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Home ›Il parlamento britannico approva il bombardamento della Siria
Il voto del Parlamento britannico per il bombardamento dello Stato islamico avrà poco significato sul terreno della lotta all’ISIS. Ma il voto è stato qualcosa di più più che una pura faccenda simbolica. Riguarda la posizione dell’imperialismo britannico nella classifica dell’imperialismo globale. Non c’era alcun obbligo per il Governo, che già bombarda il Daesh in Iraq e ha usato droni per uccidere i compari di Mohammed Emwazi in Siria, per avere l’appoggio del Parlamento. Quindi, qual è stato il significato di questa sciarada parlamentare?
La via parlamentare al genocidio
Andiamo indietro al 2003. Blair aveva già deciso che avrebbe seguito l’amministrazione Bush, ossessionata dal petrolio, nel rovesciamento di Saddam Hussein, anche se questi aveva fatto in modo di tenere al di fuori del suo paese gli attentatori dell’11 settembre e di altre atrocità simili. Blair sapeva anche che non c’era alcun appiglio che giustificasse la guerra. Sulla base delle bugie (flawed intelligence), il Premier inglese portò all’attenzione del Parlamento la vicenda e gli vendette non solo lo strampalato dossier sulle armi di distruzione di massa, ma ottenne il voto per questa atrocità della guerra. Le conseguenze possono essere contate in milioni di morti nel Medioriente.
Due anni fa Cameron ha perso una votazione alla Camera per bombardare le postazioni di Assad. Ora ha chiesto al Parlamento di approvare il bombardamento del più efficace e potente nemico dello stesso Assad. Superficialmente, l’unica costante sembra l’amore per il bombardamento, ma questo porterebbe a una cattiva lettura della situazione. Come Blair, lui vuole adescare non solo i Membri del Parlamento nell’assumersi la responsabilità della guerra in Siria, ma l’intera popolazione. Attraverso il voto parlamentare, loro potranno dire che la democrazia ha parlato. Loro manterranno la loro sciarada, malgrado il fatto che il 15 febbraio 2003, la più grande manifestazione nella storia inglese si mosse contro l’invasione dell’Iraq, o che un sondaggio pubblicato nel momento in cui i deputati avrebbero dovuto votare dimostrava che solo il 48% dell’elettorato era favorevole al bombardamento. Questo dimostra il reale valore di un sistema dove i “rappresentanti del popolo” possono confrontarsi con la popolazione solo ogni 5 anni.
I figli illegittimi delle rivalità imperialistiche
Le conseguenze del voto probabilmente non faranno perdere molte ore di sonno all’ISIS, ma lo renderanno più attivo nel reclutamento di jihadisti nel Regno Unito. La politica della vendetta non finisce mai e quello che gli imperialisti occidentali dimenticano è che lo Stato Islamico è il figlio illegittimo delle loro stesse politiche estere. Per avere un riferimento, si può rievocare il patto faustiano che Roosevelt firmò con i Sauditi nel 1945 (1). La fortuna che il petrolio fosse stato scoperto nel neo-creato Regno (1935, con molto aiuto inglese), ha trasformato una religiosa tribù oscurantista nel più ricco giocatore del Medioriente. Da allora, sono stati chiusi gli occhi sulle nefaste attività di promozione dei salafiti, a partire dalle madrasa di Deobandi in Pakistan sostenute da Zia ul Haq, che in cambio ci ha dato i talebani. Inizialmente hanno sostenuto l’ISIS, così come sostennero Bin Laden, fino a che la formazione del Califfato non ha sfidato le mire per il predominio del mondo sunnita. Ma nessuno punta il dito sul regime saudita che fornisce armi di ogni genere ai jihadisti di tutto il mondo, inclusi i combattenti anti-Assad, che a loro volta le vendono spesso all’ISIS. Qualcuno pensa seriamente che un governo britannico, che valuta la politica estera solo in base agli interessi economici di breve termine, sfiderà quello che l’Arabia Saudita, il Quatar e il Bahrain stanno facendo sia in casa che fuori? Esecuzioni di donne tramite lapidazione, decapitazioni pubbliche, arresti di personale medico che presta soccorso alle vittime della repressione statale sono tutti parte del pacchetto di valori sociali che offre l’ISIS.
