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Rapporto dell'ONU sulla povertà
Un rapporto delle Nazioni Unite dice che negli ultimi 15 anni si è assistito ad una tremenda crescita di ricchezza per pochi e contemporaneamente ad un declino senza precedenti per gli altri. Secondo il rapporto nei 15 paesi più industrializzati c'è stata una fortissima crescita economica a partire dal 1980 mentre
per tutto questo periodo il declino economico o la stagnazione hanno afflitto cento paesi riducendo i guadagni medi di 1,6 miliardi di persone [...] In 70 di questi stati i guadagni medi sono inferiori a quelli del 1980 e in 43 sono inferiori a quelli del 1970. Solo tra il 1990 e il 1993 i guadagni medi sono diminuiti di un quinto in più di 21 paesi.
Quest'ultima caduta si è registrata soprattutto nei paesi dell'Europa orientale.
Lo studio delle Nazioni Unite scopre che “il mondo è diventato più polarizzato e che il fossato tra ricchi e poveri del mondo si è ulteriormente approfondito”. Noi però notiamo anche, come abbiamo sempre fatto, che la distinzione tra paesi poveri e paesi ricchi è assolutamente forviante visto che anche in paesi industrializzati come l'Italia il salario reale dei lavoratori è ritornato ai livelli degli anni '70. Ma tornando al rapporto dell'ONU, il 20% più povero della popolazione mondiale ha visto diminuire la sua quota di ricchezza in relazione al prodotto globale dal 2,3% al 1,4% negli ultimi 30 anni e i guadagni dei 358 miliardari (in dollari) del mondo superano la somma delle entrate dei paesi che contengono il 45% della popolazione mondiale. Negli ultimi 30 anni inoltre la percentuale di individui che vede le sue entrate in diminuzione è triplicata.
Negli anni '80 i paesi "socialisti" avevano performances economiche migliori di moltissimi altri paesi ma dopo il ritorno del libero mercato hanno "sofferto un rapido declino nei guadagni per persona che è caduto in media di un terzo rispetto ai livelli raggiunti alla metà degli anni '80.
Il rapporto dell'ONU è in realtà una dura condanna del capitalismo nonostante questa non sia la conclusione degli autori. Il rapporto offre molti suggerimenti al fine di ridurre la disparità fra ricchi e poveri ma non dice come questi suggerimenti possano essere applicati e tutti sanno che non saranno mai applicati. Noi marxisti però sappiamo anche perchè ciò non avverrà, è infatti una legge del capitale produrre sempre più povertà ma soprattutto la crisi senza uscita in cui il capitalismo sta sprofondando non potrà che esacerbare al massimo tutti gli aspetti più deteriori (sfruttamento, sperequazione, miseria, violenza...) di questo sistema economico.
Povertà in Europa
Il sistema statistico dell'Unione Europea aggiorna mese per mese sulle cifre essenziali dei 15. L'ultima analisi comparata della distribuzione dei redditi nei paesi membri mette in luce due dati:
- la fascia dei cittadini europei sotto la soglia di povertà aumenta raggiungendo ora il 17%, circa 57 milioni di persone;
- i sistemi di welfare, accusati di imporre un onere insostenibile sulla spesa pubblica, in effetti assolvono al compito di ridurre povertà e disuguaglianza.
La spesa sociale deve comunque essere ridotta praticamente ovunque e questo porterà ad un ulteriore aumento della povertà.
Eurostat dice che il 20% più ricco dispone di 7 volte il reddito del 20% più povero (in USA è di 9 volte). Il Portogallo ha il più alto tasso di povertà, la Danimarca il più basso. Un terzo di questi poveri lavorano un terzo sono pensionati, il 13% disoccupati, il 19% "inattivi".
I minatori rumeni protestano contro i bassi salari
Il governo ha minacciato di licenziare migliaia di minatori in sciopero il 14 giugno '97 se avessero continuato la loro protesta per maggiori salari e per un'età pensionabile inferiore.
I minatori hanno abbandonato il lavoro il 13 giugno richiedendo aumenti salariali del 45% e l'età pensionabile a 45 anni.
Nel centro minerario di Petrosani 2000 operai hanno manifestato venerdì notte mentre altre centinaia riempivano la piazza principale il sabato. Il Ministro delle Finanze Mircea Ciumara ha detto che lo sciopero era illegale e che i minatori avrebbero perso il lavoro se fosse continuato.
I minatori richiedevano anche il rilascio del loro leader, Miron Cozma che è stato arrestato in gennaio e processato per aver minacciato le istituzioni dello stato, oltre che per corruzione.
Francia: riparte la lotta dei camionisti
In Francia i camionisti e gli autisti di autobus delle compagnie private e di alcune società municipali sono di nuovo in sciopero dopo l'ondata di protesta del novembre scorso che aveva paralizzato la Francia.
I camionisti protestano perchè gli accordi di novembre non sono stati rispettati, avevano ottenuto la pensione a 55 anni e un premio di produttività, la riorganizzazione dell'orario di lavoro con il pagamento non solo delle ore di guida ma anche di quelle trascorse aspettando il carico-scarico delle merci. Nulla di ciò è stato però fatto poichè le aziende non hanno dato seguito al contratto firmato.
