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Home ›D'Antoni passa alla politica - Da buon borghese il passo è breve: dal sindacato al Terzo Polo
Ai maneggioni della politica italiana si aggiungerà a breve un nuovo campione. Sergio D'Antoni capo della Cisl e prossimo candidato onorevole in procinto di costituire un Terzo Polo alternativo agli schieramenti esistenti, mancava solo questo allo squallido quadro politico visto che anche Di Pietro ha dato luogo recentemente a una nuova formazione centrista, è l'ennesima figura a denominazione d'origine controllata sfornata dal sindacalismo. Visti i meriti acquisiti sul campo con il lavoro antioperaio svolto in lunghi anni, ora D'Antoni passa a chiedere il dividendo in termini di potere e prebende per il suo operato, e sicuramente ci riuscirà visto le genuflessioni di Polo e Ulivo per accaparrarsene i favori.
Se il sistema elettorale maggioritario doveva canalizzare i voti in due schieramenti contrapposti, alla fine il risultato va in direzione esattamente contraria. Questo è dovuto al fatto che la borghesia, e soprattutto la piccola borghesia, sono più deboli e corporativamente spezzettate in Italia rispetto agli altri paesi dell'occidente industrializzato. Ciò è il riflesso di una base economica ancora scarsamente concentrata e centralizzata, e al peso di storia e tradizioni che hanno ostacolato un processo di omogeneizzazione.
Dunque il risultato odierno, dopo mani pulite e la fine della vecchia contrapposizione tra Dc e Pci, è l'aumento delle divisioni e il moltiplicarsi di personaggi in cerca di gloria, carrieristi, affaristi e quant'altro, oltre naturalmente al riciclo della vecchia nomenclatura, che rende il ceto politico borghese italiano particolarmente insulso e spesso caricaturale agli occhi dei commentatori d'oltre frontiera.
Per il momento D'Antoni ha deciso di non parlare e di ufficializzare le sue intenzioni entro il 10 ottobre, data in cui annuncerà la nascita della sua fondazione e le dimissioni dalla segreteria generale della Cisl, per lanciarsi successivamente con il suo Terzo Polo nell'agone politico. Che egli voglia concorrere effettivamente per proprio conto oppure confluire con uno degli schieramenti per rafforzarne il centro ancora non è dato sapere, e neppure ce ne importa niente.
Ciò che conta e verificare ancora una volta come il ruolo di sindacalista è intercambiabile con qualsiasi altra funzione di potere all'interno della società e dello stato borghese. Così uno può essere sindacalista prima, poi passare alla Confindustria, poi ancora fare il parlamentare, e così di seguito. L'unica cosa che i sindacalisti non possono fare è difendere realmente i lavoratori. Mentre D'Antoni e i suoi compari della triplice continuano a far passare le esigenze del padronato e a imporre sacrifici ai proletari, i notabili piccoli e grandi di queste organizzazioni si accomodano in poltrone di prestigio e costruiscono le proprie carriere.
Chi sono i numi tutelari dell'impresa di D'Antoni? Andreotti e Cirino Pomicino, nomi che non hanno bisogno di nessun commento. Il tutto farcito da una buona dose di clericalismo. Mentre la messinscena per farsi desiderare prosegue, da destra e da sinistra piovono le proposte di cariche offerte al leader della Cisl affinché si schieri con una delle parti. Il nuovo Messia non ha che da scegliere, in cambio egli porterà voti e influenze attraverso il proprio sindacato, come fosse un affare personale e come tale oggetto di mercanteggiamento privato.
Purtroppo tutto questo denota la condizione di apatia e sfiducia in cui versa il mondo del lavoro. Il fatto che le gabbie sindacali e le trame dei loro vertici ancora tengano ai fini dei giochi di potere e alla conservazione capitalistica, mostra quanto in profondità abbia scavato nelle coscienze il riformismo e l'abitudine negativa di delegare ad altri la difesa delle proprie condizioni di vita e di lavoro.
La vicenda D'Antoni è solamente l'ultimo caso di numerose esperienze precedenti a cui i proletari si sono abituati, e pur considerando nel peggiore modo possibile coloro che pretendono di rappresentarli, senza una chiara prospettiva di classe e di cambiamento di questa società alla fine tutto si stempera in una passiva accettazione dell'esistente.
La cosa che più impressiona, in ogni modo, è la crescente faccia tosta e noncuranza di questi personaggi che trescano sulla pelle dei lavoratori, tanto sono sicuri di restare impuniti e di non dover rendere conto a nessuno delle proprie azioni. La tranquilla routine di questi signori potrà essere interrotta solo dalla ripresa delle lotte sul terreno dell'anticapitalismo, naturalmente fuori e contro questo o qualsiasi altro sindacato.
cgBattaglia Comunista
Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.
Battaglia Comunista #10
Ottobre 2000
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