You are here
Home ›Il BIPR compie 25 anni: bilancio e prospettive
Il Bipr compie 25 anni, un periodo abbastanza lungo per fare un primo bilancio politico e tentare di individuare quali sono stati i punti qualificanti e di forza ma soprattutto i limiti di questa esperienza. Non è nostra intenzione fare delle celebrazioni per aver raggiunto il quarto di secolo, ma da rivoluzionari è nostro dovere leggere ed interpretare la realtà, sempre più complessa, che ci pone davanti il capitale e cercare nello stesso tempo di rappresentare un unto di riferimento politico per la sempre più astonata classe lavoratrice internazionale. Un'avanguardia rivoluzionaria che non rivisita criticamente la propria esperienza non può essere definita tale ed è destinata ad essere travolta dalle dinamiche contraddittorie del capitalismo. Sono passati 25 anni ma per i cambiamenti registrati nel contesto imperialistico internazionale, nella composizione del proletariato mondiale e nelle sparute avanguardie rivoluzionarie che componevano il cosiddetto campo politico proletario, sembra sia trascorso più di un secolo. Oggi il Bipr opera in un contesto completamente diverso rispetto a quello in cui è nato, ed è per questo che reputiamo fondamentale fare un'attenta valutazione della nostra esperienza nel tentativo di dare nuovo slancio all'attività del Bureau Internazionale.
Il Bureau Internazionale è nato nel lontano 1983 grazie alla comune iniziativa del Partito Comunista Internazionalista (PCInt - Battaglia Comunista) e della Communist Workers Organisation (CWO). L'idea di dar vita ad un'organizzazione internazionale non è stata un fulmine a ciel sereno ma è maturata in seguito alle Conferenze Internazionali convocate dal Partito Comunista Internazionalista nella seconda metà degli anni Settanta. La discussione fatta nel corso delle prime tre conferenze internazionali se da un lato ha permesso una completa chiarificazione politica tra le due organizzazioni che avrebbero poi dato vita al Bipr, dall'altro ha evidenziato una netta divergenza metodologica, di analisi e prospettive con agli altri gruppi partecipanti all'iniziativa internazionale. La tendenza verso un agire politico comune tra le due organizzazioni, il Partito Comunista Internazionalista e la Communist Workers Organisation, si era già evidenziata chiaramente in occasione della convocazione della terza ed ultima conferenza internazionale, quando erano stati fissati i sette punti discriminanti per poter partecipare alla stessa conferenza. Punti qualificanti che andavano dall'accettazione della rivoluzione d'ottobre come rivoluzione proletaria, al rigetto di qualunque linea politica che soggioghi il proletariato alla borghesia nazionale fino all'accettazione del principio secondo cui le riunioni internazionali dovevano rappresentare un momento importante nel lavoro di discussione fra i diversi gruppi rivoluzionari finalizzato all'obiettivo di contribuire al processo formativo de futuro partito internazionale del proletariato. Ciò fu confermato dalla Quarta Conferenza Internazionale, a cui parteciparono il PClnt, la CWO e gli Studenti Sostenitori dell'Unità dei Militanti Comunisti. Mentre i primi dichiaravano falsamente di sostenere i punti discriminanti stabiliti dalle prime tre conferenze, la discussione si sviluppò nel consolidamento della convergenza metodologica tra CWO e PClnt nel tentativo di sbrogliare le contraddizioni del SSUMC. Questo tentativo non riuscì, e il gruppo proseguì nell'adesione al tentativo, alla fine abortito, di fondare un Partito Comunista d'Iran basato su un bizzarro tipo di stalinismo umanizzato. Mentre in seguito all'ultima iniziativa internazionale, il PClnt e la CWO maturarono l'idea che l'esperienza delle conferenze doveva considerarsi chiusa e che era ormai giunto il momento di fare un salto di qualità nell'ambito della discussione politica tra rivoluzioni. Tale salto di qualità è stato rappresentato dalla nascita del Bipr. Se do un lato le conferenze internazionali hanno avuto il merito di rompere l'assordante isolamento in cui erano relegati i diversi gruppi politici che si richiamavano al marxismo rivoluzionario e all'antistalinismo, dall'altro hanno messo in rilievo profondissime differenze tra gli altri gruppi partecipanti e il PClnt e la CWO, in maniera particolare la CCI.
