Sulle recenti elezioni in Turchia

Su Revolutionary Perspectives 41 era stata pubblicata la corrispondenza con l’EKS sull’imperialismo (alla fine del 2006) e un volantino da loro scritto, sulla guerra in Libano (nell’estate del 2006). Da allora, abbiamo avuto l’opportunità di incontrare e discutere direttamente con i compagni dell’EKS e speriamo di continuare la nostra mutua cooperazione. In questo caso, siamo grati ai compagni dell’EKS per averci fornito questo breve articolo sulla situazione in Turchia, dopo le elezioni che hanno rafforzato il potere dell’AKP. L’articolo ha il pregio di rivelare come questo sia accaduto. Aspettiamo di sentire in un prossimo articolo quali saranno le reazioni della classe operaia turca.

Le recenti elezioni in Turchia hanno portato ai seguenti risultati: il 46% dei voti è andato al partito già al governo, il liberal-islamico AKP (Adalet ve Kalkinma Partisi - Partito per la Giustizia e lo Sviluppo); poco più del 20% al principale partito dell’opposizione, il secolare e nazionalista CHP (Cumhuriyet Halk Partisi - Partito Popolare Repubblicano); il 14% al fascista MHP (Milliyetçi Hareket Partisi - Partito del Movimento Nazionalista); e, infine, poco più del 3% ai “progressisti” [leftists] e nazionalisti curdi presentatisi come “indipendenti” (secondo le regole elettorali, nessun partito che ottiene meno del 10% può entrare in parlamento, con l’eccezione dei candidati indipendenti).

L’AKP ha chiaramente ottenuto una grossa vittoria in queste elezioni. Sostenuto della maggior parte della borghesia industriale, commerciale e agricola, l’AKP è guardato con sospetto delle elite burocratiche dell’esercito e dello stato a causa del suo passato politico. Sia pur con una linea politica simile a quella dei partiti cristiano-democratici europei, l’AKP è riuscito a condurre un programma di “welfare” grazie al suo potere nelle amministrazioni municipali. Avendo conquistato molte municipalità, comprese Istambul e Ankara, il partito ha potuto usare le risorse di queste municipalità per distribuire cibo, vestiti e carbone.

Ma le elite burocratiche dell’esercito e dello stato hanno sempre dimostrato ben poca simpatia nei confronti dell’AKP. Queste elite avevano sfidato l’AKP prima delle elezioni, negando al parlamento, dominato dall’AKP, la possibilità di eleggere un presidente. L’esercito aveva inviato un ultimatum al governo su questo punto. Per di più, enormi manifestazioni secolari e nazionaliste erano state organizzate, a favore delle elite secolari, nella qual cosa esse avevano ovviamente giocato un certo ruolo. Il CHP e l’MHP speravano di poter creare una coalizione di governo grazie al peso politico di queste elite, e avevano annunciato l’intenzione di attaccare l’Iraq settentrionale. Sebbene l’MHP sia riuscito ad aumentare i suoi voti, la stessa cosa non è riuscita al CHP.

Per quanto riguarda i nazionalisti curdi, sono riusciti ad ottenere oltre venti deputati nel parlamento, dato che erano alleati dei "progressisti" [leftists]. Anche il leader del partito cosiddetto “socialista” ÖDP (Özgürlük ve Dayanisma Partisi - Partito delle Libertà e Solidarietà) è riuscito a diventare deputato, eletto ad Istanbul; il suo “primo compito” dichiarato è di tentare di diminuire lo stipendio che viene elargito ai deputati. Detto ciò, i candidati indipendenti del partito nazionalista curdo DTP (Demokratik Toplum Partisi - Partito per la Società Democratica), pur essendo riusciti ad entrare in parlamento, hanno perso una considerevole quantità di voti. Nelle scorse elezioni, l’alleanza nazionalista curda era riuscita ad ottenere il 6% dei voti; in queste elezioni, i suoi candidati indipendenti hanno ottenuto le metà dei voti e sono diventati il secondo partito nelle regioni curde, sconfitti dall’AKP che è riuscito ad conquistare voti non solo grazie alle sue politiche di welfare, ma anche per la mancanza di aperto sostegno ad una guerra contro i curdi dell’Iraq del nord.

Esiste la possibilità di un nuovo colpo di stato; l’esercito non è per niente contento dell’AKP, le elite burocratiche non sono per niente contente che la borghesia mostri tanta indipendenza. Politicamente, c’è un punto oltre il quale l’esercito smetterà di tollerare l’AKP, anche se nessuno sa dove questo punto sia. Tuttavia, l’esercito è più debole che in passato e non gode del sostegno della borghesia industriale, su cui poteva contare in precedenza, e perciò un colpo di stato non è probabile nell’immediato futuro. Eppure, c’è ancora la possibilità di una nuova guerra. Sebbene al momento l’AKP non sembri essere favorevole ad una simile mossa, è quasi certo che stiano per essere compiute delle operazioni nell’Iraq del nord contro il PKK (Partiya Karkerên Kurdistan - Partito Operaio del Kurdistan) e i gruppi armati del nazionalismo curdo che hanno lì dei campi, ed è difficile predire a quali risultati condurranno tali operazioni. C’è anche la possibilità di un approfondimento del conflitto interno: maggiore violenza etnica e religiosa, maggiore terrore di stato, maggiori attacchi terroristici ad opera del PKK e così via. In ogni caso, il futuro offerto dalla borghesia, come in ogni parte del mondo, non è luminoso.

Come comunisti, ovviamente noi dovremmo analizzare la situazione politica e la direzione verso cui la borghesia conduce la società, ma non dovremmo neanche mai dimenticare che, non importa quali fazioni della borghesia si scontrino, il punto primario per noi è l’interesse della classe operaia. La lotta di classe scaturisce da questi interessi e l’alternativa per un futuro luminoso scaturisce dalla lotta di classe. Le questioni principali in questo momento sono quindi i possibili grossi scioperi alla THY (Turkish Airlines) e nell’industria tessile e, in maniera ancora più importante, le negoziazioni per gli stipendi dei dipendenti pubblici, che sono un fattore determinante per gli stipendi dell’intera classe, dato che il settore pubblico è quello più combattivo, e quindi il settore chiave.

EKS

Battaglia Comunista

Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.