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Il testo che pubblichiamo, di un compagno della CWO, è stato scritto qualche tempo fa, ma la drammatica situazione che si trovano costretti a subire ampi starti del proletariato statunitense non è cambiata, né le prospettive fanno intravedere segnali di mitigazione del dramma, anzi...
La diffusione di COVID-19 negli Stati Uniti all'inizio di quest'anno ha innescato e aggravato la crisi economica che stava montando da decenni. Circa 50 milioni di lavoratori americani sono stati licenziati dall'inizio del lock-down, e la maggior parte di questi non ha una fonte di reddito alternativa per affrontare le necessità quotidiane. Un esiguo "stimulus cheque" di 1200 dollari è stato offerto dal governo federale a marzo, questo, nel momento in cui il costo medio per l'affitto di un appartamento supera i 1400 dollari al mese, e la rata media di un mutuo si aggira intorno ai 1500 dollari al mese. Lentamente ma inesorabilmente, man mano che i risparmi e il credito si sono prosciugati, sono aumentati i tassi di mora e a luglio quasi un terzo degli americani non riusciva a adempiere completamente ai pagamenti per la casa. La paura di trasformarsi in senzatetto (il cui numero era già aumentato di oltre il 140% nel decennio precedente la pandemia) incombe ora sulle teste di molti lavoratori americani.
Nel tentativo di mitigare i potenziali danni di questa enorme polveriera, accanto alle misure di stimolo di marzo è stata attuata una moratoria temporanea sugli sfratti, che però scadrà a breve. Gli sfratti ricominceranno il 24 agosto. Naturalmente, anche la protezione messa in atto in prima istanza è stata tristemente inadeguata, in quanto copre solo gli immobili in affitto associati ad alcuni programmi federali; per quelli non coperti, gli sfratti sono già avviati. Così, ad esempio, gli sfratti nella città di Milwaukee sono aumentati del 37%, e alla fine di maggio la popolazione dei senzatetto delle "tendopoli" di San Francisco era già triplicata rispetto al livello pre-lockdown. La vita in queste condizioni non favorisce certo il distanziamento sociale e i rifugi per i senzatetto, così come le case di cura e le prigioni, sono stati devastati dal COVID-19. La mortalità da coronavirus tra chi vive nei rifugi per senzatetto di New York è superiore del 61% alla media della città. In un singolo rifugio in California, oltre 90 residenti hanno contratto il virus. A Las Vegas, ai senzatetto è stato inizialmente dato "rifugio" all'aria aperta in un parcheggio all'ombra di alcuni casino-hotel vuoti. A seguito del forte sdegno pubblico, le autorità, nella loro infinita benevolenza, hanno eretto un rifugio di tende nel lotto - sembra che l'utilizzo di alcune delle 150.000 camere d'albergo vuote della città non fosse previsto. Con la scadenza della moratoria federale sugli sfratti, fino a 28 milioni di lavoratori in più devono ora affrontare la prospettiva di essere gettati in queste condizioni infernali.
Vediamo che alla classe operaia è stata presentata la seguente "scelta": tornare al lavoro, arricchire i propri padroni, mantenere il tetto sopra la testa (a rischio di una morte lenta e dolorosa in un letto d'ospedale che probabilmente non ci si può permettere); oppure non tornare al lavoro, unirsi alla crescente schiera dei senzatetto e, così facendo, esporsi ancora di più al rischio di contrarre il coronavirus e di morire. Dannato se lo fai, dannato due volte se non lo fai - e questo se la polizia non ti mette le mani addosso prima.
George Floyd
Il 25 maggio, quattro agenti armati hanno schiacciato a morte un uomo mentre implorava la sua defunta madre. Gli omicidi da parte della polizia di persone di colore - in particolare di uomini di colore - non sono eventi rari, ma la natura brutale e arbitraria dell'omicidio di George Floyd è stata particolarmente scandalosa. Ciò che è seguito è stata un'ondata di rivolte, manifestazioni e proteste contro la violenza della polizia su una scala sconosciuta all'America fin dagli anni Sessanta.
Di fronte a tale crisi, la classe capitalista e il suo stato hanno a disposizione due strumenti: la repressione e il recupero. Mentre usa una mano per reprimere brutalmente i disordini che rappresentano una minaccia per i suoi investimenti, la classe capitalista usa l'altra mano per diffondere sentite dichiarazioni a favore delle "vite dei neri". Da quando sono iniziati i disordini, le forze di polizia di tutta l'America hanno ucciso decine di persone in nome della "legge e dell'ordine" - un eufemismo sottile per velare per i rapporti di proprietà capitalistici, gli stessi rapporti di proprietà che la polizia stava facendo rispettare quando ha ucciso George Floyd per una banconota da 20 dollari.
Allo stesso tempo, gli amministratori delegati di Citibank, Nike, JPMorgan Chase e Walmart rilasciano dichiarazioni sdolcinate o compiono gesti come "inginocchiarsi" mentre consegnano milioni di persone di colore in tutto il mondo a una vita di fatiche terribili in nome dell'accumulazione di capitale. Lo fanno sapendo perfettamente che i loro investimenti, sia in patria che all'estero, sono protetti da uno stato dotato di un colossale apparato di sicurezza militarizzato. È per questo motivo che la richiesta di "abolizione della polizia" non può che essere una richiesta utopica e irrealizzabile all'interno di una società capitalista. Finché la base oggettiva della necessità di un apparato di polizia continuerà ad esistere - e tale base esisterà necessariamente finché ci saranno rapporti di proprietà privata da far rispettare e mantenere - la polizia non potrà essere abolita. L'abolizione della polizia richiede l'abolizione del capitalismo.
La classe
In tutto questo, la nostra classe non è rimasta inattiva. Oltre alla solidarietà interrazziale dimostrata all'indomani dell'assassinio di George Floyd, gli ultimi mesi hanno visto una notevole resistenza da parte della classe operaia. Molto di tutto questo è stato senza - e anzi contro - il movimento operaio istituzionale e i sindacati, in particolare il monolitico AFL-CIO, che ha dimostrato ancora una volta la sua vera fedeltà di classe stando saldamente al fianco dei sindacati della polizia. Ma finché queste proteste e scioperi rimarranno slegati e senza direzione, le strategie di repressione e recupero continueranno ad essere efficaci. Solo quando la classe operaia agirà in piena solidarietà al di là delle divisioni razziali, ovvero agirà come classe, sarà in grado di andare avanti per assicurarsi i propri mezzi di esistenza, sia nelle problematiche sanitarie, della disoccupazione e della casa da un lato, sia contro l'applicazione brutalmente razziale del regime della proprietà privata dall'altro.
MBattaglia Comunista #09-10
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