Il protocollo sul welfare di governo, Confindustria e sindacati

Un accordo che serve solo per smantellare ulteriormente quel che rimane del welfare

Il Protocollo su previdenza, lavoro e competitività per l’equità e la crescita sostenibile siglato il 23 luglio scorso da governo, confindustria e sindacati è l’ennesimo accordo fra la triade padronale per meglio spremere le forze residuali di un proletariato sfibrato. L’esordio del protocollo è del tutto mistificante:

L’azione di governo si concentra sulla priorità di promuovere una crescita economica duratura, equilibrata e sostenibile, sia dal punto di vista finanziario che sociale. In questo contesto, crescita e equità possono essere letti come obiettivi che si rinforzano a vicenda.

Promuovere la crescita economica vuol dire elaborare un piano, fare una programmazione, ma oggi quale può essere il piano di un capitalismo che naviga a vista dove la crescita di oggi è la crisi di domani e la produzione deve inseguire una domanda asfittica? L’unico piano scientemente perseguito per dare fiato al profitto è lo smantellamento del welfare e delle pensioni, l’aumento dello sfruttamento dei lavoratori, la precarizzazione del lavoro, il contenimento salariale e l’innalzamento dell’età lavorativa. E poiché tutti devono contribuire a questo piano, esercito industriale di riserva compreso, ecco che si propone l’aumento della partecipazione al mercato del lavoro di donne, giovani e lavoratori al di sopra dei 50 anni. Per questi ultimi vi è un Piano nazionale per l’invecchiamento attivo. Questa partecipazione, che è presentata come maggiore equità ed inclusione sociale, deve rendere il paese competitivo, infatti:

Il capitale umano, la riqualificazione professionale, la capacità di innovare diventano fattori sempre più importanti per migliorare la qualità dell’occupazione e la produttività.

Ecco il punto: la produttività, pertanto...

il governo interverrà sul costo del lavoro con misure specifiche sugli incrementi salariali di secondo livello collegati alla produttività.

E vediamo brevemente alcuni punti salienti del protocollo che riguardano la previdenza, gli ammortizzatori sociali, il mercato del lavoro e la competitività. Per quanto riguarda la previdenza la tendenza ormai consolidata è quella dell’innalzamento dell’età pensionabile e della diminuzione della pensione erogata. Di quest’ultimo aspetto ne sono un indice evidente i coefficienti di trasformazione riguardanti il regime pensionistico contributivo. Questi coefficienti che, moltiplicati per il montante contributivo (la somma dei contributi versati), determinano l’ammontare lordo annuo della pensione percepita diminuiranno a partire dal 2010 del 6-8% rispetto a quelli stabiliti nel 1995. Questi coefficienti verranno rivisti, ovviamente al ribasso, ogni 3 anni ed il loro aggiornamento non sarà concordato tra le parti, ma effettuato con decreto dal Ministero del lavoro e della previdenza sociale in accordo col Ministero dell’economia e delle finanze. L’ammontare della pensione, nella certezza della sua progressiva diminuzione, sarà un’incognita poiché soggiace a due variabili: l’ammontare del montante contributivo, che dipende dalla carriera lavorativa, e i coefficienti di trasformazione in periodica diminuzione. Per quanto riguarda gli ammortizzatori sociali parliamo dell’indennità di disoccupazione. Seppure la sua durata e il suo importo saranno aumentati nulla è dato per niente; cosi si perde l’indennità di disoccupazione in caso di immotivata non partecipazione a programmi di reinserimento al lavoro o per la non accettazione delle opportunità di lavoro offerte dai centri per l’impiego. Si chiama “patto di servizio” e l’offerta di lavoro non può essere rifiutata più di due volte.

Venendo al capitolo sul mercato del lavoro uno dei piatti forti è il contratto a termine. Questo tipo di contratto può essere prorogato e rinnovato per 36 mesi, dopo tale periodo ogni proroga di questo tipo di contratto dovrà essere stipulato presso la Direzione provinciale del lavoro competente. Diversamente dovrebbe scattare l’assunzione a tempo indeterminato. Ma questi 36 mesi possono divenire 6 anni se i contratti sono semestrali, inoltre questi 36 mesi complessivi riguardano “il rapporto di lavoro tra lo stesso datore di lavoro e lo stesso lavoratore”. L’indicazione di un rapporto di lavoro con lo stesso datore di lavoro instaura un rapporto oltremodo umiliante e servile per il lavoratore che potrebbe vedersi ulteriormente protrarre il lavoro a termine qualora dovesse lavorare per diversi datori di lavoro. Per quanto riguarda la competitività, che non è altro che l’aumento della produttività, si consolida una tendenza già in atto che privilegia il contratto di secondo livello rispetto a quello nazionale. Il contratto nazionale si deve limitare a definire il salario minimo, tutto il resto dovrà essere lasciato alla contrattazione aziendale o di secondo livello legando ogni aumento salariale ad un aumento di produttività e al raggiungimento dei programmi aziendali. A tal fine il protocollo prevede:

una riduzione del costo del lavoro legata alla contrattazione di secondo livello, al fine di sostenere la competitività e di migliorare la retribuzione di premio di risultato.

Così il salario aumenterà solo se aumenterà la produttività: se aumenterà lo sfruttamento, in cambio la parte di salario legata alla produttività subirà uno sgravio contributivo e sarà resa pensionabile. Inoltre verrà abolita la contribuzione aggiuntiva sugli straordinari dando il là all’incremento dell’utilizzo del lavoro straordinario allungando per questa via l’orario di lavoro. Oggi di più e meglio non si sarebbe potuto fare! Epifani non è riuscito a giustificare il protocollo se non col pericolo della caduta del governo Prodi. Come dire: lavoratori votate per il protocollo altrimenti il governo di centrosinistra, che vi sta bellamente turlupinando, cadrà. Angeletti a Mirafiori dichiara tutta l’impotenza sindacale dovuta a un governo che non ha i numeri al Senato. Come dire: non aspettatevi nulla da noi, la colpa è del governo. La triade padronale si vanta dell’accordo, anche l’impotenza ha trovato il suo potere contro i lavoratori. Finché regge poiché gli unici argomenti sono la mistificazione e l’inganno.

mr

Battaglia Comunista

Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.