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Home ›Berlusconi e le uguaglianze più uguali
Il lodo Alfano è stato bocciato con 9 voti contro 6 dalla Corte Costituzionale, che ne ha stabilito l’incostituzionalità in quanto questo è incompatibile col principio di uguaglianza di tutti di fronte alla legge. Non possiamo nascondere l’ilarità nel vedere le reazioni di Berlusconi, che dopo avere dato per scontata l’approvazione della Corte con tutti gli insabbiamenti processuali che ne sarebbero conseguiti, ora scaglia la sua rabbia contro la presunta “inaffidabilità”di Napolitano. Colpevole questi di non avere mantenuto la promessa che la legge sarebbe stata approvata, esercitando magari pressioni sulla Corte. Vatti a fidare, ci verrebbe da dire. Bugiardo se racconta il falso, intrallazzatore anche un po’ ingenuo se le cose stanno come dice lui.
La magistratura rimane quindi “rossa”, come da sempre Berlusconi sostiene, e visto che la sentenza è stata mal digerita e che il soggetto in questione è capace di tutto, potremmo vederne delle belle come il ricorso alla piazza del PdL o l’inasprimento dello scontro interborghese dentro le istituzioni. Tra i processi in attesa di essere riaperti, quello per corruzione in atti giuridici dell’avvocato David Mills e per reati di frode fiscale nella compravendita dei diritti televisivi Mediaset.
Non sono per nulla scontate le condanne del malfattore di Arcore nei tribunali in cui siederà come imputato, molto più probabile è che queste vadano in prescrizione. Se ciò succedesse, potrebbe seguirne un’indignazione popolare puntualmente cavalcata da coloro che da sempre sono i difensori della Costituzione: dai grillini ai dipietrini, fino ai travaglini e a Rifondazione. Di sicuro con la bocciatura del lodo non si è fatto chissà quale balzo in avanti verso l’uguaglianza: nonostante la “processabiltà” delle alte cariche dello stato italiano, i cosiddetti “cittadini” rimangono divisi da un profondissimo fossato di diseguaglianze e di ingiustizia. Che senza il superamento del capitalismo rimarrà tale anche in presenza di un’eventuale classe politica “etica” e “onesta” , possibilità questa che all’interno di un sistema anti-etico e disonesto come il capitalismo vediamo molto remota più o meno dappertutto, figuriamoci nel paese dei furbetti del quartierino.
Certo, la borghesia italiana, chiamata già da Lenin “stracciona” perché si nutriva degli avanzi che le potenze imperialiste più grandi le lasciavano nel piatto, pur essendo borghesia come le altre nei tratti essenziali, si è sempre caratterizzata per rapacità e cialtroneria. Dire ciò non è fare una tirata etica su come dovrebbe essere l’onestà imprenditoriale, e i cialtroni certamente non ci sono solo da noi. Ma i comunisti non hanno tra i loro compiti l’insegnare ai borghesi a essere borghesi in un modo piuttosto che in un altro. Il nostro compito è dirigere l’indignazione anche giusta verso il malaffare di chi governa, non contro una particolare fazione della borghesia ma contro tutta la borghesia, la quale proprio perché nei suoi picchi di indecenza riesce a esprimere persone come Berlusconi, deve scomparire come classe dall’Italia e dal resto del mondo.
E per quanto possano fare incazzare, le parole del legale del premier Ghedini “la legge è uguale per tutti ma non così la sua applicazione” non sono che una constatazione di fatto sulla divisione in classi della società. Cinica se vogliamo, ma che non fa una piega: chi fa le leggi, le fa per tutelarsi in quanto classe ma quando gli conviene è il primo ad aggirarle. La borghesia democratica (dopo aver messo la camicia nera nell’armadio, indossarla vent’anni la sgualcisce un po’...) nel 1948 si è data come legge principale la Costituzione. Questa, nonostante gli ammiccamenti socialistoidi di facciata (il diritto al lavoro, l’uguaglianza anch’essa formale, ecc.) sanciva naturalmente il rapporto tra capitale e lavoro e quindi il predominio della proprietà privata, della libera iniziativa e quindi dello sfruttamento e della divisione in classi. È ovvio che se il mazzo di carte è questo, prima o poi un Berlusconi ti salta fuori.
Chi dunque arriva alla conclusione di difendere a spada tratta le leggi dello stato borghese e il loro rispetto da parte della classe dominante (che le ha promulgate per tutelare solo... se stessa!) si pone su un terreno legalitario dunque borghese. Che non è il nostro.
IB, 2009-10-10Battaglia Comunista
Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.
Battaglia Comunista #11-12
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