L’antipolitica di Grillo è funzionale al capitale

Considerazioni sul V-Day, ovvero l’altra faccia della conservazione borghese

L’otto settembre scorso da tre a seicentomila persone hanno partecipato al V-Day indetto da Beppe Grillo che si è svolto contemporaneamente in molte piazze italiane ed anche all’estero.

Se da un lato è positivo che vi siano state così tante persone che hanno deciso di partecipare ad un evento collettivo che non aveva precedenti del genere (in Italia almeno) increspando la cappa di passività ed individualismo oggi dominanti dall’altro non possiamo non sottolineare i limiti profondi dell’ideologia che sta alla base di questa iniziativa e la sua conseguente funzione di disarmo verso la classe.

Non è nostro costume denigrare il lavoro altrui, di chi crede sinceramente in ciò che fa ma - da militanti, da gente orgogliosamente di parte quale siamo - vogliamo e dobbiamo essere chiari; il fatto che un comico come B.Grillo passi per rivoluzionario mostra bene quanto basso sia oggi il livello del conflitto e della coscienza di classe e gli attacchi anche violenti che egli ha ricevuto dalla grande stampa per la sua denuncia della precarietà dovuta alla Legge 30 ne sono una prova ulteriore.

Poi non c’è niente di nuovo sotto il sole. La nostra corrente mosse le sue prime battaglie negli anni precedenti la Prima Guerra mondiale (!) proprio contro l’ideologia allora presente nel Partito Socialista di fare alleanze coi partiti borghesi formati da “cittadini onesti” per un “governo degli onesti” - parola d’ordine del grillismo d’oggi - contro il sistema diffusissimo allora come oggi della corruzione, del clientelismo etc., con la tesi che questi mali sono connessi al funzionamento del capitalismo in special modo a quello italiano per le sue peculiarità storiche e, lungi dal doverli accettare passivamente, sono eliminabili solo con l’abbattimento del capitalismo.

10 anni dopo nel novembre 1922 così scriveva la delegazione del PCd’I nella sua relazione al 4° Congresso dell’Internazionale comunista:

la peculiare caratteristica della macchina statale italiana è indicata dalla connessione, se non dal connubio, fra il personale dell’apparato statale, quello della finanza e dell’industria in grado superiore che negli altri stati borghesi e base del clientelismo, del trasformismo, dell’inefficienza a tutti i livelli.

Sintesi efficace dell’italietta fascista prima, democristiana poi e d’Alema-prodi-berlu-sconiana oggi. Se infatti è verissimo che in Parlamento ci sono in proporzione più pregiudicati che non a Scampia è altrettanto vero che l’Italia è il Paese che storicamente ha una delle più alte percentuali di affluenza alle urne e quindi verrebbe da chiedersi come mai...

Sicuramente tra quelli scesi in piazza c’era anche sincera rabbia per l’odierna realtà del mercato del lavoro, per il caro-casa, per tutte le difficoltà che quotidianamente affrontiamo come lavoratori e non solo la volontà di avere “politici onesti” e non vedere più le imbarazzanti facce di Mastella, Casini & Co.

Ma senza parlare di classi, dei loro interessi contrapposti e della loro lotta la critica resta superficiale e, soprattutto, sterile; una borghesia come quella nostrana che produce 1/5 del suo Pil in nero, che nella sua storia è sempre stata opportunisticamente pronta a stare col più forte, che ha sempre privilegiato la Furbizia su tutte le altre doti - caratteristiche che ovviamente si riflettono poi nel proletariato se possibile anche amplificate - non può non esprimere una simile classe politica. “Imperialismo Straccione” lo definì non a caso un vecchio rivoluzionario russo.

Nelle denuncie di Grillo si prende il capitalismo rigettandone gli aspetti più disgustanti, vecchio vizio dei riformisti di tutti i tempi. E senza chiamare mai le cose col loro nome; classi, capitalismo, fame di profitti per la borghesia che se ne appropria etc. etc. Perché in fondo di questo si tratta, di voler riformare il “nostro” Stato per renderlo più moderno e competitivo. Anche se il tempo delle riforme progressiste è finito da tempo ormai.

Infine il giustizialismo tutto piccolo borghese con cui si lanciano le “liste civiche” aperte a tutti i cittadini che non hanno condanne della giustizia sulle spalle (sostenute anche da Di Pietro non a caso), mettendo così sullo stesso piano il politico tangentista ed il lavoratore che nel corso di una lotta avesse occupato una strada, una stazione o violato una delle tanti leggi anti-sciopero.

Un’ultima riflessione sulla Rete strumento attraverso cui è nato e si sviluppato il V-Day (il blog di Grillo in 2 anni dal niente è divenuto più cliccato dei siti dei maggiori quotidiani nazionali): questo è stato solo un assaggio, sarà molto più interessante quando anche i lavoratori useranno allo stesso modo la Rete per informarsi, discutere i loro bisogni, organizzare e coordinare le loro lotte superando così l’atomizzazione sociale e produttiva odierna. Non si tratta di essere visionari; già 10 anni fa i lavoratori americani della UPS paralizzarono per settimane la consegne in tutto il paese con uno sciopero vittorioso (!) organizzato spesso senza neppure vedersi utilizzando le nuove tecnologie date dal capitalismo stesso.

Quelli sì allora saranno i nostri ed i veri V-Days (al capitalismo!).

ds

Battaglia Comunista

Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.