Germania
Gabbie salariali alla tedesca. Sono stati presentati a Berlino i provvedimenti varati dal governo per rilanciare la malconcia economia della Germania dell'est (ma non si erano unite?). Investimenti per oltre 5700 miliardi di lire con l'obbiettivo di costruire 100 mila posti di lavoro, soprattutto nell'edilizia. La leva che dovrebbe favorire questa ripresa è la flessibilizzazione dei contratti collettivi, insieme ad una riduzione del costo del lavoro sancita da riduzioni salariali e aumenti dello sfruttamento.
D'accordo con il sindacato di categoria, la Volkswagen ha deciso di assumere 400 nuovi operai nello stabilimento di Emdem con una paga del 10% inferiore a quella degli altri lavoratori. Naturalmente a parità di condizioni di lavoro. Il contratto durerà da 6 a 18 mesi.
Ricordiamo che il 40% del fatturato del gruppo tedesco è realizzato fuori della Germania, principalmente in America Latina.
Nord Corea
Secondo stime della International Federation of Red Cross (IFRC) più di cinque milioni di nord-coreani rischiano la morte per fame nei prossimi mesi se non arrivano aiuti alimentari. In base ai sopralluoghi dell'IFRC in maggio su 230 bambini di età inferiore ai 16 anni il 16% soffre di grave malnutrizione. Sempre secondo l'IFRC il sistema ospedaliero è al collasso e la gente si nutre di radici.
Italia
Alla Zanussi di Mel da un anno si lavora anche di notte. E l'occupazione cala. L'introduzione del lavoro notturno nello stabilimento bellunese di frigoriferi, imposto da sindacati e azienda dopo un lungo braccio di ferro con gli operai, non ha evitato i licenziamenti e il trasferimento delle lavorazioni. Ha peggiorato in compenso la vita degli operai.
Nel sistema di regole imposto dell'azienda il lavoratore riscopre di non essere un "cittadino" ma di essere in realtà un suddito del profitto. Il giro di vite non c'è stato solo a Mel ma anche in altri stabilimenti del gruppo Zanussi: provvedimenti disciplinari per gli scioperi a Porcia, i referendum sugli orari considerati non validi dalla direzione aziendale, la verticalizzazione dei rapporti con i sindacati. L'ultimo episodio in ordine di tempo è avvenuto a Susegana: nove operai del reparto montaggio frigoriferi hanno ricevuto lettere di contestazione disciplinare per non aver aderito all'invito aziendale allo straordinario. Tale rifiuto al lavoro straordinario (e per di più notturno) è stato considerato dall'azienda come un "abbandono del posto di lavoro".
Lo scorso 6 maggio le operaie dello stabilimento bellunese hanno trovato all'inizio del turno un ordine di servizio aziendale appeso alle linee con cui venivano aumentati del 50% gli obbiettivi produttivi giornalieri, con la conseguente intensificazione dei ritmi, in una fabbrica in cui si viaggia al ritmo di 15-18 secondi a pezzo. La delegata, chiamata dalle sue colleghe, ha strappato il foglietto e lo ha portato nell'ufficio del capo in attesa del suo arrivo (i capi arrivano sempre con comodo!), per chiedere spiegazioni. È stata licenziata. Per la Zanussi questa è stata una "insubordinazione" punibile con il licenziamento.
Alla Zanussi è in corso una battaglia sulla "partecipazione": un sistema di controllo che ha visto i sindacati consenzienti, e che permette un insieme di regole sanzionatorie unilaterali contro i trasgressori accusati del reato di "lesa maestà", cioè di trasgredire all'ordine costituito nell'azienda. Non a caso l'accordo si chiama "Testo unico": che fa pensare alla Pubblica Sicurezza.
La mondializzazione avanza, lo stabilimento monzese della Philips di Monza chiuderà e la produzione di video sarà trasferita in Polonia dove la forza lavoro costa meno. Nonostante siano stati messi in atto tutti i possibili ammortizzatori sociali, resta la conferma dell'attuale tendenza del capitale a rincorrere il massimo profitto spostando le produzioni là dove si pagano di meno i lavoratori, facendo crescere la disoccupazione nei paesi più avanzati e creando così anche qui le condizioni per una drastica diminuzione dei salari.
Con gli appalti al ribasso si vuole risparmiare anche sull'igiene e la pulizia, così può succedere che la ditta che ha in appalto le pulizie di Montecitorio non paga i contributi ai propri dipendenti. I lavoratori del settore sono da 28 mesi in attesa del contratto mentre i padroni attendono che venga rivisto, secondo i suggerimenti di Fossa, l'accordo del 23 luglio e sono disposti a concedere 78.000 lire di aumento più 20.000 di indennità per la vacanza contrattuale. L'inflazione reale ha decurtato dell'8% il potere d'acquisto dei già magri salari, sommandosi inflazione pregressa e programmata, l'incremento salariale dovrebbe aggirarsi sulle 260.000 lire ma i sindacati, anche sulla base della conclusione della vertenza metalmeccanica, non hanno mai posto come obiettivo questa cifra. Finora si sono fatte 50 ore di sciopero e 2 manifestazioni nazionali.
Battaglia Comunista
Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.
Battaglia Comunista #7
Luglio-agosto 1997
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