La fine della guerra

Proletari!
Coloro che vi spingono verso la guerra dicendovi che i soldati tedeschi o inglesi sono vostri nemici, e che il vostro dovere è di impugnare il fucile per trucidarli, vi tradiscono. Rispondete loro sventolando la bandiera della vostra classe, che porta scritto nelle sue pieghe: lotta contro la guerra, fratellanza e solidarietà internazionale di tutti gli sfruttati nella lotta contro il capitalismo del mondo intero!

Da Prometeo clandestini, 1-12 1943

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All'appello del centrismo che invita a raggiungere le bande partigiane, si deve rispondere con la presenza nelle fabbriche, da dove uscirà la violenza di classe che distruggerà i centri vitali dello Stato capitalista.

Da Prometeo, 4 marzo 1944

In un manifesto del giugno 1944 il Partito Comunista Internazionalista incitava gli operai a disertare la guerra “sotto tutte le forme” e li chiamava alla “difesa fisica della classe di fronte alla reazione, alla deportazione, alle requisizioni, all'arruolamento forzato”. Per questo era necessaria...

la trasformazione delle formazioni partigiane, laddove sono composte da elementi proletari di sana coscienza di classe, in organi di autodifesa proletaria, pronti a intervenire nella lotta rivoluzionaria per il potere.

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Lottavamo contro la guerra in queste sue tre facce: contro il neo-fascismo come contro il C.N.L., e, mentre cercavamo di orientare i proletari partigiani verso il ritorno ad una posizione di classe, sottoponevamo ad aperta critica la impostazione ideologica del partigianesimo, come arma da guerra capitalistica contro una ripresa della lotta di classe.

Roma, 29-12-1945: Convegno del Partito Comunista Internazionalista

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[La guerra] fra sinistri bagliori di rovine e di morte [si stava concludendo col] trapasso di poteri dalla borghesia fascista a quella democratica, senza modificare le basi della società borghese e i rapporti fra padrone e operaio.

Da un opuscolo del Partito nel marzo 1945

Nelle settimane precedenti il 25 aprile 1945, il Partito si impegnava nell'opera di volantinaggio davanti alle più importanti fabbriche di Milano (Falck, Breda, Caproni, Brown Boveri, e altre). L'imminente insurrezione veniva denunciata come un moto non di classe bensì “nazionale”, cioè con “il preciso significato di lotta armata nel quadro della guerra”. Solo con la formazione dei Consigli di Fabbrica - era questa la parola d'ordine lanciata fra i lavoratori - la classe operaia avrebbe potuto conquistare una posizione di forza sui luoghi di lavoro.

La partecipazione degli internazionalisti alla lotta armata contro l'apparato fascista avviene attraverso l'indicazione di “obiettivi di classe”. Le direttive del Partito (vedi la circolare del 13-4-1945) cercavano di superare ogni forma di astrattismo o di passiva contemplazione degli accadimenti: in presenza di un moto indubbiamente democratico e patriottardo, il posto dei rivoluzionari era accanto ai proletari per diffondere nelle loro fila le posizioni critiche e le indicazioni politiche per una continuazione della lotta di classe.

Con la trionfale e ufficiale conclusione della “lotta armata insurrezionale”, i lavoratori venivano invitati (e convinti con le buone o con le cattive maniere) a “riprendere disciplinatamente il loro lavoro” - così proclamava la Camera del Lavoro di Milano - in tutte le fabbriche salvate dalla distruzione e restituite ai legittimi proprietari. Liberatosi dagli impacci formali del fascismo, il capitale poteva finalmente riprendere “democraticamente”, con maggiore regolarità e profitto, lo sfruttamento e l'oppressione di una classe operaia che i partiti dell'arco costituzionale, stalinisti in testa, si preparavano a immolare sugli altari della ricostruzione nazionale.

