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Dietro la rinascita del nazionalismo kosovaro gli sporchi interessi dell'imperialismo
Altro che guerra umanitaria, quella appena conclusa in Kosovo è stata la più cruente guerra imperialistica di questo secondo dopoguerra. Morte e disperazione hanno letteralmente catapultato il Kosovo e la Serbia in un profondo medioevo, distruggendo le strutture economiche più importanti del paese. In nome di una guerra umanitaria sono stati distrutti ponti, autostrade, ospedali mentre durante le giornate dei bombardamenti le grandi potenze si opponevano alla distribuzione di qualche chicco di riso, perché incompatibile con la politica di risanamento dei bilanci pubblici. Se l'obiettivo della crociata della Nato era quello di riportare i profughi kosovari nella loro terra, questi al loro ritorno non troveranno altro che una landa di terra desertica e per di più resa radioattiva dalle bombe all'uranio impoverito lanciate dagli aerei Nato.
Come era già accaduto nelle precedenti tragedie dei Balcani anche in questa guerra è stata determinante sotto tutti i punti di vista la longa manus dell'imperialismo tedesco ed americano. Nei precedenti numeri di Battaglia abbiamo più volte sottolineato come la guerra in Kosovo abbia segnato un punto di svolta nei rapporti interimperialistici tra Stati Uniti ed Europa per il controllo del petrolio, un controllo sempre più importante per la ridistribuzione della rendita finanziaria. È interessante adesso osservare come, ad operazioni belliche appena concluse, siano apparsi sulla stampa borghese internazionale più illuminata alcuni articoli che hanno fatto un po' più di luce sulle relazioni tra i guerriglieri dell'Uck, l'esercito di liberazione del Kosovo che nei mesi precedenti i bombardamenti della Nato sulla Jugoslavia ha tenuto in scacco l'esercito di Milosevic, la Germania e gli Stati Uniti. Un esercito che fino allo scorso anno poteva contare solo su qualche centinaio di uomini privi di qualsiasi equipaggiamento, e che nel volgere di pochissimi mesi è riuscito a tenere testa al ben più attrezzato e numeroso esercito serbo.
Dietro la "misteriosa" crescita dell'Uck ci sono le manovre dell'imperialismo americano e le mire espansionistiche di quello tedesco, entrambi pronti a sfruttare l'arma del nazionalismo albanese per penetrare in una area come il Kosovo strategicamente importante per il controllo del petrolio. I guerriglieri dell'Uck hanno goduto in questi anni dei finanziamenti di capitali sporchi provenienti dal narcotraffico internazionale. Seguendo uno schema già sperimentato con successo nella guerra in Bosnia, l'enorme flusso di denaro sporco è stato investito e riciclato attraverso il finanziamento del conflitto a bassa intensità in Kosovo. Con la connivenza delle grandi potenze mondiali, l'Uck si è legata fin dalla sua nascita ai gruppi criminali albanesi, turchi e di alcuni paesi europei; grazie all'aiuto finanziario e militare dei gruppi della malavita internazionale sono cresciuti i nuovi paladini del nazionalismo kosovaro, in nome del quale i guerriglieri dell'Uck hanno scatenato un'offensiva a tutto campo contro l'esercito di Milosevic. Fin dai primi anni novanta, Bonn e Washington si sono contesi la spartizione dei Balcani, stabilendo le rispettive zone d'influenza e facendo collaborare i rispettivi servizi segreti nelle operazioni di penetrazione nell'area. Secondo uno studio dell'esperto in questioni di spionaggio John Whitley, pubblicato in questi giorni negli Stati Uniti, l'appoggio ai guerriglieri kosovari dell'Uck fu stabilito come impresa comune tra la Cia e i servizi segreti tedeschi della Bundes Nachrichten Dienst (B.N.D., l'organizzazione che negli anni passati ha svolto un ruolo di primo piano nel coordinare e appoggiare le forze croate di Franjo Tudjman). In base agli accordi, l'obiettivo di creare e finanziare l'Uck fu inizialmente affidato alla Germania; infatti, i primi guerriglieri dell'Uck usavano esclusivamente uniformi tedesche, armi riciclate della Germania dell'est e finanziati con denaro tedesco riciclato dalla vendita di droga proveniente dalla Turchia. Secondo Whitley, in una seconda fase la Cia ha avuto il compito di addestrare ed equipaggiare l'Uck in Albania. Grazie alle operazioni della B.N.D,. il governo tedesco si era prefisso l'obiettivo di espandere la propria zona d'influenza nei Balcani. Sia la Germania che gli Stati Uniti, anche se non ufficialmente, fin dai primi anni novanta hanno appoggiato il progetto della "Grande Albania", un'area politicamente omogenea che doveva comprendere oltre alll'Albania, una parte della Macedonia e soprattutto il Kosovo.