La crescita dello Stato Islamico è l'involontaria conseguenza delle azione di tutti gli attori imperialistici, sia locali che internazionali, ma senza l’invasione angloamericana dell’Iraq quello non avrebbe mai visto la luce. La spina dorsale e la competenza militare provengono dagli ex-ufficiali e soldati di carriera dell’esercito di Saddam che ha fronteggiato la repressione per mano del regime della maggioranza sciita a Baghdad dopo la vittoria occidentale. All’inizio offrirono i propri servizi ad Al Qaeda, ma successivamente formarono l’ISIS per superare la strategia di costruire una base musulmana di massa [Al Qaeda: la base] contro gli infedeli e le crociate occidentali. Il Califfato non mira a conquistare i cuori e le menti, ma punta a instillare paura e terrore, anche tra i sunniti. Non è stato fatto notare spesso che almeno 10 delle vittime degli attentati di Parigi erano di estrazione islamica, ma allo Stato Islamico non importa. Loro erano nei covi del vizio e della prostituzione, quindi hanno meritato il loro destino. Al Qaeda e gli altri gruppi islamisti nel condurre un attacco concedevano la grazia a chi sapeva recitare il Corano, come nelle atrocità dell’hotel a Bamako in Mali, ma in questo bisogno di mettere sulla retta via senza rimorsi il mondo, l’ISIS non lo fa. È una strategia calcolata, così come gli obiettivi sono scelti per dividere il nemico, come i fatti di Suruc e Ankara hanno riacceso la guerra tra PKK e il governo turco per esempio. Gli attentati di Parigi sono stati studiati per aumentare la repressione statale sui giovani musulmani e le loro famiglie originarie del nord Africa. L’obiettivo è di sfruttare la situazione di disoccupazione, discriminazione e mancanza di speranza, per offrire loro un’identità e, più importante, uno spurio senso di dignità se si uniscono all’ISIS. Per questo, non sorprende che centinaia di giovani abbiano lasciato la Francia per la Siria.
L’ipocrisia dei valori occidentali
Tutto questo sembra mancare nelle politiche di vendetta sia del governo francese che britannico sull’onda dei fatti di Parigi. Per entrambi c’è molta retorica in merito ai valori occidentali. Il parolaio in carica su questo era il laburista Segretario agli Esteri ombra Hilary Benn (2). Ha sostenuto di difendere l’internazionalismo, ma di fatto spingeva per unirsi dell’imperialismo occidentale in Siria. Quindi è tornato sul suo ragionamento che «l’ISIS disprezza i nostri valori». Ma quanta tolleranza e decenza hanno quelli che in Medioriente e nel resto del mondo hanno toccato con mano la democrazia occidentale? Gli unici valori occidentali che davvero contano in questa lotta sono l’avidità imperialista e l’ipocrisia. Il suo ampiamente apprezzato, da parte dei commentatori della classe dominante, discorso è stato un capolavoro di emotive distorsioni storiche. Nel suo appello ai membri laburisti del Parlamento ha associato la lotta all’ISIS con la lotta al fascismo negli anni trenta. L' anti-fascismo è l’ultima risorsa di ogni canaglia per giustificare l’intervento imperialista ovunque (3). La sua argomentazione per la quale la Camera dei Comuni affrontò Hitler e Mussolini does not bear a moment’s scrutiny. La Camera avrebbe appoggiato tutti e due i dittatori se solo si fossero fermati allo stupro della Cecoslovacchia e dell’Abissinia (4). Inoltre Churchill non fu fatto primo ministro durante la guerra perché odiasse il fascismo (lui lo apprezzò nei primi tempi, quando appariva come domatore degli «appetiti bestiali del bolscevismo», quindi della classe operaia). L’obiettivo di Churchill era di salvare l’impero britannico, come Hitler puntava a far durare il Reich altri mille anni, dall’egemonia tedesca sul continente. L’antifascismo era lo slogan che ha unito l’imperialismo inglese, americano e russo solo dopo il 1941.
L’ironia nella difesa di Benn dei valori occidentali che gli è sfuggita è stata che la Royal Air Force ha commesso il primo crimine di guerra nella regione, bombardando con gas velenosi i villaggi iracheni nel 1923. Il commento di Churchill fu che non vedeva nulla di sbagliato nell’utilizzo di armi chimiche «contro dei ribelli arabi come esperimento». Classificò le obiezioni come irragionevoli. «Sono fortemente a favore dell’utilizzo del gas velenoso contro tribù non civilizzate [...] [per] instillare il terrore» (5). Tolleranza e decenza o, invece, comunanza con quei “fascisti” dell’ISIS?
