Il Papa a Cuba

Il Viaggio del Papa a Cuba ha dato occasione ai mass media di far la loro parte di diffusori dei fumi ideologici del regime e alla stampa cosiddetta di sinistra di mostrare il suo sostanziale allineamento a quella medesima ideologia. Risultato: il viaggio del papa è passato e passa per tutt’altre ragioni che quelle vere. Si va dalla vocazione pastorale di Giovanni Paolo II, alle aperture vaticane verso i popoli vessati dallo strapotere Usa, dalla missione ecumenica della chiesa al “recupero” della funzione di pace della stessa.

In realtà le cose stanno altrimenti. C’è innanzitutto la funzione metastorica della chiesa - quantunque tutta interna alla storia di classe - di difesa della classe dominante, di cui essa è parte, e al livello in cui essa si pone di fronte al suo avversario, il proletariato.. E poiché la borghesia è classe internazionale è a questa scala che essa va difesa dall’organismo chiesa, trascendendo formalmente le divisioni e/o gli antagonismi interni.

Crollato il blocco imperialista sovietico, il regime castrista si ritrova sostanzialmente ideologicamente nudo di fronte alle sue masse proletarie e semiproletarie e il nazionalismo castrista, da solo non basta a cementare la collettività, sulla quale le sirene e i lustrini del consumismo nordamericano hanno già inoculato i germi della disgregazione. Il fiorire della prostituzione, il dilagare della corruzione su tutti piani alimentato dallo smodato amore per il denaro e le altre piaghe della formazione sociale borghese, sono il portato del recente e pressoché improvviso, oltreché necessitato, volgersi di Cuba al mondo occidentale. Non ci sono più i freni della presunta etica socialista, ideologicamente imposti da una potenza ben più che ideologica quale l’Urss, ed evidentemente il costro-nazionalismo non li può sostituire con altro che non sia il classico oppio della religione. Ma non c’è solo il vizio a minacciare la stabilità della formazione sociale cubana (in fondo le metropoli imperialiste ci convivono benissimo): c’è soprattutto il rischio che il rapido immiserimento delle masse lavoratrici, l’indebolirsi sino quasi a scomparsa dei mitici servizi sociali del “socialismo cubano”, scatenino movimenti di rifiuto dei sacrifici imposti e, in fondo, un risveglio di coscienza proletaria. A contrastare questa tendenza di mondana riappropriazione del senso di classe, insita negli attacchi al lavoro che il capitale in crisi è “costretto” a portare, che c’è di meglio che spargere a piene mani il vecchio buon oppio della religione? L’inferno in terra è la promessa del paradiso nell’alto dei cieli: la vetusta mistificazione torna buona, specialmente se l’inferno in terra brucia più a fondo, anche le fragili coscienze degli oppressi.

Il papa davanti alle folle cubane è un tragico quadro significativo del dramma vissuto dall’umanità in questo scorcio di millennio.

E la sua funzione dà una prima spiegazione del viaggio.

Ma il Vaticano è anche Stato, ovvero è capitale, prevalentemente finanziario, immerso nella contingenza storica e qui svolge l’altra sua funzione e si verifica l’altra ragione del viaggio papale a Cuba.

Prima considerazione o richiamo alla memoria: la Chiesa ha sede temporale in Europa e, quantunque non figuri come tale nei trattati di Maastricht, ha profondi, vitali interessi nella loro migliore realizzazione, cioè nel successo dell’unità europea.

Seconda considerazione: i paesi europei vanno a costituirsi in blocco imperialistico unitario, come tale concorrente (se non ancora frontalmente contrapposto) a quello americano.

Terza e ultima considerazione: gli embarghi imposti dagli Usa in giro per il mondo danno non poco fastidio all’Europa. Della faccenda irachena (e iraniana) scriviamo a parte, ed è il contenzioso maggiore fra le grandi potenze, poiché c’è in questione il controllo mondiale del petrolio . Cuba non rappresenta certo un mercato particolarmente ricco che possa costituire un efficace polmone per le economie europee, ma la sua natura di paese sotto embargo da parte dell’Impero ne fa una pedina importante nella sorda lotta contro GLI embargo americani. E cosda ha fatto di diplomaticamente notevole il sommo pontefice della religione cattolica (europea e sudamericana?): ha dichiarato empio e barbaro l’embargo stesso. Il resto è il necessario condimento alla pietanza forte.

Non c’è che dire: le lodi a Woityla, il “profondo rispetto” di governi e stampa europei per questo infaticabile portavoce di dio e dei loro interessi (che sono la stessa cosa) ha valide ragion d’essere.

Dai compagni del LAWV

Pubblichiamo qui ampi estratti di un testo dei compagni americani del Los Angeles Workers Voice in polemica con i sinistri - democratici e autonomi - statunitensi affascinati e confusi dal Woityla a Cuba.

Il regime a capitalismo di Stato di Cuba ha bisogno delle nebbia religiose sparse dal Papa e dal Vaticano così come il Papa e il Vaticano quali emissari dell’imperialismo europeo occidentale hanno bisogno di nuovi mercati e investimenti, come da decenni.

I boss del capitalismo di stato cubano vogliono più fumi religiosi oggi, per oscurare le menti dei loro lavoratori perché i loro schiavi salariati sono sfruttati sino al midollo dal capitale - cubano e straniero - e molti iniziano ad averne abbastanza e minacciano di entrare in agitazione....

L’ultima crisi economica (non solo a Cuba) è mondiale e l’industria Cubana è del tutto arretrata e tecnologicamente mummificata (eccetto nei campi farmaceutico e turistico-alberghiero).

I gestori del capitalismo di stato cubano vogliono clorofirmizzare gli operai con più fumi religiosi, pacificarli e metterli a disposizione come una migliore merce-forza lavoro per il capitale straniero (i padroni tedeschi, Italiani, Francesi e Spagnoli sono i tipi preferiti per le alleanze del capitale del Vaticano) cosicché gli stessi borghesi cubani abbiano migliori possibilità di ottenere sostegno imperialista da questo o quel gruppo , ottenere nuove tecnologie e trovare mercati per le loro merci (è necessario qualcosa di più che l’esportazione di zucchero e sigari, per sopravvivere capitalisticamente).

Con ciò i lavoratori cubani verranno derubati ancor di più dagli scambi ineguali.

In cambio della cooperazione, il papa aiuterà un poco il regime cubano nella manovra di tamponamento dei danni inferti dall’economia cubana dal blocco economico criminale e barbarico dell’imperialismo Usa.

[...]

Noi dobbiamo sostenere gli interessi di classe operaia e lottare contro la borghesia di stato cubana

così come contro i “gusanos” e l’imperialismo Usa, contro i pescecani capitalisti europei e i loro nunzi vaticani e mostrare che i lavoratori cubani devono far fronte agli stessi nemici che abbiamo noi qui negli Usa, perché essi sono sfruttati e rapinati dallo stesso sistema mondiale di relazioni sociali.

Abbiamo bisogno dell’unità internazionalista - non per il capitale e il suo vaticano, ma con i lavoratori di tutti i paesi.

Battaglia Comunista

Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.