Il salto nel buio degli USA - Poca sanità, poca energia elettrica, ma tanta guerra

Nelle ultime settimane la popolarità del presidente americano Bush è precipitata sotto la soglia critica del 50%. Secondo l'ennesimo sondaggio organizzato dai media statunitensi, se gli americani dovessero andare a votare in questi giorni non rinnoverebbero la loro fiducia all'amministrazione repubblicana guidata dallo sceriffo Bush jr. Da marxisti ovviamente non attribuiamo alcun credito scientifico ai sondaggi d'opinione, essendo questi palesemente manovrati dagli interessi di parte delle varie lobby borghesi, ma nonostante ciò è evidente che il consenso interno di cui finora ha goduto l'amministrazione americana vacilla sempre di più. I fattori del crollo nel consenso degli elettori statunitensi si spiegano sia con le crescenti difficoltà nella gestione del dopoguerra in Iraq, sia con una situazione economica interna a dir poco critica.

Se è vero che nei sondaggi soffia il vento dell'opposizione democratica, per l'opinione pubblica americana sta diventando inaccettabile non solo il costo economico della guerra in Iraq, ma anche quello in termini di vita umane. Ma le difficoltà dell'attuale amministrazione nascono soprattutto da una crisi economica interna che non ha precedenti nella secolare storia americana. A fronte di un'aggressività dell'imperialismo statunitense che non ha riscontro nella storia del recente capitalismo, la crisi del capitale impone continui tagli allo stato sociale con conseguente abbandono di infrastrutture e servizi di primaria importanza.

Un chiaro segnale in tal senso si è avuto lo scorso 14 agosto quando la costa orientale degli Stati Uniti e del Canada è rimasta per quasi due giorni priva di energia elettrica. Una vasta area tra le più sviluppate del pianeta, con i suoi 100 milioni di abitanti è rimasta al buio, facendo momentaneamente un salto all'indietro di qualche secolo. Sulle cause tecniche del black out sono state dette e scritte molte cose, sono volate accuse tra Stati Uniti e Canada circa la responsabilità dell'accaduto, ma tutti si sono guardati bene nell'indicare le reali cause economiche e politiche del blocco nel sistema di erogazione dell'energia elettrica. New York che rimane al buio non può essere un fatto occasionale, frutto di un guasto in una centrale elettrica posta in qualche angolo sperduto degli Stati Uniti o del Canada, ma rappresenta un qualcosa di importante che ci deve far riflettere sulla capacità del capitalismo di garantire le attuali condizioni di vita. La logica della privatizzazione nella produzione e nella distribuzione di energia elettrica che da oltre un decennio è prevalsa negli Stati Uniti comincia a dare i suoi frutti. Una logica che mira esclusivamente al profitto immediato, che non si preoccupa di fare la necessaria manutenzione agli impianti per ridurre i costi di gestione non può che lasciare al buio le città. Potrebbe sembrare un paradosso ma nel paese più avanzato del pianeta produrre energia elettrica non è poi così remunerativo, tanto vale quindi abbandonare la sua produzione e distribuzione e lasciare al buio milioni di persone. Ma il paradosso sta tutto nella logica del capitale che contrappone i meschini interessi del profitto individuale a quelli più generali dell'intera società.

La stessa logica del profitto sta privando milioni di americani di quella che sembrava una conquista storica, ossia il diritto all'assistenza sanitaria. La prima potenza al mondo, quella che esporta la democrazia nel resto del mondo a suon di bombe, non è più in grado di curare i propri malati, non per mancanza di capacità scientifiche o per l'assenza di ospedali, ma perché capitalisticamente curare una persona costa così tanto che solo una ristretta fascia della società può permettersi il lusso di accedere ai servizi della sanità. Gli aumenti dei costi per l'assistenza sanitaria sono cresciuti nell'ultimo decennio al ritmo annuo del 15%. Molte delle prestazioni coperte dalle assicurazioni prevedono il pagamento di un ticket fino a 40 dollari, mentre il ricovero ospedaliero raggiunge i 200 dollari al giorno.

Negli Stati Uniti esistono due sistemi di assistenza pubblica: il Medicaid, che garantisce i ricoveri e le cure ai poveri, e il Medicare, che assiste tutti gli americani che abbiano superato i 65 anni di età. Entrambi i sistemi danno diritto agli ammalati di curarsi solo ed esclusivamente negli ospedali pubblici. Queste strutture sono lontane anni luce dalle scintillanti cliniche private, essendo state di fatto abbandonate negli ultimi decenni dalla politica di privatizzazione della sanità. Per tutti gli altri cittadini lo stato non garantisce alcuna prestazione, e per curarsi bisogna rivolgersi alle assicurazioni private. Le grandi imprese private offrono ai propri dipendenti, come parte della loro retribuzione, un'assicurazione privata che all'occorrenza copre i costi delle cure e dei ricoveri in ospedale. Le piccole e medie imprese, a causa della crescita esponenziale dei costi della sanità, non sono in grado di pagare l'assicurazione privata ai propri dipendenti. Secondo una recente indagine solo il 60% delle imprese con meno di 200 dipendenti si può permettere di pagare l'assicurazione ai lavoratori. La conseguenza è che ben 41 milioni di americani sono privi di qualsiasi copertura sanitaria. Questi lavoratori quando entrano in un pronto soccorso prima di avere le necessarie cure devono presentare la carta di credito; anche in presenza di pericolo di vita, senza carta di credito nessuna cura in ospedale.

Esiste poi una numerosa fascia di giovani liberi professionisti che per l'altissimo costo delle assicurazione privata rinunciano alla sottoscrizione di una polizza, sperando, visto la loro giovane età, di non ammalarsi mai. Ma quanto costa ad una famiglia avere un'assicurazione privata? Una famiglia composta da 4 persone, che godono di buona salute, in California paga alla Blue Shield, la più grande compagnia assicurativa statunitense, una quota mensile di 1500 dollari. Questa polizza assicurativa non copre, però, le spese oculistiche e prevede ticket fino a trenta dollari e una scelta limitata degli ospedali dove curarsi. Le compagnie assicurative hanno la facoltà di rescindere il contratto con l'assicurato se questi deve affrontare un intervento molto costoso o se la sua malattia è diventata cronica. Neanche chi è in grado di pagarsi una polizza assicurativa ha quindi la garanzia di potersi curare, visto che la legge negli Stati Uniti consente alle società assicuratrici di rescindere il contratto anche durante la sua validità.

La logica delle privatizzazioni e dei continui tagli allo stato sociale ha privato la maggior parte degli statunitensi dell'assistenza sanitaria. Il dramma è che nonostante i guasti sociali di tale scelta siano sotto gli occhi di tutti, in Italia tutti i governi, di destra e di sinistra, che si sono succeduti nell'ultimo decennio hanno sostenuto che per avere sanità più efficiente occorre fare come in America e a colpi di tagli alla spesa sanitaria stanno per riuscirci.

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Battaglia Comunista

Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.