A quel punto continuare ad organizzare conferenze internazionali, almeno nella forma presa dalle prime quattro, non avrebbe agevolato la chiarificazione politica, ma avrebbe perpetuato una sterile quanto accademica discussione tra organizzazioni politicamente molto distanti.
Il Bipr nasce con l'obiettivo dichiarato di voler rappresentare, nel contesto internazionale, un punto di riferimento politico con il quale confrontarsi nella prospettiva della costruzione dei futuro partito internazionale del proletariato. Per capire anche le aspettative che hanno animato i primi anni di vita del Bipr è importante, seppur in maniera molto sintetica, ricordare il contesto internazionale in cui si è costituito il Bureau Internazionale. All'inizio degli anni ottanta era ancora in piedi il quadro imperialistico determinatosi con la fine della seconda guerra mondiale, con due poli imperialistici contrapposti guidati da un lato dagli Stati Uniti e dall'altro dall'Unione Sovietica. La crisi economica che aveva investito l'intero sistema capitalistico, iniziata nei primi anni settanta e resasi evidente con la rottura dei trattati di Bretton Woods da parte dell'amministrazione statunitense, è stato affrontata dalla borghesia con una pesante ristrutturazione dell'apparato industriale. In tutti i maggiori paesi a capitalismo avanzato, settori importanti della classe operaia sono stati espulsi dal ciclo produttivo andando ad ingrossare le file di disoccupati. Se da un lato la borghesia, per affrontare la crisi determinata dalla caduta del saggio medio di profitto e recuperare alcuni margini di competitività, ha ristrutturato l'apparato produttivo, in Inghilterra e immediatamente dopo negli Stati Uniti s'avvia una nuova fase in cui assumono un ruolo centrale le attività finanziarie. Si crea una pesante crepa nel sistema dei cambi fissi, si liberalizzano i movimenti di capitali su scala internazionale e grazie al ruolo svolto dal dollaro nel contesto mondiale, gli Stati Uniti giocano un ruolo fondamentale e centrale nei circuiti monetari e finanziari. Da primo paese creditore al mondo, gli Stati Uniti nel volgere di pochi anni si trasformano nel paese più indebitato della storia. Tale processo è stato reso possibile grazie alla funzione svolta del dollaro ed ha permesso agli Stati Uniti di godere della rendita finanziaria necessaria per compensare i bassi saggi di profitto nelle attività produttive.
Nonostante il pesante attacco alle condizioni di vita e di lavoro della classe proletaria su scala internazionale gli episodi di lotta che la classe è stata in grado di esprimere sono stati veramente pochi. Lo sciopero dei minatori inglesi nella prima metà degli anni ottanta, gli scioperi in Polonia, la lotta dei portuali in Spagna, sono tra i più significativi episodi in cui la classe lavoratrice su scala internazionale è riuscita ad esprimere la propria opposizione agli attacchi sferrati dal capitale durante gli anni ottanta. Tali episodi, seppur significativi ed importanti, sono rimasti purtroppo isolati nel loro contesto nazionale se non addirittura aziendale. E non poteva essere altrimenti vista l'assoluta mancanza di un chiaro punto di riferimento politico rivoluzionario operante nella classe.
In questo quadro di sostanziale passività nonostante i pesanti attacchi subiti dal proletariato, il Bipr nei primi anni della sua esperienza ha visto confermate le sue analisi sulla crisi economica ed un consolidamento della seppur minuscola struttura organizzativa. Si sono ulteriormente rafforzati i rapporti tra le due organizzazioni fondatrici ma nello stesso tempo i numerosi contatti avuti con altri gruppi politici durante gli anni ottanta e i primi anni novanta non si sono tradotti in una accettazione condivisa della piattaforma politica del Bipr e quindi in una loro adesione.
