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Home ›Aldo Milani, SiCobas e… oltre
Recentemente si è chiusa la fase dibattimentale del processo al compagno Aldo Milani dirigente del Sicobas, per i fatti della Levoni di Modena. La natura strumentale di quei fatti che aprirono il procedimento giudiziario contro Aldo Milani era già chiaro a suo tempo, e si configurava come un sostanziatale attacco di natura politica all'iniziativa che i lavoratori della logistica e il Sicobas andavano sviluppando sul piano vertenziale delle lotte nella logistica.
Nella nostra presa di posizione di allora inscrivevamo questo episodio in maniera più complessiva quale elemento indicatore del più generale rapporto fra proletariato e borghesia:
Fin dal suo esordio il movimento dei facchini si è confrontato con condizioni di sfruttamento e di scontro che potremmo dire anticipatrici di una condizione complessiva della classe lavoratrice. Alle lotte contro una condizione semi-schiavista si è immediatamente contrapposto un intervento padronal-poliziesco che nulla ha risparmiato ai facchini che scioperavano: dai ricatti, alle denunce, fino alle aggressioni in stile mafioso agli stessi dirigenti del Sicobas. L'operazione di Modena contro Aldo Milani a nostro avviso ha rappresentato un salto di qualità nella contrapposizione fra le parti in campo. Se in tutto il corso delle lotte degli ultimi anni l'iniziativa padronal-statale era stata di contrastare anche in maniera durissima con il solito armamentario repressivo di volta in volta l'iniziativa sindacale e dei lavoratori, questa volta si è puntato al cuore politico della questione: spingere in un angolo l'iniziativa operaia, e porre sotto scacco la sua rappresentanza obbligando il movimento nel suo complesso su di un terreno di difensiva. (...)
L'aspetto generale che possiamo storicamente constatare è che la gran parte delle realtà che sono scaturite sul piano della lotta di classe hanno dovuto fare i conti con le condizioni durissime imposte sia dalla condizione generale di ripiegamento, sia dall'iniziativa concreta della borghesia. Che di volta in volta ha rovesciato tutto il suo peso nello scontro concreto. Nei fatti si è sempre assistito, con plurime modalità, ad una operazione di accerchiamento e logoramento di queste espressioni, costringendole in una sorta di fatale 'guerra di posizione' tesa ad eroderne la capacità di tenuta e mobilitazione.(...)
Ovvero non solo l'azione della borghesia tende a spezzare in ogni momento l'azione del proletariato per sancirne la frammentazione e la subordinazione ai suoi interessi, ma tende anche, costantemente, a ricondurre i suoi possibili sviluppi nella marginalizzazione rispetto ai rapporti di forza generali. L'unica forma di conflitto accettata è la sua ricomposizione forzosa sul piano delle compatibilità capitalistiche, oppure il relegare anche le forme più radicali di lotta in una sorta di endemizzazione ad effettivo depotenziamento, cioè senza capacità di incidere sugli assetti di potere che ne determinano, a diversi livelli, lo stato di oppressione, tentando così di far arenare il movimento negli avvitamenti regressivi propri ad una condizione di difensiva estrema e, in definitiva, privandolo sul piano di maturazione soggettiva di una prospettiva politica di alternativa al sistema capace di guidarlo 'fuori dalle secche'. (...)
Sostanzialmente la difesa degli interessi e delle compatibilità capitalistiche ha rideterminato al ribasso i livelli di mediazioni possibili a tutela di questi stessi interessi . Le necessità capitalistiche nella crisi strutturale, tutt'altro che risolta, impongono nuovi livelli di compressione delle necessità operaie e proletarie su tutti gli aspetti, sia lavorativi che di vita. Dietro le esigenze padronali si erge lo stato borghese quale garante di questi interessi, che con la sua azione modifica costantemente il terreno del conflitto dalla parte borghese, sancendo gli steccati e i limiti che non possono essere travalicati, pena l'aprire la strada ai processi di criminalizzazione quale strumento idoneo al governo delle espressioni della lotta di classe. Gli spazi di espressione e di agibilità delle lotte e dell'iniziativa sindacale. anche radicale, che fino a ieri parevano acquisiti, oggi, dentro la crisi, vengono travolti dal processo di ridefinizione autoritaria della società e dei rapporti sociali.
Alla costante opera di criminalizzazione delle espressioni di classe non immediatamente riconducibili alle “regole del gioco” borghese e ai suoi interessi, fa da contraltare la costruzione di rapporti sociali fondati su una individualizzazione degli interessi umani, la gestione delle contraddizioni sociali più dirompenti è ricondotta ad uno scontro di “guerra fra poveri” costante e su cui trova legittimazione funzionale l'azione delle bande fasciste, la costruzione di un mercato del lavoro idoneo allo sfruttamento intensivo capitalistico, approfondisce sempre più i processi di segmentazione, divisione e contrapposizione fra le diverse figure lavorative in base alla propria collocazione materiale, e quindi di interessi immediati, nel processo produttivo. L'unico piano di ricomposizione accettabile può essere solo la sua espressione di tipo “corporativo”, che sancisca a livello generale lo stato di frammentazione di classe e la predominanza degli interessi borghesi e padronali.
Per questo l'operazione contro Aldo Milani, le lotte della logistica, assieme a tanti altri episodi, recenti o meno, sono la manifestazione più evidente di una serie di trasformazioni più generali che oggi si danno in questa fase politica.
Certo nulla è lineare.
Lo stesso andamento della vicenda processuale del compagno Milani segna il quadro di contraddizioni sia proprie alla vicenda specifica che al piano di scarto fra la sostanza “politica” del procedimento e il piano giuridico-formale che ne deve veicolare il contenuto. Ma proprio su questo piano la legislazione ad hoc, intervenuta nel leggere e sanzionare le varie manifestazioni della lotta di classe, ha posto e pone progressivamente il terreno di “ricucitura” fra l'esigenza politica della borghesia di attacco alle espressioni di lotta proletarie e il suo piano di criminalizzazione e sanzione giuridica . Tendenze di fondo che non verrebbero annullate neanche da una sentenza favorevole al compagno Milani.
Per questo concludendo e riannodandoci a quanto già dicevamo in passato:
EGRicondurre il problema alla rivendicazione del 'diritto' all'agibilità e all'azione sindacale, anche a difesa e rivendicazione dell'iniziativa e continuità d'azione del Sicobas, significa cogliere un punto vero, il più immediato, (..) ma anche parziale. Il nodo reale dell'organizzazione di classe e di avanguardia deve invece essere affrontato in termini strategico-politici, che sappiano tenere conto tanto delle contraddizioni proprie ad una fase generale di arretramento proletario, quanto della necessità di ricomporre i possibili livelli di unità di classe all'interno degli spazi dati dallo sviluppo delle lotte reali. Su un terreno, dunque, che si orienti all'anticapitalismo come punto fondamentale di programma sul quale consolidare i livelli organizzativi e di discussione entro cui si sviluppa l'iniziativa dei militanti comunisti e lo sviluppo dell'organizzazione d'avanguardia: il Partito.
Battaglia Comunista
Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.
Battaglia Comunista #05-06
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