Il Congresso di Milano - 25-27 aprile 1997

Brevi note

Nei giorni 25 - 26 - 27 Aprile si è tenuto a Milano il VI congresso del nostro partito, al fine di discutere ed approvare le nuove tesi sulla situazione attuale del capitalismo e il riformismo, sulla globalizzazione e l’imperialismo, sulla tattica comunista dei paesi della periferia capitalista e quelle sul sindacato; tutte le tesi verranno pubblicate integralmente nel prossimo numero di Prometeo.

Ha partecipato ai lavori congressuali una delegazione della Communist Workers Organisation, che ha portato anche i saluti al Congresso dei compagni statunitensi in via di organizzazione e degli altri contatti internazionali del Bureau Internazionale per il Partito Rivoluzionario.

Il congresso si è aperto nel primo pomeriggio di Venerdì 25, in seduta “pubblica”, con la presentazione delle tesi a partire da quella sulla situazione attuale del capitalismo.

Sono state così evidenziate le gravose prospettive per le condizioni di vita del proletariato negli anni a venire, vista l’acutissima crisi che il sistema capitalistico sta vivendo a livello globale da circa vent’anni e tenendo anche conto della scomparsa quasi totale delle seppur minime forme di lotta di classe.

Questa crisi, dalla quale il capitalismo non riesce a sollevarsi, va ricondotta nelle sue cause ad una sua malattia endemica: la caduta tendenziale del saggio medio del profitto, la quale, nel momento in cui non riesce ad essere più arginata dalle controtendenze che vengono poste da vari interventi di politica economica degli stati, diventa reale e scatena la crisi. Questa provoca una progressiva diminuzione dei livelli di valorizzazione dei capitali negli investimenti industriali-produttivi ai quali vengono preferite le attività finanziarie speculative perché garantiscono rendimenti migliori.

In questo contesto è facile capire come la guerra imperialista che la dinamica oggettiva va preparando abbia mutato (ed in certi casi integrato) i suoi obiettivi: se prima essa era finalizzata prevalentemente al controllo delle materie prime e successivamente alla conquista dei mercati commerciali, ora sarà utilizzata soprattutto per accaparrarsi il controllo dei mercati finanziari ed avere a disposizione un costo della forza-lavoro enormemente più basso di quello delle metropoli imperialiste.

Mai come in questo periodo abbiamo assistito a fenomeni di concentrazione e centralizzazione di capitali. In aggiunta a ciò, non c’è stato nazionale che non si sia indebitato pesantemente emettendo titoli pubblici per sovvenzionare gli investimenti delle imprese e preservare i profitti dalla svalorizzazione: tutti i paesi hanno un debito pubblico (chi più, chi meno) abbondantemente superiore al 50 % del P.I.L. . Un altro dato allarmante è quello relativo alla disoccupazione e alla conseguente pauperizzazione diffusa: in U.S.A. ci sono 250 milioni di abitanti e 42 milioni di poveri, in Europa i poveri sono 50 milioni e in Italia 9 milioni.

A fronte di questo attacco storico del capitale alla forza-lavoro, quest’ultima sta esprimendo i livelli storicamente più bassi di risposta: praticamente nulla. Le ragioni di ciò vanno ricercate nell’opera di tutti quei partiti socialdemocratici e stalinisti che hanno inoculato enormi mistificazioni all’interno della classe.

Ripartire da questa situazione, per le avanguardie comuniste, significa ripartire dall’ABC; innanzitutto bisogna fare in modo che il proletariato riaquisisca la propria identità di classe antagonisticamente opposta al capitale e questa coscienza potrà maturare solamente attraverso il trascrescere delle lotte economiche sul piano politico. Altro nodo fondamentale da sciogliere riguarda il neo-riformismo che crea degli abbagli giganteschi proponendo delle riforme assolutamente inaccettabili per un capitalismo in queste condizioni.