Il filo rosso di Prometeo

Prometeo - che nella sua prima serie è stato il portavoce della sinistra italiana in seno al giovane Partito Comunista d'Italia quale rivista teorica di educazione marxista sotto la guida della pattuglia di avanguardia che quel partito creò, ne tenne per qualche anno la direzione, ne difese la purezza ideologica contro l'opportunismo delle frazioni di destra; che nella sua seconda serie è stato l'organo della Frazione di Sinistra del P.C.d'Italia costituitasi a Pantin (Francia) nel 1928 per continuare dal di fuori l'opera di elaborazione ideologica sulla scorta degli errori commessi e delle sconfitte patite dal proletariato di tutto il mondo - esce ora quale organo del Partito Comunista Internazionalista, erede diretto di quella tradizione e rivendicatore di Imola e Livorno.
Il suo compito è di inserirsi nella spaventosa crisi da cui il mondo capitalista è sconvolto, col preciso intento di portare a termine il compito affidatogli dal proletariato italiano, di essergli guida sicura nelle battaglie sociali che si avvicinano, per la rivoluzione proletaria e comunista in Italia e nel mondo.
Prometeo - nel cui nome rivive l'eroe mitologico incatenato sulle rocce del Caucaso per aver rubato agli dei e donato agli uomini il fuoco - rappresenta tutta una tradizione e tutto un programma: è l'organo della rivoluzione che si approssima, il giornale che i proletari italiani considereranno il loro.

da Prometeo clandestino del 1/12/1943

Il 1 novembre 1943 iniziava clandestinamente le pubblicazioni Prometeo quale organo politico del Partito Comunista Internazionalista. Fino al 15 ottobre 1944 furono stampati e diffusi 11 numeri; dopo cinque mesi di sospensione per le gravi difficoltà esistenti, l'uscita del giornale fu ripresa nell'aprile 1945. Durante i mesi dell'inverno 1944-45 continuò comunque la diffusione di volantini, opuscoli e documenti dattiloscritti sulla situazione generale, la guerra e la Russia.

L'anno 21 del primo numero di Prometeo esprimeva la continuità con Livorno-1921 e con la testata della rivista del P.C.d'Italia pubblicata nel 1924 dalla Sinistra italiana sotto la guida di Amadeo Bordiga, ed in seguito ripubblicata, dal 1928 al 1938, come organo della Frazione di Sinistra in Belgio.

La polizia fascista, nei suoi rapporti a Mussolini sulla stampa clandestina, fu costretta ad ammettere la...

autenticità di Prometeo, nonostante le accuse degli altri giornali comunisti ispirati dal compagno Ercoli (Togliatti).

Rapporto del 14 aprile 1944

Il giudizio degli informatori fascisti su Prometeo era il seguente:

Unico giornale indipendente. Ideologicamente il più interessante e preparato. Contro ogni compromesso difende un comunismo puro, senza dubbio trotskista, e quindi anti-stalinista. Si dichiara senza esitazione avversario della Russia di Stalin, mentre si proclama fedele combattente della Russia di Lenin. Combatte la guerra sotto ogni aspetto: democratico, fascista o stalinista. Lotta dunque apertamente anche contro i “partigiani”, il Comitato di Liberazione Nazionale e il Partito Comunista Italiano.

Il ricorso da parte dei dirigenti del PCI ad una massiccia campagna di diffamazione politica, di menzogne e calunnie contro gli internazionalisti di Prometeo, obbediva alla logica di quel potere capitalista di cui il nazional-comunismo rappresentava i più avanzati interessi. In qualunque modo e con ogni mezzo, di fronte al pericolo di un orientamento autonomo del proletariato verso il contatto con una forza politica ed un programma di classe, la reazione e la repressione dei partiti della borghesia non potevano che intervenire immediatamente. Fino alla persecuzione e, se necessario, all'assassinio dei militanti rivoluzionari. Un compito, questo, che la borghesia - come la storia insegna - ha affidato preferibilmente ai suoi fidati servitori socialdemocratici e nazional-comunisti, gli ultimi soprattutto dimostratisi esperti ed efficaci nella epurazione del “settarismo” dalle file del movimento operaio.

Così Togliatti, Secchia, Longo, F. Platone e tutto il PCI, man mano che si avvicinava il momento del passaggio ufficiale dei poteri dalle mani dei fascisti a quelle dei democratici, si scatenarono contro l'estremismo che...

mira ad una accentuazione progressiva delle lotte politiche di classe [...] in modo che serva a suscitare complicazioni e disordini.