Nel corso della sua diatriba, Benn ci ha fornito una lista degli orrori commessi dallo Stato Islamico. Ha menzionato Suruc e Ankara, m non Beirut e Baghdad, e ovviamente ha omesso gli enormemente maggiori orrori compiuti in Iraq e Afghanistan da parte degli angloamericani (6). La sua arroganza e cecità imperialista è stata plenariamente plaudita da tutti i fronti.
Il vero significato dell’internazionalismo è di opporsi a tutti gli imperialismi
Benn si oppose al voto della maggiornaza dei deputati laburisti, incluso il leader Jeremy Corbyn. Molti hanno visto in Corbyn un personaggio accettabile, specialmente quando si tratta di azioni militari, ma ha una formazione imperialista anche lui. Commentatore su Russia Today, della televisione iraniana e, fino a che non è diventato leader del partito laburista, capo della coalizione Stop the War, lui, come Benn, si proclama “internazionalista”. Peccato che veda l’imperialismo solo come una “cosa” americana od occidentale. Quindi, il suo anti-imperialismo prevede il sostegno al regime iraniano, come agli Hezbollah e ad Hamas. Sviluppandone fino in fondo la logica, , questa politica significa sostenere la necessità di stringere un patto con la Russia putiniana in Siria, che significherebbe salvare il regime di Assad che ha ucciso più siriani di quanti farà mai l’ISIS.
Il vero anti-imperialismo significa opporsi a tutti gli attori imperialisti, piccoli o grandi, sul palcoscenico internazionale oggi, e né Corbyn né nessun altro nel partito laburista, né la coalizione Stop the War lo fa. L’azione autonoma della classe lavoratrice parte dalla premessa che tutti gli stati nazionali oggi sono imperialisti, perché viviamo nella fase imperialista del capitalismo. «L’unica guerra che merita di essere combattuta è la lotta di classe» (7) e non abbiamo alcun interesse nello schierarci dietro questo o quel fronte imperialista. C’è infatti un costante spostamento delle posizioni imperialiste in tutto questo e la vera ragione per cui gli inglesi hanno votato il bombardamento è per stare al fianco degli Stati Uniti, ora che la Russia ha preso parte attiva nel colpire i nemici di Assad. Le relazioni angloamericane non sono state buone sotto Cameron: gli inglesi sono stati il primo stato occidentale a firmare per la Banca Asiatica di Investimento per le Infrastrutture, AIIB, che Washington vede come una diretta minaccia ai suoi interessi in Asia. Tra i contratti firmati con la Cina, vi è quello per la costruzione di centrali nucleari britanniche da parte di imprese statali cinesi. Ma, soprattutto, il cancelliere dello scacchiere George Osborne ha lodato il progetto per il Centrasia della Nuova via della seta cinese, ignorando il precedente progetto statunitense che voleva portare petrolio e gas attraverso l’Afghanistan al subcontinente indiano.
Parigi ha cambiato leggermente le cose. Con Hollande che reclama più azioni militari, le «arrendevoli scimmie mangia formaggio» del 2003, sono diventate dalla sera alla mattina il più vecchio alleato degli Stati Uniti. Ampiamente messi da parte i discorsi sul nucleare iraniano, lo stato britannico deve fare qualcosa per «bilanciare la sua posizione sul palcoscenico mondiale» (8). Non si può permettere di lasciare che la principale fonte dei suoi armamenti e la sua più importante alleata finanziaria discount it entirely. Quando la musica imperialistica suona, in particolare nella crisi capitalistica mondiale, le potenze devono ballare al suo ritmo. È per questo che i tedeschi voteranno per il sostegno militare alla coalizione statunitense contro l’ISIS, per mantenere il proprio posto imperialista. È per questo che questa votazione non è soltanto simbolica. E non sarà simbolica per quegli innocenti a terra che si troveranno solo nel posto sbagliato. Dai fatti di Parigi, l’aeronautica francese ha messo a segno solo 2 dei 48 raid sulla regione di Raqqa, ma in uno sono riusciti a colpire una scuola elementare.
