersi altri dati assai significativi. Se il valore della busta paga continua a restare incerto, legato com'è al numero di chiamate ricevute, è invece certo il loro progressivo assottigliamento: mentre nel 1998 una telefonata veniva pagata 3000 lire, oggi la stessa telefonata non viene pagata più di 70 centesimi, facendo scendere un salario tipico dai 600-700 euro di un anno fa, agli attuali 500. In alcuni casi, addirittura, una telefonata lunga anche 20 minuti può essere pagata la miseria di 36 centesimi, lordi!
Intanto si stima che, a livello modiale, ci siano circa 200mila call center, dove sono impiegati (e sfruttati!) oltre 10 milioni di proletari, legati a questa moderna forma di "fabbrica" dove si producono servizi e non beni materiali, ma pur sempre col solo scopo di accumulare profitti nelle mani dei padroni.
Alloggi aziendali
La provincia di Trento ha dato ufficialmente il via libera alle foresterie aziendali. Ciascuna azienda potrà gestire direttamente strutture opportunamente adibite ad alloggio per i dipendenti neo-assunti. Naturalmente questa possibilità riguarderà principalmente i lavoratori immigrati, sia provenienti dalle altre regioni, prima di tutto quelle meridionali, che dall'estero. Ma il provvedimento non potrà certamente migliorare la loro attuale condizione di isolamento e discriminazione. Implicherà invece una condizione di ulteriore ricattabilità per questi lavoratori, che d'ora in avanti saranno "dipendenti" dal padrone anche per quanto riguarda l'alloggio. Come dire: chi non piegherà a dovere la testa rischierà di perdere non solo il posto di lavoro, ma anche la casa.
Amianto
Circa 60mila operai che hanno lavorato in condizioni di esposizione all'amianto, rischiano di perdere i benefici previsti fino a questo momento a riguardo dell'età pensionabile. L'articolo 47 della prossima legge finanziaria mira infatti ad abbattere della metà i periodi di esposizione riconosciuti, riducendo il valore dei benefici previdenziali, non concedendo l'anticipo di cinque anni per andare in pensione, e inoltre stabilendo un tempo di esposizione minimo di dieci anni per otto ore al giorno a una concentrazione di 100 fibre/litro per usufruire della legge-amianto.
È così che molti lavoratori, dopo aver lavorato per anni senza misure di sicurezza, completamente ignari di essere a contatto con un materiale altamente pericoloso, tanto da essere additato come grave fattore cancerogeno, adesso si trovano nella prospettiva di dover continuare a lavorare per altri lunghi anni, spesso in condizioni di precarietà. Ed è così che a Napoli i lavoratori delle fabbriche che più hanno ucciso per mano dell'amianto, come l'Avis, la Fincantieri, l'Ansaldo Breda, la Sofer, si sono organizzati, coinvolgendo anche ferrovieri, tranvieri, portuali, parenti delle vittime, e in diverse occasioni nei giorni scorsi sono riusciti a bloccare la statale sorrentina, mandando completamente in tilt il traffico della zona. Solo in Campania, infatti, ci sono almeno 20mila lavoratori che potrebbero essere esclusi dai benefici della legge sull'amianto dopo il varo della finanziaria.
MicBattaglia Comunista
Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.
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