Consiglio Nazionale del PCI - 7 aprile 1945

La rabbiosa reazione dello stalinismo

Alle ferme posizioni sostenute e propagandate dal Partito Comunista Internazionalista, il nazional-comunismo rispose - come già da tempo lo stalinismo aveva indicato in campo internazionale - con l'accusa di manovre del trotzkismo-bordighismo in funzione di sostegno al fascismo e al nazismo contro l'URSS e il popolo italiano. Gli internazionalisti erano additati come “luridi e infami sinistri, agenti della Gestapo e servitori di Hitler, provocatori e spie al servizio dell'OVRA”, eccetera. Nel gennaio 1945, l'organo della Federazione milanese del PCI, “La Fabbrica”, denunciava l'attività provocatoria (“Il sinistrismo, maschera della Gestapo”) di...

un gruppo di rinnegati, di disgregatori, di traditori, nemici dell'Unione Sovietica, che sotto il nome di un pseudo “Partito Comunista Internazionalista” lanciano un appello alle masse proletarie incitandole a lottare contro il Comitato di Liberazione Nazionale, contro il Partito Comunista e contro la guerra popolare che il popolo italiano sta conducendo contro il nazi-fascismo. [...] Questi agenti del nemico, invece di incitare gli operai a sviluppare la guerriglia contro i tedeschi, li invitano a lottare contro di essa. I nazisti e la Gestapo non potevano trovare degli alleati e dei servi più fidati. Sui loro giornali Prometeo, Stella Rossa ed anche Bandiera Rossa, non dicono una sola parola contro i tedeschi, contro i nazisti, non incitano alla lotta immediata contro i nazisti tedeschi, ma al contrario questi luridi fogli attaccano il Partito Comunista, perché con tutte le sue forze è sceso in lotta per la cacciata dei tedeschi dall'Italia. [...] I loschi redattori di Prometeo rigurgitano le loro sconcezze sotto il titolo “L'insidia del partigianesimo”. Secondo costoro il partigianesimo anti-tedesco è un'arma di cui si serve la borghesia per accecare l'operaio; secondo costoro gli operai devono rifiutarsi di raggiungere le formazioni partigiane e devono disertare la guerra. E mentre i tedeschi hanno aggredito e messo a ferro e fuoco il paese del socialismo, i sinistri uomini di Prometeo, di Stella Rossa e del pseudo “Partito Internazionalista” hanno la spudoratezza di proclamare che non bisogna lottare contro i tedeschi, di predicare l'astensionismo e di invitare gli operai a non andare nelle formazioni partigiane. [...] Tutto questo lo fanno invocando i principi di Marx e di Lenin. No, questa non è la via della... sinistra. In realtà essi sono sulla via della Gestapo. L'azione criminosa ed infame di questi luridi individui deve essere smascherata e denunciata. Essi devono essere messi alla gogna, devono essere trattati come spie e traditori, come agenti della Gestapo. E la loro stampa va bruciata.

I dirigenti del PCI si preoccupavano per i pericoli rappresentati da un crescente “dissidentismo” che si andava diffondendo in particolare nelle zone di Napoli, Roma e Milano. Scriveva Scoccimarro in una lettera del 14 dicembre 1943:

Dobbiamo, ad ogni costo, evitare che, mentre tendiamo all'unità col PS, ci sorga a fianco uno pseudo partito comunista capace di rappresentare un nuovo elemento di scissione della classe operaia.

In un suo “Rapporto di informazione” del gennaio 1945, P. Secchia accennava alla avvenuta...

liquidazione dei gruppi di opposizione che vivacchiano fuori del PCI. [...] Dei vecchi rottami del bordighismo finiti nella cloaca della Gestapo e della controrivoluzione si hanno sempre più rare manifestazioni che consistono nella apparizione di qualche numero di Prometeo [...] diffuso in modo evidente per opera della polizia.

Uno dei tentativi messi in opera dal PCI e dal suo Centro nazionale fu quello di addossare ai dirigenti di Prometeo e quindi del Partito Comunista Internazionalista la responsabilità della esistenza e del tipo di comportamento condotto, ad esempio, dal gruppo torinese “Stella Rossa”, nel quale era nota la presenza di elementi provocatori. La diffamazione usata nei nostri confronti - indicati quali “agenti volgari e prezzolati della Gestapo” e dichiarati corresponsabili nei fatti e misfatti della stessa “Stella Rossa” - fu utilizzata alla fine della guerra per un'altra manovra politica di marca strettamente stalino-togliattiana. Esiste infatti un documento rimesso da parte del Centro del PCI alla Commissione per la Consulta, allo scopo di impedire al compagno Onorato Damen di partecipare, come era suo diritto in qualità di ex-deputato del P.C.d'Italia, alla Consulta (vedi gli atti della Commissione portati al giudizio del Governo dell'Esarchia, influenzato dai ministri Togliatti e Scoccimarro).