La forma delle cose che verranno
Non sarà una cosa simbolica nemmeno sul fronte casalingo. Abbiamo già visto in Francia come lo stato di emergenza ha portato alla soppressione dei diritti civili. I 200 ambientalisti che sono stati arrestati alla vigilia della conferenza COP21 a Parigi lo testimonia. In Gran Bretagna, Theresa May, Segretario degli Interni, addita «un’infiltrazione di attivisti nel settore pubblico» mentre i nuovi insegnanti tirocinanti devono sottoporsi a lezioni sui valori britannici. Chiunque si chieda cosa questi siano mai, difficilmente passerà. Nel frattempo, i servizi segreti hanno avuto carta bianca per controllare tutte le attività in rete (GCHQ ammette di ottenere il 20% delle informazioni tramite intercettazioni). Ciò che rende tutto ciò ancora più risibile è che l’ISIS non è così sofisticato a livello informatico come ritengono le nostre leggi. Gli attentai di Parigi non sono stati organizzati da messaggi cifrati, ma apparentemente attraverso semplici chat su Skype (9).
Con la manipolazione dei media, posseduti in gran parte da pochi plutocrati e servizi di sicurezza, che stanno crescendo in potenza, siamo ampiamente sulla strada di un incubo orwelliano. Il capitalismo, per natura, ripetitivamente e periodicamente produce crisi economiche. Ora siamo sul fondo di una di esse. Tutto il quantitative easing e la creazione di nuovo debito cui stiamo assistendo avranno magari salvato il sistema, ma non hanno promosso la ripresa. La conseguenza è la crescente barbarie ovunque, di cui la situazione siriana e in particolare la crescita dell’ISIS sono solo una parte. E come nel romanzo 1984, lo Stato non ha bisogno di consultare i cittadini in merito alla guerra o alla pace. La Siria è molto lontana da noi e assassini di professione faranno il lavoro per i nostri padroni. La crisi economica e la propagazione della guerra stanno incastrando[compromettendo] e fagocitando il pianeta. Il capitalismo è un sistema che è già scaduto, ma continua a creare miseria, morte e distruzione fino a quando glielo permetteremo. È ora per il proletariato internazionale di iniziare a costruire un’organizzazione politica dal basso: un'organizzazione che possa guidare la lotta al capitale, non solo contro il terrorismo e la guerra, ma contro il sistema che le ha prodotte.
Jock, 4 dicembre 2015(1) Vedi leftcom.org per ulteriori dettagli
(2) Per coloro interessati alle carinerie costituzionali del capitalismo, la mozione che i conservatori hanno proposto è stata in effetti deliberatamente basata sul risultato dei dubbi di una mozione della conferenza del partito laburista, che Benn ha presumibilmente strumentalizzato nella stesura. Venendo incontro a questi “test” (almeno in senso retorico) praticamente hanno strizzato l’occhio alla destra laburista. Benn ha votato per l’invasione dell’Iraq nel 2003 e per il bombardamento della Libia nel 2011.
(3) Questo include quegli “anarchici” come David Graeber, che appggia l’alleanza statunitense, il PYD a Rojava con spurie affermazioni secondo le quali un cambiamento nella direzione di quei cloni stalinisti del PKK sarebbe una sorta di “rivoluzione” come quella che nacque contro Franco nel Luglio del 1936. Vedi leftcom.org
(4) Benn inoltre ha fatto appelli alla lotta antifascista delle Brigate Internazionali nella Seconda Guerra Mondiale senza dire che sono finite in una lotta per lo stalinismo e non in una lotta rivoluzionaria in Spagna. Ironicamente, l’uomo accreditato di aver fondato la prima Brigata Internazionale, Tom Wintrigham, ha scritto un opuscolo nel 1945 intitolato “I tuoi Membri del Parlamento” nel quale descriveva dettagliatamente come la vasta maggioranza della Camera del 1939 era filo-nazista o filo-fascista ed è questa la ragione per la quale ha appoggiato la riappacificazione. È ritenuto responsabile di aver aiutato i laburisti in una vittoria schiacciante in quelle elezioni (anche se alcuni deputati laburisti come Herbert Morrison facevano parte di quegli riappacificatori)
(5) theguardian.com – bbc.co.uk
(6) 120.000 morti solo in Iraq tra il 2003 e il 2011, mentre – stando a The Lancet – almeno mezzo milione nel periodo 1991-2002 come diretto risultato dell’embargo internazionale all’Iraq.
(7) Prima frase di un graffito al castello di Richmond scritta da un socialista internazionalista che ha rifiutato la coscrizione nel 1916.
(8) Financial Times 5.12.15 p.2
(9) Stando a France24 – 19.30 News – 3 dicembre 2015
Battaglia Comunista #01-02
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