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Home ›Gilè Gialli - La crisi si approfondisce
Pubblichiamo il contributo di un compagno francese, sul fenomeno dei “Gilè Gialli”, come contributo al dibattito, che si affianca al contributo inviatoci dai compagni internazionalisti di Krasnoyarsk egualmente pubblicato sul sito, in lingua russa.
Il movimento dei Gilè Gialli è stata scatenato dall'annuncio di un aumento dei prezzi del carburante, da adesso in avanti. Tuttavia, traduce una collera ben più profonda e cause ben più pesanti. Un semplice aumento del prezzo dei carburanti non avrebbe certamente una tale esplosione di collera, se non si fosse aggiunto a una situazione di crisi economica globale, di miseria crescente e di disoccupazione in crescita, che si concretizzano ora in Francia in nuovi e molteplici aumenti e in una pressione fiscale di cui i proletari pagano le spese.
Questo movimento sociale, partito nella seconda metà di novembre con la prima manifestazione nazionale del 17 novembre 2018, è eterogeneo, ma molto profondo; è ancora difficile prevedere, oggi, la sua evoluzione. Si può solamente dire, dato che dura da quindici giorni, che si sviluppa e che è portatore di diverse questioni, come il rifiuto di tutti i partiti politici e di tutti i sindacati, assieme alla volontà di fare affidamento solo su chi partecipa alle manifestazioni.
L'obiettivo del nostro testo non è quello di fare un'analisi a caldo degli eventi, che si svolgeranno secondo la loro logica,ma di spingere alla riflessione sul contesto da cui questo movimento emerge, precisamente oggi, in Francia, e sul rapporto di forze che sarebbe necessario mettere in campo per farne un vero movimento di rottura con la collaborazione di classe che caratterizza la vita sociale e politica.
Per la prima volta, malgrado le pressioni e le manovre del governo per screditarlo, questo movimento è sostenuto dall'immensa maggioranza della popolazione ossia l'83%, secondo i sondaggi.
Si sono già visti, nella storia, movimenti interclassisti, in particolare delle Jacqueries
Per esempio, l'aumento delle imposte feudali condusse a una sequenza di rivolte contadine, sotto la direzione di una nuova classe nata dal mercato: agricoltori liberi che, da semplici contadini, erano diventati proprietari fondiari, sufficientemente istruiti per organizzare una rivolta contadina nazionale. Ma, a causa della dispersione sul territorio della produzione agricola e della necessità di interrompere la rivolta per la mietitura, queste rivolte furono stroncate dalla nobiltà. Vedi la jacquerie in Francia del 1358 e la rivolta di Watt Tyler in Inghilterra nel 1381.
Se è evidente che le Jacqueries sono state spesso dei fuochi di paglia e non potevano risolvere niente, rimane però il fatto che annunciavano l'avvento di un mondo nuovo. La questione era posta, ma non poteva essere risolta a quel livello.
Si potrebbe dunque prendere atto del movimento dei Gilè Gialli e gridare “circolare, non c'è niente da vedere!”, per poi declinare il nostro catechismo marxista aspettando la lotta pura dei lavoratori, per rispondere alla situazione sociale bloccata dell'oggi. Quali lezioni possiamo trarre da questo movimento per la lotta della classe lavoratrice?
Ieri, ci sono stati altri movimenti diversamente più profondi che avevano delle componenti interclassiste
Si sa che, nella storia, nessun movimento è apparso in forma chimicamente pura né aveva una reale coscienza di ciò che rappresentava. Così, la Comune di Parigi è partita da rivendicazioni nazionaliste che chiedevano la guerra a oltranza. La rivoluzione russa è nata da una rivolta di donne che chiedevano pane. Lo stesso accadde per la rivoluzione francese, che non aveva niente a che fare con un fine proletario prima di diventare una rivoluzione borghese, ci si ricorda della frase incredibile attribuita a Maria Antonietta: “se non hanno pane, che mangino brioches!”. La rivoluzione borghese inglese di Cromwell ha preso inizio da una questione religiosa, prima di diventare quella che è diventata.
Oggi
Naturalmente, non bisogna aspettarsi chissà cosa da questo tipo di movimento interclassista, ma a causa di una serie di caratteristiche, diventa un punto di appoggio e di riferimento per le lotte presenti e future, nel senso che evidenzia alcuni elementi:
La necessità di battersi e opporsi ai nuovi attacchi contro la classe lavoratrice.
Il fatto di cercare di arrestare l'offensiva generalizzata della borghesia con le sue misure di austerità che durano dagli anni '80 del secolo scorso e, in questo senso, è uno dei primi grandi tentativi di riprendere l'iniziativa di piazza contro il rullo compressore della borghesia trionfante.
L'esistenza di un odio straordinario e di un vento di contestazione di tutti i poteri politici, economici e mediatici contro la falsa democrazia che ci è imposta.
Una contestazione delle manovre politiche delle diverse componenti occulte del “Palazzo”.
I Gilè Gialli, non avendo nessuna fiducia, hanno filmato ciò che si diceva dietro le porte chiuse delle stanze dorate dei ministeri. Il rifiuto del primo ministro di partecipare a una nuova riunione filmata ha fatto naufragare l'ultimo incontro (30 novembre). Allo stesso tempo, i Gilè Gialli rifiutano di nominare dei delegati, perché reclamano una vera democrazia partecipativa della base.