L’assassinio di Fausto Atti e Mario Acquaviva

La eliminazione fisica del “traditore” Onorato Damen fu direttamente indicata alle squadre punitive del “nuovo” partito di Togliatti sul Bollettino della Federazione comunista milanese. Già in sede di CLN gli esponenti del PCI avevano avanzato richiesta per la “liquidazione” di Damen e dei suoi “seguaci”, senza però ottenere l'avallo ufficiale.

La campagna di denigrazioni, minacce ed istigazioni contro gli internazionalisti, voluta e condotta in prima fila dal nazional-comunismo, otteneva purtroppo uno dei suoi obiettivi. Al già lungo e tragico elenco delle vittime disseminate in tutto il mondo dai sicari di Stalin, e da quelli di Togliatti direttamente in Italia, si aggiungevano altri due nomi: quelli dei compagni Fausto Atti e Mario Acquaviva, assassinati rispettivamente nel marzo e nel luglio del 1945.

A Trebbo (Bologna), durante la notte del 27 marzo 1945 un gruppo di partigiani penetra nella casa di Fausto Atti che viene assassinato mentre giace infermo nel proprio letto. Nato nel 1900 e militante comunista dal 1921, F. Atti era riuscito a rifugiarsi in Francia sfuggendo all'inseguimento dei fascisti. Aveva aderito alla Frazione comunista di sinistra fin dalla fondazione nel 1927; espulso dalla Francia, si era trasferito a Bruxelles dove in seguito i nazisti lo arrestarono (1940). Deportato in Germania e poi ricondotto in Italia, viene confinato all'isola di Ventotene. Alla caduta del fascismo, nel 1943, viene liberato e subito passa nelle file del P.C.Internazionalista, impegnandosi successivamente nella difficile opera di contatto e propaganda fra le bande partigiane dell'Emilia.

L'11 luglio 1945, appena uscito da uno stabilimento di Casale Monferrato dove lavorava, Mario Acquaviva viene assassinato con sei colpi di rivoltella sparatigli a bruciapelo. Più volte era stato direttamente minacciato di morte dai “funzionari” del PCI e, nell'estate del 1944, e sempre da parte dei nazional-comunisti, la sua attività era stata segnalata da un lato all'autorità di polizia fascista e dall'altro agli operai come “agente provocatore” dell'OVRA e della Gestapo.

Anche M. Acquaviva era nato nel 1900; comunista dal 1921, era stato arrestato nel 1926 e condannato dal Tribunale Speciale Fascista a 8 anni e 6 mesi di carcere, interamente scontati per il suo rifiuto ad avanzare domanda di grazia. Nel 1931 si era dimesso dal PCI di Togliatti; uscito dal carcere e ripresi i contatti con elementi della Sinistra, aderì nel 1943 al P.C.Internazionalista, diventando uno dei suoi più qualificati dirigenti (membro del C.C. e segretario regionale per il Piemonte) e un entusiasta animatore della Federazione astigiana e della Sezione di Casale.

Assieme a Fausto Atti, anche Mario Acquaviva “è caduto perchè era un rivoluzionario. L'avversario lo sapeva e gli ha teso l'agguato” (Battaglia Comunista del 28 luglio 1945).

Due altre vittime della tecnica della eliminazione fisica dell'avversario: una caratteristica principale del fascismo e dello stalinismo, e di tutta la controrivoluzione borghese in generale.

Il rafforzamento del partito

I gruppi internazionalisti si erano fino ad allora mossi sulla base di una piattaforma politica nella quale, in continuità con le posizioni della Frazione all'estero, si denunciava il carattere imperialistico della guerra, la degenerazione dello Stato Sovietico e della Internazionale, la riaffermazione della necessità del partito di classe, operante sulle basi teoriche del marxismo e della Sinistra italiana. In seguito, con la costituzione in Partito, viene affidata al Comitato Centrale la elaborazione di uno “Schema di Programma”. Il documento fu presentato nel settembre 1944, “in vista della situazione di crisi della guerra, che si andava delineando” (come si legge nell'avvertenza alla sua prima pubblicazione, nel 1945), e col fine di trarre dallo sviluppo della politica borghese post-bellica le necessarie indicazioni rivoluzionarie all'azione del Partito.

