Colombia: un souvenir dell'inferno

Prima parte. Pubblichiamo, con grande soddisfazione, ampi stralci di una lunga lettera che ci ha inviato dalla Colombia un nostro compagno a conferma di come, nonostante la retorica riformista dominante in gran parte dellasinistra "antagonista" nostrana, anche in America Latina all'ordine del giorno vi siano la ripresa della lotta di classe anticapitalista e la costruzione del partito rivoluzionario, non un generico e malinteso "antimperialismo", erroneamente identificato con la conquista dell'indipendenza e lo sviluppo di un'economia nazionale svincolata dal controllo statunitense.

Di seguito riferirò le difficoltà politico-culturali e "sociologiche" che ostacolano la costruzione del partito. Oltre al terrore bianco esteso a qualsiasi tipo di opposizione, tutti i tentativi per attualizzare coscientemente la necessità che i lavoratori contino sul proprio partito politico si sono sempre scontrati con un'atmosfera generale asfissiante che milita contro la possibilità di auto-espressione del proletariato. Alla debolezza strutturale della classe operaia colombiana, propria, del resto, della grande maggioranza dei paesi neocoloniali, si aggiunge l'enorme barriera politico-ideologica del nazionalismo in quanto reazione all'oppressiva presenza dell'imperialismo nel paese. Tutto il movimento sociale e politico di "opposizione al sistema" è assorbito dal movimento antimperialista e dalla sua ideologia. Il fatto che l'imperialismo sia identificato come la causa dei problemi fondamentali della società neocoloniale ha come conseguenza una reazione nazionalista che obnubila le coscienze. In effetti, l' "imperialismo" è associato a un'idea volgare e semplicistica che lo definisce come la politica di una nazione aggreditrice, il cui governo è accusato di nutrire le pi - perfide intenzioni e difendere gli interessi dei gruppi monopolisti metropolitani contro quelli della nazione sottomessa. Senza tener conto di quanta verità o menzogna racchiuda questa maniera di affrontare il problema, l'unica conclusione che si può tirare da essa è che i movimenti sociali e politici devono essere diretti a salvaguardare o conquistare l'esistenza del paese neocoloniale in quanto nazione. Insomma, l'imperialismo riduce alla "politica degli Stati imperialisti", separando, in tal modo, l' "imperialismo" dal sistema sociale che lo produce, ignorando le leggi che reggono la struttura, la dinamica e lo sviluppo capitalista.

I molteplici partiti "socialisti" e "comunisti" della storia colombiana sono finiti con l'abbracciare il credo nazionalista "rivoluzionario" e democratico, sostituendo la lotta di classe con lo sforzo diretto ad articolare il movimento di massa intorno ad una strategia borghese e piccolo-borghese di liberazione nazionale. Il movimento operaio e contadino è stato usato come carne da cannone di un programma antimperialista mentre le organizzazioni dei lavoratori sono state sottomesse ai fronti uniti interclassisti. In questo modo, nella visione dei partiti politicamente egemoni della sinistra, i fini socialisti e le necessità operaie sono rimaste subordinate agli obiettivi democratico-borghesi: riforma agraria, riforma urbana, allargamento dei diritti civili e politici, lotta contro il regime politico oligarchico, nazionalizzazione del suolo e del sottosuolo, statalizzazione della banca e controllo del commercio estero, ecc., considerati come garanzia per l'esercizio della sovranità e la conquista di pi - favorevoli relazioni internazionali e commerciali.

Può suonare strano che il movimento nazionalista rivoluzionario - comprendente tanto la vecchia quanto la cosiddetta "nuova sinistra" degli anni sessanta - sia stato considerato dai settori tradizionali del Potere in Colombia come "marxista" e "comunista". Tuttavia, questo è perfettamente comprensibile per il fatto che, per molto tempo, dal punto di vista della ideologia "liberale" borghese professata dalle oligarchie latinoamericane, il "socialismo" formò una perfetta equazione con la "nazionalizzazione" o statalizzazione dei mezzi di produzione. Il socialismo fu equiparato al socialismo di Stato e assimilato al regime un tempo esistente in Unione Sovietica; allo stesso modo, il movimento di liberazione nazionale fece causa comune con l'URSS e i paesi satelliti.

Sebbene l'associazione tra "socialismo" e "antimperialismo" non sia totalmente priva di fondamento, nella misura in cui ogni politica veramente socialista è anche necessariamente una politica antimperialista, i movimenti nazionalisti obbediscono a una logica differente; la sua lotta contro l'imperialismo ha come limite la liberazione nazionale e non prosegue fino alla soppressione delle relazioni di produzione e di potere del capitalismo, nelle quali affonda le sue radici il moderno imperialismo. Quantunque l'ideologia e le correnti nazionaliste riscuotano simpatie persino in ambienti che non hanno nulla da sperare dalla realizzazione dell'autodeterminazione nazionale, il suo movimento non si orienta verso l'abolizione del lavoro salariato e la distruzione dell'apparato politico - militare dello Stato. Al contrario, come meta si dà, in primo luogo, il raggiungimento dello sviluppo dell'accumulazione del capitale in condizioni pi - propizie attraverso l'emergere del suo mitico "capitalismo nazionale" e, in secondo luogo, conquistare "il potere dello Stato" cambiando il personale di governo. Senza dubbio, l'onnipresenza del nazionalismo rivoluzionario e il suo ruolo nell'assorbimento della opposizione e delle correnti politiche e di pensiero "contrarie" al sistema, non costituisce tutto il problema che deve affrontare l'avanzata del marxismo rivoluzionario in Colombia. (La seconda parte verrà pubblicata in BC 6 '99)

Ja

Battaglia Comunista

Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.