La qualità delle discussioni e delle riflessioni sui siti delle manifestazioni, sulla società che si vuole costruire, sulla vera ecologia e sulle menzogne politiche in ogni campo ecc.
Di contro, l'insieme della borghesia e del suo establishment, lei, non si è sbagliata; tutti i suoi partiti politici (destra e sinistra) sindacati e mass media insieme si sono, fin dall'inizio, scagliati contro questo movimento descritto come un movimento di estrema destra poi manipolato dall'estrema sinistra prima di aver tentato di screditarlo come un mucchio di teppisti o incapace di fornire una soluzione con le sue richieste varie e contraddittorie (1). Adesso, dopo tre settimane di lotta, tutti i partiti di sinistra e i sindacati corrono dietro al movimento soprattutto per annegarlo, appoggiando delle lotte nei settori che sanno di poter manipolare come gli studenti delle superiori... Tentano di portare il movimento sul tavolo di una nuova “Grenelle sociale”, come la CGT e il potere gollista hanno fatto nel 1968.
Ci vuole una COP nei territori [allusione agli accordi sul riscaldamento climatico, ndt]. La transizione ecologica deve combinarsi con la giustizia sociale.
Laurent Berger, segretario generale della CFDT su France 22 il 26 novembre 2018
Per la sua durata, il movimento è una grossa scommessa, ma comincia a tirare dentro nella lotta dei salariati e altre categorie sociali, come in alcuni ospedali o uffici postali, centri per l'impiego o la metropolitana di Lione, senza contare alcune scuole superiori e movimenti in certe università ecc.
Che fa la borghesia?
Il più grande pericolo che aleggia sul movimento, è che serva , alla fine, a rigenerare una socialdemocrazia che si presenterebbe come un'alternativa di sinistra all'austerità promessa dal resto della classe politica, senza mai rimettere in causa le basi su cui è costruita la società capitalista. Per socialdemocrazia, intendiamo “l'area” politica che va dal PS (partito socialista) e le sue molteplici cappelle, ai “sinistrorsi” (Lutte ouvrière/Nouveau parti anticapitaliste), passando per gli stalinisti (PCF) e il partito di sinistra (i Mélanchoniani [da Mélanchon, di France insoumise, ndt] di ogni specie) nonché altri ecologisti. Essi cercano di sfruttare il loro ruolo sociale, danno consigli e avanzano offerte di discussione con Macron e il suo governo, specialmente la CFDT (vedi sopra).
Primi insegnamenti da trarre
Quali primi insegnamenti possiamo trarre da questo movimento e dalle mobilitazioni che certamente proseguiranno e perdureranno sotto altre forme?
Il ritorno in primo piano delle lotte sociali di una certa ampiezza contro l'austerità (cosa che in Francia non si vedeva dal 2010) e una nuova battuta d'arresto nella diffusione dell'atmosfera di “delusione e scontento” instauratasi dopo i fallimenti ripetuti delle ultime lotte e mobilitazioni. Constatiamo che non si parla più di terrorismo!
Lo sviluppo ovunque di “discussioni” e l'allargamento dell'interesse ampiamente al di là della sola questione relativa alla tassa sulla benzina e alle tasse in generale, sulle prospettive e l'evoluzione di un'altra società; certuni parlano di un altro Maggio '68. Naturalmente, questo movimento è un ornitorinco [ossia interclassista, ndt], ma permette di ricercare collettivamente dei mezzi per lottare (assemblee, delegazione eletta e revocabile in ogni momento, rifiuto della democrazia parlamentare) e delle azioni che sono assolutamente necessarie per ogni prospettiva di lotta e per la loro estensione. Questo movimento si spande a macchia d'olio in Belgio e nei Paesi Bassi. E' dunque il sistema nel suo insieme che viene coinvolto e non un solo stato!
Ora, rispetto alla via senza uscita in cui si trova il movimento dei Gilè Gialli, la parola è alla lotta del proletariato, l'unico che può realmente offrire una via d'uscita all'umanità nel suo complesso e allo stallo in cui si trova il mondo capitalista oggi e dalla sua crisi economica generalizzata. Sì! La sola vera prospettiva è che la classe lavoratrice si organizzi in comitati di lavoratori e in comitati di sciopero eletti e revocabili in ogni momento, che i lavoratori si uniscano in assemblee nelle aziende, discutano e decidano delle/sulle loro rivendicazioni e del loro programma d'azione. Senza questa nuova fase, il movimento dei Gilè Gialli non sarà altro che un fuoco di paglia come tutte le altre Jacqueries della storia. I Gilè Gialli sono il segno della debolezza attuale della classe lavoratrice, che non riesce a esprimere una vera via d'uscita per l'umanità di fronte all'impasse del capitalismo.
E per portare a compimento questo compito immenso di trasformazione della società, essa ha bisogno di organizzarsi attorno al suo proprio partito politico internazionalista, comunista e rivoluzionario.
Olivier, 30 novembre 2018Tutti i movimenti storici sono stati, finora, fatti da minoranze o a vantaggio delle minoranze. Il movimento proletario è il movimento spontaneo dell'immensa maggioranza a vantaggio dell'immensa maggioranza.
Manifesto del partito comunista, Marx ed Engels
(1) Questo ci ricorda il “Noi non siamo niente, dobbiamo essere tutto!”
(2) Rispettivamente, sindacato francese, grosso modo come la CISL, se non ci sbagliamo, e canale televisivo, ndt.
Battaglia Comunista #01-02
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