Il documento segna una drastica collocazione della Sinistra italiana, tendenza critica che già si era apertamente palesata nell'anteguerra,sul piano della politica attiva di fronte ai problemi nuovi scaturiti dalla Seconda Guerra mondiale e dall'ingresso della Russia sul piano dell'imperialismo. Alla precisa predizione delle future vicende della lotta antifascista, si accompagna infatti la altrettanto precisa denuncia preventiva delle forze della socialdemocrazia (sotto le cui insegne è essenziale il ruolo del partito di Togliatti), già allora da noi indicate “non come forze di destra del proletariato, ma come reali e coscienti forze della sinistra borghese”. Ne discendeva l'impegno alla lotta politica organizzata.
Il dato di maggiore rilievo teorico dello Schema di Programma consiste nell'aver colto dall'insegnamento tragico del crollo dei due pilastri più importanti della Rivoluzione d'Ottobre, quello del Partito e dell'Internazionale, che la sola garanzia, se si può parlare di garanzie, per la continuità di una linea rivoluzionaria consiste nella presenza anche fisica della classe negli organismi della dittatura proletaria. Ciò sarà possibile nella misura che sarà operante il rapporto dialettico tra le forze del potere saldate in un contesto ideologico-politico di autentica democrazia operaia, come le concepisce Lenin in “Stato e rivoluzione”.

dalla Introduzione a “Documenti della Sinistra Italiana, n. 1”, Edizioni Prometeo - 1974

Con la fine della guerra, nella Frazione di Sinistra dei Comunisti e Socialisti italiani, operante autonomamente nell'Italia Centro-Meridionale, si era formata una corrente (L. Tarsia, La Camera, Maruca e Pistone) che si riallacciava sempre più alle posizioni originarie del P.C.d'Italia e alla diretta influenza di Amadeo Bordiga.

Dopo la liberazione del Nord-Italia, il P.C.Internazionalista stabiliva normali contatti con la Frazione al Sud, presente con sue Federazioni nel Lazio, Campania, Calabria, Lucania e Puglie, nella prospettiva di un possibile accordo di fusione. In una circolare della Frazione (citata da A. Peregalli nel suo libro: “L'altra Resistenza”) si legge:

Il giorno 8 giugno ha avuto luogo una riunione fra i nostri compagni De Nito Giuseppe, Tarsia Ludovico e Magnelli Edoardo, delegati dell'Esecutivo provvisorio della Frazione, e il compagno Bruno Maffi della Federazione di Milano del P.C.Internazionalista [...] Assistevano alla riunione i compagni Libero Villone, Giuseppe Giudice Pietro, Gennaro Autiero, Giuseppe Iorio e altri. Il compagno Maffi dichiarò [...] che era indispensabile un convegno tra delegati del P.C.Internazionalista e della Frazione allo scopo di esaminare e risolvere tutti i problemi e la questione relativa all'organizzazione del Partito su base nazionale. Tale convegno è stato fissato a Milano il 15 luglio prossimo v.

Il Convegno nazionale del Partito si tiene a Milano il 17 e 18 luglio 1945. Vi partecipano il Comitato Centrale Allargato e tre delegati della Frazione meridionale. Constatata la piena identità di vedute sul terreno ideologico e tattico, sulla base delle Tesi fondamentali della Sinistra italiana, si procede allo studio dei problemi organizzativi della rete nazionale del Partito. La saldatura con il Centro-Sud avverrà dal punto di vista organico con lo scioglimento della Frazione e la adesione di parte dei compagni al Partito; verrà inoltre creata una commissione paritetica per l'unificazione delle forze e per la preparazione del prossimo Congresso Nazionale.

Il 29 luglio 1945, in una riunione a Napoli nello studio di L. Tarsia e alla presenza dei compagni De Nito, La Camera, Terzani, Bordiga, Damen, Maffi e lo stesso Tarsia, la Frazione viene dichiarata sciolta. I militanti comunisti aderiscono al Partito Comunista Internazionalista.