Fin dalla sua fondazione le due organizzazioni che hanno costituito il Bipr hanno chiarito che questi non aveva la pretesa di rappresentare il partito internazionale dei lavoratori, ma che non si trattava nemmeno di un circolo di discussione puramente accademico. Da questo ne discende che l'attività del Bipr, in piena coerenza con la propria piattaforma politica e nel rispetto dei suoi obiettivi strategici, è stata sempre finalizzata a favorire la discussione tra i diversi gruppi su scala internazionale indirizzata alla ricostruzione fattiva del partito rivoluzionario. Tutta l'attività del Bipr, pur non avendo la pretesa di rappresentare il partito né il nucleo originario del futuro partito, è stata indirizzata verso il confronto teorico e politico con gli altri gruppi. In quest'attività rientrano anche l'organizzazione di una conferenza internazionale a Vienna (con gruppi provenienti da Austria, Germania e Messico), corrispondenza internazionale in varie lingue, incontri e discussioni con elementi che ci hanno contattato e la pubblicazione di una propria rivista in lingua inglese "Internationalist Communist", purtroppo sospesa negli ultimi due anni a causa di difficoltà economiche e non solo, sono stati per molti anni il nostro lavoro quotidiano.
Nonostante gli sforzi compiuti dai compagni - a tal proposito, come non ricordare l'immane lavoro internazionale svolto per moltissimi anni dal nostro indimenticato e indimenticabile Mauro - i risultati non sono stati esaltanti. Per tutta una fase storica non si sono registrate nuove adesioni alla nostra organizzazione. Solo a partire dalla seconda metà degli anni novanta abbiamo avuto l'ingresso nel Bipr di nuovi elementi, adesioni che sono avvenute quasi sempre sul piano strettamente individuale o di gruppi di modestissime dimensioni. In ogni caso sono segnali molto positivi che devono essere registrati e che ci devono spingere nella direzione di un continuo miglioramento nella nostra azione politica.
Ma non bastano neppure le poche adesioni in Francia, in Germania e nel nord America per farci tirare un bilancio positivo di questi primi 25 anni di vita del Bipr. Molte sono le difficoltà che ci troviamo di fronte e che negli ultimi anni, proprio in virtù dell'aggravarsi della crisi del capitale su scala internazionale, sono state rese ancor più evidenti tanto che la nostra azione politica non corrisponde affatto alle attuali condizioni della lotta di classe.
Le difficoltà del Bipr di allargare la propria base possono essere spiegate con una serie di motivi. In primo luogo è necessario ancora una volta sottolineare la passività del proletariato mondiale rispetto agli attacchi subiti dalla borghesia in questi ultimi decenni. Il devastante attacco sferrato dalla borghesia nei confronti della classe lavoratrice mondiale ha visto negli ultimissimi anni pochi episodi in cui la classe si è resa protagonista di lotte. La più importante è stata sicuramente quella che ha visto come protagonista il proletariato argentino all'inizio del nuovo millennio.
Le sparute avanguardie rivoluzionarie, e tra queste anche il Bipr, pagano un prezzo altissimo in termini di incisività nella loro azione politica a causa dello strapotere totalizzante della borghesia, una classe dominante che riesce a scaricare sui lavoratori i costi della propria crisi senza subire alcuna controffensiva proletaria. La sostanziale passività del proletariato accentua le difficoltà dei rivoluzionari di legarsi alla classe relegandoli in un angolo lontano senza capacità d'incidere nel permanente scontro di classe.
Un secondo motivo da non sottovalutare è l'impatto che ha avuto il crollo dell'Unione Sovietica sui vari gruppi rivoluzionari su scala internazionale. In seguito al collasso della Russia e al crollo del socialismo reale anche alcuni gruppi della sinistra comunista sono rimasti sotto le macerie di tale crollo. Alcuni di essi, infatti avevano fatto dell'antistalinismo la loro ragion d'essere per cui con il crollo dell'Urss hanno perso la loro identità politica e la loro ragione d'essere. Ne ha ulteriormente risentito il cosiddetto campo politico proletario già in crisi a partire dalla fine degli '80 per la inadeguatezza teorico-politica di alcune sue formazioni. Infine l'aggravarsi della crisi economica ha posto le sparute avanguardie rivoluzionarie di fronte a notevoli difficoltà teoriche nel comprendere le moderne contraddittorie dinamiche del capitale. Molti gruppi nel tentativo di comprendere la crisi di ciclo che si è aperta negli anni settanta hanno riproposto gli schemi metodologici utilizzati per analizzare la grande crisi del 1929, non cogliendo fino in fondo le differenze che ci sono tra essa e quella attuale. Quando i conti non tornano iniziano le difficoltà, ed è quello che è successo ad altri gruppi dell'ex campo politico proletario, che è nei fatti scomparso da un pezzo.
