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Home ›Quale libertà di stampa?!
In un momento storico di così ostentato scontro tra le diverse fazioni della borghesia italiana, risuonano particolarmente attuali i concetti che Marx ed Engels esposero ne “L'ideologia tedesca” riguardo il rapporto tra idee dominanti e classe dominante. Risultava già molto chiaro un secolo e mezzo fa come anche all'interno della classe al potere possano a buon diritto esistere contrasti molto violenti, sempre nell'ambito della cornice dei rapporti capitalistici. La classe dominante, oltre a presentare il proprio interesse particolare come interesse comune dell'intera società, nello stesso tempo dà una parvenza di universalità ai propri contrasti interni: quante battaglie interborghesi vengono fatte combattere ogni giorno ai proletari! Naturalmente simili conflitti sono destinati a scomparire di fronte alla messa in discussione dei presupposti di esistenza della classe stessa: in quel caso, i membri della borghesia corrono a schierarsi a ranghi compatti in difesa della propria sopravvivenza, magari appellandosi ai “fratelli in camicia nera” o a variopinti compromessi storici.
Non può che destare quindi una certa ripugnanza vedere i sostenitori (da sinistra, certo) di questo sistema, stracciarsi le vesti dall'alto dei loro giornali, delle loro trasmissioni televisive, dei loro partiti politici di massa, di fronte alla supposta “minaccia alla libertà di stampa” o alla libertà tout court- Si tratta proprio di quel concetto di Libertà, molto vago e così facilmente riducibile a strumento di persuasione, secondo la stessa sorte toccata ad altre astrazioni idealistiche molto suggestive come "Democrazia", "Volontà popolare" o "Antifascismo". Non è un caso che la stessa idea venga evocata tanto nelle insegne dei partiti del centrodestra - che ondeggia tra “Casa”, “Polo” e “Popolo”, sempre e comunque “della Libertà” - quanto nello stucchevole piagnucolare del centrosinistra e della sinistra radicale. Secondo la concezione borghese, infatti, un uomo è libero nel momento in cui può vantare una serie di libertà ben determinate, funzionali al “Bene Comune”, tra le quali la libertà di iniziativa economica, alcune libertà politiche e una certa libertà di pensiero, la quale, nel momento in cui si posseggono i mezzi di produzione materiale (e quindi intellettuale) tende a diventare il cane da guardia dell'ideologia dominante.
Nei paesi a capitalismo avanzato, dato il livello infimo di coscienza e organizzazione politica del proletariato, molto spesso il mantenimento dell'ordine è garantito semplicemente dalla cieca coercizione dei rapporti economici: il manganello (più o meno figurato) è oggi solo un rimedio estremo per qualche facinoroso isolato. Ogni cosa a suo tempo.
In questo senso, il miglior censore del singolo giornalista è il giornalista stesso, ancor prima del suo editore o di chissà quale oscuro potere e la libertà di stampa in generale può addirittura servire a limitare il comportamento sconveniente di singoli esponenti della borghesia, potenzialmente deleterio per il sistema nel suo complesso. Gli scontri assolutamente interborghesi esplosi con i vari scandali Watergate, Iran-Contras, Mani Pulite o quelli più pecorecci degli ultimi mesi, rappresentano spesso delle ottime opportunità per la borghesia di rifarsi il trucco; fino a quando la fazione di turno non è in uno stato eccessivamente putrescente, si può fare “ancora un giro”: altrimenti si cambia cocchiere o si riciclano i vecchi personaggi debitamente restaurati. Un solo esempio, piuttosto affascinante: Robert Gates, nel 1986 vice direttore della CIA e pesantemente coinvolto nello scandalo Iran-Contras (parliamo quindi di vendita segreta di armi all'Iran per finanziare la guerriglia antisandinista in Nicaragua) denunciato dal giornale libanese Ash-Shiraa, è oggi tranquillamente segretario alla Difesa nell'amministrazione guidata da Barack Obama, il Grande Innovatore, nonché fresco premio Nobel per la Pace.
Ovviamente sappiamo che questo delicato gioco di equilibri politici nasconde una situazione di estrema fragilità del sistema economico, che questa ultima crisi finanziaria ha aggravato. La rassicurante pace sociale dei giorni nostri è sempre più minacciata dalla crescente aggressività dei padroni, messi alle strette dalle esigenze del mercato. L'occasione per i rivoluzionari è ghiotta: sostituire alla quotidiana pantomima intercapitalistica un vero scontro di classe, nel quale non siano in gioco le libertà borghesi, ma libertà umane, come l'emancipazione dal lavoro salariato.
Noi faremo del nostro meglio per esserci e useremo sempre il nostro giornale come strumento di propaganda, anche quando saremo ricacciati di nuovo nella clandestinità da quegli stessi tromboni che oggi si sgolano nel nome della libertà di stampa.
DR, 2009-10-18Battaglia Comunista
Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.
Battaglia Comunista #11-12
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