Di qui i compiti primari che attendono i rivoluzionari, specie in situazioni di lotta: combattere tutte queste espressioni ideologiche mistificatorie che distolgono la classe dal proprio compito storico rivoluzionario.

Nella presentazione delle tesi sulla globalizzazione e l’imperialismo, è stata evidenziata l’importanza del microprocessore che ha aperto una nuova fase all’interno della produzione e che ha avuto delle ripercussioni anche maggiori di quelle della prima rivoluzione industriale. La “rivoluzione del microprocessore” ha avuto effetti diversi sul mercato del lavoro rispetto alle precedenti rivoluzioni tecnologiche che, se da un lato consentivano di ridurre il numero di lavoratori per unità produttiva, dall’altro aprivano nuovi settori di produzione e quindi impiegavano forza-lavoro in nuovi ambiti; il microprocessore, invece, si è rivelato una tecnologia sostitutiva di manodopera (come tutte quelle che l’hanno preceduta), ma senza i precedenti allargamenti della base produttiva che riassorbivano la disoccupazione creata. Sono state poi riesaminate le forme della cosiddetta globalizzazione e le loro ripercussioni sulle forme di stato e sulla necessità tutta capitalista di adeguamento a questa nuova forma di imperialismo, in forme e modi in gran parte ancora in divenire, ma tutti tendenti all’imbarbarimento della società

Le tesi sulla tattica comunista nei paesi della periferia capitalista furono pubblicati in precedenza come progetto di tesi del B.I.P.R. (vedi Prometeo 9, IV Serie) e presentate anche per stimolare il dibattito all’interno delle organizzazioni rivoluzionarie a livello internazionale. Le tesi attuali sono una modifica di quel Progetto per adattarsi al nuovo ordinamento globale delle potenze imperialiste dopo il crollo dell’U.R.S.S. La loro presentazione ha evidenziato, al di là di questi cambiamenti minori, la validità, confermata dai fatti, del loro impianto metodologico e strategico.

Le tesi sul sindacato sono state le più discusse nelle sezioni ed i ritocchi rispetto al passato hanno riguardato l’analisi della tendenza all’individualizzazione del contratto di lavoro che regola rigidamente il comportamento dei lavoratori e ne limita fortemente i margini di rivendicabilità. Nel momento in cui la grande concentrazione operaia cessa di esistere, ovviamente anche le modalità e le possibilità di intervento cambiano. Vista la frammentazione della produzione causata dalle nuove tecnologie, risulta fortemente limitata rispetto al passato la possibilità dei lavoratori di aggregarsi e lottare partendo dalle grandi unità produttive, e ciò ha come conseguenza un mutamento dei rapporti di forza. È necessario quindi che il proletariato si riunisca sul territorio, a tutto vantaggio dell’unità di organizzazione e di lotta di realtà lavorative eterogenee. La prospettiva è che la lotta di classe si articoli in modo nuovo, di qui le “nuove” modalità di intervento dei rivoluzionari, definite nelle tesi sul “sindacato” .

I gruppi territoriali si affiancano, integrandoli, ai gruppi di fabbrica.

Nelle giornate successive si sono discusse e perfezionate le tesi con un vivace dibattito animato dai compagni più giovani, anche sulle modalità specifiche di intervento, e il nuovo Statuto dell’organizzazione, che prende atto e formalizza una prassi (peraltro in divenire) di partito di quadri, quale è e sarà il partito rivoluzionario del proletariato.

Sono state infine varate due risoluzioni, sulla Piattaforma e sul lavoro internazionale, che riporteremo su Prometeo. Da subito annunciamo che la nuova Piattaforma del P.C.Internazionalista è la Piattaforma del BIPR e di tutte le organizzazioni aderenti.

La Piattaforma del Bureau, redatta sulla base dei principi e del metodo marxisti e nella linea politica del movimento internazionalista della fase presente, rappresenta dunque la base comune, completa e sufficientemente generale, da poter essere assunta come Piattaforma politica di entrambe le organizzazioni attualmente costituenti il Bureau.

Battaglia Comunista

Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.