La scomparsa dalla scena politica dei soggetti che dovevano rappresentare i nostri interlocutori nella prospettiva ci crescita del Bipr ci impone di ripensare il nostro ruolo, che non può più essere quello ipotizzato al momento della fondazione nel lontano 1983. Compiti che si rendono sempre più gravosi e imprescindibile proprio per l'avanzare di una crisi economica che non ha uguali nella moderna storia del capitalismo.
Le prospettive
È ormai evidente che la crisi dei mutui immobiliari è destinata a protrarsi nel tempo e a ripercuotersi sull'intera economia mondiale. Recentemente lo hanno riconosciuto anche la Banca Mondiale, il Fondo Monetario Internazionale nonché i ministri finanziari del G7.
Supponendo perdite pari a circa mille miliardi di dollari, il Fmi ha previsto che la crisi si protrarrà per tutto il 2008 e la prima metà del 2009. La Bce, più ottimista, prevede invece che la crisi sarà superata già nell'ultimo trimestre di quest'anno.
In sostanza, tutti gli economisti e gli analisti borghesi, pur riconoscendone la gravità, ritengono comunque che essa potrà essere superata con opportune manovre di politica monetaria e un suo eventuale ripetersi con l'introduzione di norme che limitino la produzione incontrollata del capitale fittizio. Per l'economia borghese, infatti, poiché, nell'attuale stadio dello sviluppo capitalistico la produzione di plusvalore ha luogo nella fase di circolazione del capitale e non in quella della produzione delle merci, le crisi hanno tutte e sempre carattere sovrastrutturale per cui, anche quest'ultima, come quelle del 1987, del 1997 e del 2000 potrà essere facilmente superata. Per il marxismo rivoluzionario occorre invece distinguere fra crisi congiunturali e crisi strutturali o di ciclo. Le prime, scaturendo dagli squilibri fisiologici fra comanda e offerta che periodicamente si determinano sui mercati, sono riassorbibili con il ripristino del punto di equilibrio fra domanda e offerta mediante opportune politiche di sostegno dell'una o dell'altra; le seconde, essendo il frutto delle contraddizioni immanenti al processo di accumulazione del capitale, che ciclicamente determinano un'insufficiente produzione di plusvalore e un saggio decrescente del profitto, possono essere realmente superate soltanto con l'avvio di un nuovo ciclo di accumulazione mediante la distruzione dei capitali in eccesso.
Così mentre per l'economia borghese la crescita abnorme della sfera finanziaria che si è verificata a partire dalla seconda metà degli anni 1970 e i primi degli anni 1980 del secolo scorso, è stata la realizzazione dell'antico sogno di poter produrre ricchezza a partire dal nulla, dal punto di vista del marxismo rivoluzionario, si è trattato della risposta obbligata della borghesia, e in particolare di quella statunitense e della Gran Bretagna, alla crisi del terzo ciclo di accumulazione del capitale iniziata nei primi anni 1970 del secolo scorso e determinata dalla caduta del saggio medio del profitto.
Con la liberalizzazione dei mercati finanziari e della produzione di capitale fittizio, infatti, è stato possibile drenare da ogni angolo della terra, verso le aree metropolitane, il plusvalore necessario per compensare la riduzione della sua produzione al loro interno.
Si è sviluppato così un gigantesco processo di appropriazione parassitaria di plusvalore incentrato sul monopolio del dollaro e dei suoi derivati finanziari nel sistema dei pagamenti internazionali nonché sul più ferreo controllo del processo di formazione del prezzo del petrolio e di tutte le materie prime di importanza strategica.
