Primo Maggio - Sfila a Roma il partito della piccola borghesia radicale

Primo Maggio... festa dei lavoratori? Sembra non più, neppure a Roma.

Un gruppo consistente di nostri compagni ha infatti partecupato all’unuci corteo organizzato nella capitale in occasione della giornata del lavoro, cioè quello indetto dal comitato “3 Febbraio”, sperando di trovarci molti degli immigrati proletari che avevano già aderito alla manifestazione antirazzista da cui il “Comitato 3 Febbraio” ha preso il nome..

Nostro malgrado ora sappiamo con certezza che questo comitato è in realtà Socialismo Rivoluzionario, più la setta arancione degli Umanisti (ennesimo mostro della cultura borghese di sinistra).

Non ci pare ilcaso di dover spendere molte parole su SR, dato che aggregando quasi esclusi-vamente studentame piccolo borghese, non rappresenta nemmeno un avversario politico serio. Basti comunque dire che per SR la classe “rivoluzionaria” è composta in pari grado da giovani (in quanto tali), donne (in quanto tali), immigrati sempre come tali e, insieme, nel mucchio, lavoratori. La rivoluzione? Per questi tizi non è necessariamente un atto di forze ed è sacrosanto che i partiti borghesi anche dopo la fantomatica rivoluzione,possano continuare ad esistere e a fare illoro mestiere. Altrimenti senza pluralismo, che mondo sarebbe!!

Cinquemila pluralisti hanno dunque sfilato per le vie romane e il loro senso democratico era giustamente infastidito quando i nostri gridavano “potere proletario”. Ancor più quando dalle file dietro il nostro striscione partiva lo slogan “contro il razzismo non serve la morale, lotta di classe internazionale”.

Speriamo che i lavoratori alzino presto la testa: il loro giorno in mano a questa gente è davvero un brutto spettacolo.

Ecco di seguito, il testo del nostro volantino che i compagni hanno distribuito nella e fuori della manifestazione. È il volantino emesso dal Bureau Internazionale proletario e distribuito anche in altre città d’Italia e in Gran Bretagna. Sul retro della nostra “edizione” c’era la traduzione in inglese e in francese.

1 Maggio - Un bilancio

Da anni la classe operaia sta subendo attacchi forsennati da ogni direzione.

Salario diretto e indiretto e condizioni di lavoro sono peggiorati ovunque, tanto nelle metropoli quanto nelle periferie del sistema capitalista globale.

I partiti socialisti e comunisti, che una volta si dicevano della classe operaia erano in realtà legati al centro imperialista sovietico falsamente definito socialista e ora collassato, Hanno sempre dichiarato che quello era il comunismo e ora che quella mostruosità è fallita dichiarano fallito il comunismo. Traditori e bugiardi, questi partiti vanno ora dicendo che è finita anche la classe operaia. Saremmo tutti cittadini, dicono loro.

Il 1° maggio, tradizionale giornata di lotta del proletariato mondiale, riaffermiamo che:

la divisione in classi della società non cessa fintantoché non cessa il capitalismo.

Il modo di produzione capitalista ha subito certamente modifiche in duecento anni di dominio incontrastato, ma non ha cambiato la sua natura di sistema di sfruttamento del lavoro salariato.

Il capitalismo si è globalizzato - nel senso che opera oggi tanto sul piano della produzione come della speculazione su scala globale - e con ciò ha globalizzato l’antagonismo di classe.

In Corea come in Messico, in Italia come negli Usa, i lavoratori vengono spremuti per estorcere loro il plusvalore di cui si nutre il capitale produttivo e speculativo internazionale.

Ma il capitalismo attraversa anche un periodo di crisi, avviatosi ormai negli anni ’70, da cui non riesce a sollevarsi.

Ed è per questo che attacca selvaggiamente i lavoratori.

Mai la società è stata in grado di produrre tanto e mai la società ha prodotto anche tanta miseria. 40 milioni di poveri negli Usa; 3 milioni in Italia, milioni di morti per fame nelle periferie. E questo lo chiamano il progresso?!

Un modo di produzione che potendo produrre e distribuire tanto si trova “costretto” a ridurre il salario di chi continua a produrre, a licenziare, a tagliare la pensione e la sanità, a spingere milioni di esseri umani alla ricerca di pane e di una casa lontano dalle loro terre di origine - ebbene questo sistema di produzione merita di finire.

La destra pretende di aumentare la spremitura dei lavoratori e dice di voler cacciar fuori gli immigrati. In realtà gli immigrati fanno comodo al capitale per supersfruttarli e usarli come arma di ricatto contro i lavoratori del paese.

La sinistra vorrebbe affrontare questi problemi con “soluzioni” riformiste tutte interne a questo sistema.

Gli internazionalisti riaffermano che non c’è salvezza, non c’è benessere dei lavoratori all’interno di questo sistema, che sempre più attaccherà, e che sta al proletariato internazionale abolire questo modo di produzione e la struttura sociale e politica che ne è espressa e che lo sorregge, per costruire una società a misura dell’uomo e dei suoi bisogni.

Nessuno riforma del lavoro salariato Abolizione del lavoro salariato

Nessuna riforma dello stato borghese Distruzione dello stato borghese

No al razzismo reazionario e becero Solidarietà di lotta del proletariato mondiale e dei lavoratori di tutti i colori.

P.C.Internazionalista - Sez. italiana del Bureau Internazionale per il Partito Rivoluzionario

Battaglia Comunista

Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.