Flessibilità totale - Il pacchetto Treu

Il 18 giugno, il senato ha approvato definitivamente l’ennesimo disegno di legge di riforma del mercato del lavoro come prosecuzione e completamento dell’accordo del 23 luglio 1993 e seguenti.

La normativa è strutturata su 4 grandi capitoli: La disciplina sul lavoro interinale, l’orario di lavoro, l’apprendistato, il riallineamento contributivo, i lavori socialmente utili.

Lavoro interinale

Con l’introduzione della normativa sul lavoro in affitto viene definitivamente legalizzata la possibilità per le aziende di assumere manodopera per il tempo desiderato, sia come orario che come durata nel tempo. Verranno istituite privatamente apposite agenzie di intermediazione che potranno assumere i lavoratori con contratti a tempo determinato o indeterminato e avviarli poi alle imprese utilizzatrici.

Il ricorso al lavoro interinale è per ora, fatta eccezione per l’edilizia e l’agricoltura, limitato ma si lascia alla contrattazione collettiva la possibilità di estenderne l’uso e se andiamo a vedere quello che succede nei due settori dove il lavoro in affitto è completamente liberalizzato possiamo prevedere quello che succederà nel prossimo futuro in tutto il mercato del lavoro.

Nel settore agricolo è praticamente impossibile fare delle statistiche serie perché viene applicato un ventaglio di accordi e contratti così vasto da rendere praticamente impossibile il campionamento. Ma l’aspetto peggiore è che l’assoluta libertà di utilizzo della forza lavoro permette il ricorso sistematico della sottoccupazione, del lavoro nero e del lavoro minorile. Lo stesso avviene nell’edilizia dove l’inps ha riscontrato lo scorso anno che oltre il 90% dei cantieri utilizza lavoratori irregolari, minorenni compresi.

La forte diffusione del lavoro precario, la dilatazione dell’orario reale di lavoro, l’aumento dei ritmi e dei carichi di lavoro in moltissimi settori industriali e specialmente nelle imprese artigiane, l’assenza di controlli, sono infine le cause principali dell’elevato tasso di infortuni che si verificano ogni anno nelle imprese italiane, e con l’introduzione del lavoro in affitto, questa realtà è sicuramente destinata a peggiorare ulteriormente.

Orario di lavoro

L’orario di lavoro legale settimanale scende a 40 ore, ma solo sulla carta perché la notifica all’ispettorato del lavoro scatterà soltanto dopo le 48 ore, per le imprese così non cambierà nulla perché potranno continuare a pretendere dai lavoratori lo straordinario pagandolo meno dell’orario normale di lavoro e inoltre si consente alla contrattazione la possibilità di stipulare accordi per modificare i regimi di orario sia in termini di durata che di distribuzione nella giornata (la nuova legge dispone solo che il lavoratore riposi per 11 ore consecutive nell’arco delle 24 ore) così ogni fabbrica potrà imporre e modificare senza nessuna limitazione il regime di orario in rapporto alle proprie necessità produttive.

Apprendistato

L’apprendistato interesserà tutti i settori di attività e i giovani dai 16 ai 24 anni (26 nel sud) durerà dai 2 ai 4 anni e servirà come è sempre stato unicamente per assumere giovani a un salario dal 35 al 40% più basso di quello contrattuale.

Riallineamento contributivo

Viene così estesa la moratoria per tutte le imprese industriali ed artigiane che hanno fino ad ora assunto lavoratori in nero ed evaso la contribuzione previdenziale e in più gli si concede ancora sei mesi di tempo per sottoscrivere gli accordi sindacali che a loro volta scaglionano in un tempo lunghissimo il riallineamento con i minimi contrattuali


Con il pacchetto Treu prende corpo la grande riforma del lavoro avviata con il primo accordo sul lavoro del luglio ‘92 di cui abbiamo ampiamente parlato su questo giornale in questi anni e che ha cambiato radicalmente tutte le norme del mercato del lavoro e si concluderà quando le aziende avranno ottenuto la completa flessibilità del lavoro e imposto ogni sorta di ricatto salariale.

Le nuove normative riguardano infatti quasi solamente coloro che entrano nel mercato del lavoro, mentre rimane quasi ummutato l’impianto normativo per i lavoratori assunti in passato a tempo indeterminato. Ma l’obiettivo dei padroni è di liberalizzare completamente il mercato del lavoro modificando o sopprimendo tutte le leggi e i regolamenti che ancora in qualche modo intralciano i licenziamenti indiscriminati. In questi giorni per esempio è stata presentata da tutte le associazioni industriali, artigialali e del commercio una proposta di legge per modificare lo statuto dei lavoratori (la legge 300/70) ed in particolare gli articoli 18 (reintegrazione nel posto di lavoro, 5 (accertamenti sanitari), 7 (sanzioni disciplinari) e13 (mansioni del lavoratore) per dare la possibilità alle aziende con meno di 60 dipendenti, che rappresentano ormai il 95% del tessuto produttivo nazionale, di licenziare senza giusta causa e gestire liberamente i lavoratori senza i vincolo della categoria e della mansione, spostarli quindi da posto a posto, da una mansione all’altra senza vincoli ne controlli.

La flessibilità voluta dai padroni in nome della libertà del mercato contro le varie rigidità che paralizzano l’occupazione diventa flessibilità per una sola componente interessata, i padroni che così possono risparmiare sul salario quando hanno bisogno di lavorare e liberarsi facilmente della manodopera quando diventa eccedente, per l’altra componente invece la flessibilità è sempre più una rigida gabbia che attraverso il ricatto del posto di lavoro e del salario si stringe sempre di più in un abbraccio soffocante.

LP

Battaglia Comunista

Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.