Con l'ascesa al potere di Sali Berisha, l'Albania è diventato il principale crocevia del narcotraffico dei Balcani. Grazie anche all'embargo della comunità internazionale contro la Serbia e il Montenegro, l'Albania ha assunto un ruolo di assoluta importanza nel riciclaggio di denaro sporco e nel traffico di contrabbando. Nella seconda metà degli anni novanta nella regione si è sviluppato un traffico in grande stile di petrolio, armi e droga che aveva nel finanziamento dei guerriglieri dell'Uck uno dei terminal più efficace nel riciclare il denaro sporco. Tutto questo è accaduto sotto il più stretto controllo della Germania, degli Stati Uniti ed in parte anche della borghesia italiana, impegnata più delle altre nell'investire i propri capitali (più o meno sporchi) nel paese delle aquile. La presenza di truppe statunitensi al confino albanese-macedone agli inizi del 1993 ha addirittura rafforzato e reso più tranquillo l'enorme traffico di armi e droga nella regione balcanica. Grazie a questo straordinario afflusso di denaro e di armi l'Uck nel volgere di pochissimi mesi è cresciuta fino al punto di disporre di una forza di trentamila uomini dotati degli armamenti più sofisticati, tra cui razzi antiaerei e antimezzi corazzati. L'Uck, grazie agli aiuti internazionali, ha avuto a disposizione equipaggiamenti di sorveglianza elettronica che hanno permesso durante la guerra di ricevere informazioni via satellite dalla Nato sui movimenti delle truppe serbe sul territorio, facilitando in tal modo lo scontro con le truppe nemiche; nello stesso tempo l'Uck ha contraccambiato il favore fornendo alla Nato informazioni utilissime per i bombardamenti aerei, anche se ciò non ha impedito il verificarsi dei cosiddetti effetti collaterali, ossia la morte di migliaia di civili kosovari colpiti dalle bombe "amiche" della Nato.
Anche in questa sporca guerra è stata determinante l'ingerenza delle potenze straniere nello scatenare la guerra. Il proletariato jugoslavo è stato vittima di un doppio fuoco incrociato che ha letteralmente narcotizzato le proprie aspirazioni di classe. Da un lato vittima di Milosevic ed una borghesia serba che ha attaccato e che continua ad attaccare incessantemente ed in maniera feroce le proprie condizioni di vita, dall'altro lato vittima del più meschino nazionalismo dietro al quale si nascondono i più beceri interessi delle grandi potenze imperialistiche. Il finanziamento dell'Uck da parte della Germania e degli Stati Uniti svela limpidamente cosa si nasconde dietro il rinascere di antistoriche istanze nazionalistiche su scala mondiale. L'insorgere del nazionalismo non rappresenta lo stesso fenomeno ottocentesco con il quale la borghesia ha unificato i vari mercati nazionali, ma è il segno più evidente della decadenza capitalistica. Pur essendo propagandato dalle varie borghesie locali in lotta per la conquista di una fetta più grande di plusvalore, dietro la rinascita del nazionalismo ci sono esclusivamente le manovre delle grandi potenze imperialistiche. Recuperare concetti antistorici come il nazionalismo croato, bosniaco o kosovaro è servito all'imperialismo internazionale per allungare le proprie grinfie sui Balcani.
Nella fase dell'imperialismo compito storico del proletariato internazionale è quello di opporsi a tutte le forme di nazionalismo, serbo o kosovaro che sia, rilanciando la parola d'ordine dell'internazionalismo proletario per impedire il ripetersi di tragedia come quella dell'ultima guerra balcanica.
plBattaglia Comunista
Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.
Battaglia Comunista #7
Luglio-agosto 1999
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