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Home ›Bolzano: aggressione fascista e reazioni borghesi
Dalla rivista giovanile internazionalista “Amici di Spartaco” #27
Sabato 17 marzo a Bolzano due compagni hanno subito un'aggressione da parte di un militante del Blocco Studentesco, braccio scolastico di Casapound. L'aggressione a compagni da parte di gruppi di destra (anche nazisti) non è certo una novità in zona, nè questa è stata di particolare intensità rispetto alle altre, ma ciò non la esclude dall'essere inserita in un trend generale di reazioni e controreazioni violente da parte delle varie borghesie, e non solo a livello locale. Prima di presentare la sintesi dell'episodio, potrebbe essere utile avere un quadro politico-storico della Provincia Autonoma.
Il territorio sudtirolese è stato annesso all'Italia nel 1919. A penetrarlo per primi furono gli Alpini. Già nel 1921 i fascisti prendono a cuore la causa dell'italianizzazione della zona, e lo dimostrano violentemente durante la cosiddetta “Domenica di Sangue”, quando fascisti provenienti da tutta Italia intervengono ad una sfilata di costumi tirolesi. Si verificano numerosi pestaggi (sostenuti dai Carabinieri) e l'omicidio del maestro elementare Franz Innerhofer. Durante il dominio fascista si accavallano violenze fisiche e simboliche (italianizzazione dei cognomi per mantenere il posto di lavoro, ad esempio). L'apparato ideologico statale fascista è costantemente in attività per raggiungere il suo obiettivo: i suoi strumenti sono la scuola, i mezzi di informazione, la produzione letteraria e quelli che oggi si definiscono think-tank (serbatoio di idee), i luoghi e i monumenti colmi di simbolismo e retorica della italianità, della patria e della vittoria. Più avanti, con l'avanzata nazista che prometteva un “Sudtirolo libero”, la popolazione indigena si riempie di speranza. Ma proprio questo caso mette in evidenza la vera natura dei nazionalismi: nel 1939 alla popolazione sudtirolese vengono fornite due possibilità: o restare in sudtirolo sotto dominio fascista o trasferirsi nel Reich, lontani dal luogo d'origine cui i sudtirolesi erano molto legati e soggetti a discriminazioni e alla difficoltà per gran parte di essi di ricostruirsi una vita. Le opzioni diedero luogo ad un forte contrasto tra chi decise di rimanere e chi di andare, e a chiudere il cerchio il contrasto con gli italiani spinti in sudtirolo dalle politiche pro-immigrazione del regime fascista. Dopo la fase dittatoriale, si passa alla fase istituzionale, che alla violenza sostituisce la cristallizzazione.
Infatti, a livello partitico si costituiscono due raccoglitori etnici di voti: MSI da una parte e Suedtiroler Volkspartei (Partito del Popolo Sudtirolese) dall'altra. Per sedare anticipatamente una situazione potenzialmente conflittuale, la Provincia beneficia di iniezioni di soldoni da parte dello Stato italiano e si rafforzano le istituzioni locali. Il risultato è che la zona è lobotomizzata (o quasi) dal punto di vista politico.
I fatti
Sabato 17 marzo due compagni (un ragazzo e una ragazza) stavano passeggiando per una via della città di Bolzano.
Ad un certo punto, vengono chiamati da qualcuno che camminava dietro di loro. Girandosi, costatano che ad interpellarli è un militante del gruppo di destra Blocco Studentesco, seguito da un altro.
Uno di loro, notoriamente il più attivo e con una posizione di spicco all'interno dell'organizzazione, in tono minaccioso e avvicinandosi sempre più al compagno, gli intima di dirgli se ha bombolette spray, di dargliele, allungando il braccio per afferrare lo zaino. Il compagno, detestando le risse stile ultras, indietreggia negando il possesso delle bombolette. Il militante continua ad andargli incontro, imponendogli di aprire lo zaino. Il compagno nega e indietreggia, finchè il fascio passa alle mani. Il compagno allora reagisce, ruzzolano a terra, ma la colluttazione termina in fretta. Il compagno ha riportato solo un graffio procuratosi durante la caduta. Il fascista decide di non proseguire con il suo teatrino da pseudo-poliziotto.
Può sembrare un paragone forzato, ma il reagire con decisione e intelligenza ai soprusi e alle violenze di chi vuole farci da padrone, è l'unico modo di difendersi e di evitare il peggio: che queste dinamiche avvengano all'interno delle fabbriche tra padroni e operai sfruttati, nelle scuole tra studenti e un sistema scolastico che vuole indottrinare l’alunno per mezzo dell’ideologia dominante e trasformare poi la maggior parte di essi in un semplice ingranaggio del sistema (quello capitalistico) e, al danno si aggiunge la beffa, a spese sue e dei suoi genitori; o che avvengano su un territorio, che la voracità e insensibilità del capitalismo rischia sempre più di devastare (come nel caso TAV o BBT).
Bisogna quindi reagire con determinatezza e decisione in queste situazioni in cui gli interessi della borghesia vengono imposti ai proletari procurando loro condizioni di vita caratterizzate dall'insicurezza, dalla povertà, dallo sfruttamento fisico, dalla devastazione ambientale, e dalla violenza che la classe borghese impiega attraverso le sue diverse appendici più o meno armate (tra cui i fascisti) per ottenere l'accettazione remissiva di tutto questo. Accusano noi comunisti di essere violenti, confondendo appunto il reagire con l'agire e identificando se stessi con il guadagno(che viene colpito dagli scioperi, se si esce dalla logica compiacente dei sindacati). Si dicono scandalizzati dalla violenza nelle interviste sui giornali ma sono sempre ben disposti ad utilizzarla per mantenere la loro posizione di classe dominante e il loro ricco bottino.
Forse può dirsi anche peggiore quella violenza che non è presentata come tale, bensì come qualcosa di necessario per un fine che non corrisponde mai al soddisfacimento dei bisogni dell'uomo, ma è spesso qualcosa di molto astratto e idealizzato distante anni luce e non sovrapponibile alla realtà concreta. Sono meccanismi che imitano quelli operanti nell'ambito religioso, il che significa avere una visione illusoria della realtà. Come nella religione, serve un mediatore professionista tra questa potenza astratta e l'agire in suo nome; emergono così, profetizzati, i vari Obama, Monti, Papademos, ma anche Iannone, protagonisti di un'operazione di restyling delle facciate delle ideologie borghesi che nascondono sempre lo stesso atteggiamento ostile nei confronti dei proletari. In Grecia molti hanno iniziato a comprendere l'incompatibilità delle necessità del capitale con le necessità del proletariato, e non solo li. Il sistema è alle corde, ed è importante non cadere nei tranelli tesi dalla classe borghese con l'ausilio dei suoi mezzi d'informazione; è necessario autorganizzare le lotte dal basso per dare una risposta , per reagire agli attacchi che ci sta infliggendo il padronato - in qualunque modo si manifestino - così come è necessario costruire una prospettiva rivoluzionaria, per una società migliore.
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Amici di Spartaco #27
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