Il fatto che nell'epoca dell'imperialismo il capitale finanziario abbia assunto il comando del processo di accumulazione del capitale fino al punto che sia divenuta possibile l'appropriazione di plusvalore mediante la produzione di capitale fittizio e senza concorrere direttamente alla sua produzione, è sembrata la migliore conferma delle teorie monetariste secondo cui il vero motore della produzione della ricchezza è la produzione di denaro. Ma in realtà il sogno sarebbe rimasto tale senza le profonde modificazioni intervenute nel mercato e nella divisione internazionale del lavoro che la liberalizzazione della circolazione dei capitali e l'introduzione della microelettronica nei processi produttivi hanno reso possibili. Si è così potuto delocalizzare nelle aree della periferia, dove il costo del lavoro era molto basso, la quasi totalità della produzione delle merci ad alto contenuto di forza-lavoro. Nel contempo, l'accresciuta concorrenza fra i lavoratori che ne è derivata e la presenza determinante del Sindacato, soprattutto nei paesi capitalisticamente più avanzati, hanno determinato l'accelerazione e la generalizzazione della tendenza alla svalutazione della forza-lavoro e una caduta dei salari reali che ha dato respiro al processo di accumulazione capitalistica consentendogli la dilatazione della crisi nello spazio e nel tempo.
Il nuovo attacco scatenato contro il mondo del lavoro
Dopo aver fatto il giro del mondo e avere alimentato una guerra senza fine, lasciando dietro di sé un mare di povertà e di distruzione immani, la crisi è ora tornata da dove era partita e questa volta a traballare è il sistema del credito della prima potenza mondiale e nientemeno che sua maestà il dollaro: il cuore pulsante di quel processo di produzione di capitale fittizio su cui si è retta l'economia mondiale negli ultimi trent'anni. Per questa ragione il rischio che crolli l'intero sistema bancario internazionale è elevatissimo visto anche il fallimento della politica monetaria fin qui perseguita dalla Federal Reserve e dalle principali banche centrali. Infatti, l'abbondante immissione di liquidità nei mercati - a conferma che il grande capitale finanziario incontra insormontabili difficoltà a realizzare il plusvalore necessario sufficiente a compensare la massa dei capitali investiti nella fase della produzione diretta delle merci- anziché favorire il rilancio della cosiddetta economia reale, ha dato il via a una nuova bolla speculativa.
Grazie a questa maggiore liquidità, sui mercati delle materie prime strategiche e delle derrate alimentari si è costituita una domanda fittizia che, aggiungendosi a quella reale, ha potenziato le spinte inflattive già in atto da qualche tempo. Per esempio, il petrolio, che alla fine del 2007 faceva registrare una quotazione media annua pari a 69,4 dollari al barile, nel momento in cui scriviamo, ne quota ben 120: in quattro mesi il suo prezzo è cresciuto di circa il 70 per cento e ciò nonostante sia diminuita la produzione industriale e la domanda e l'offerta reali siano rimaste stabili. In realtà, per ogni barile di petrolio effettivamente prodotto e consumato se ne contano ben duecento comprati e venduti solo sulla carta che concorrono però alla formazione del prezzo del petrolio come se fossero barili veri determinandone il rialzo.
La stessa cosa sta accadendo sul mercato delle derrate alimentari. Una tonnellata di riso, che all'inizio del 2008 costava 365 dollari, oggi ne costa ben 760. Dallo scorso agosto a oggi, il prezzo del grano è cresciuto di oltre il 40 per cento e, secondo una previsione della Fao, nel 2008 le derrate alimentari costeranno mediamente il 50 per cento in più rispetto al 2007 e il doppio rispetto a cinque anni fa.
In termini di classe, stiamo cioè assistendo a un nuovo assalto al valore della forza-lavoro e alle condizioni di vita di miliardi di individui mettendone in forse la loro stessa esistenza fisica.
Le rivolte per il pane
Le recenti rivolte per il pane, che dall'Egitto si sono estese a tutti i più popolosi paesi del Nord Africa, fino a raggiungere, al di là dell'Oceano, Haiti e alcuni dei paesi più poveri dell'America Latina, segnalano però che le capacità di sopportazione del proletariato dei paesi periferici hanno raggiunto un limite difficilmente valicabile. E le cose non vanno meglio neppure per quello metropolitano. Negli Stati Uniti, sono ormai 28 milioni le persone che sopravvivono grazie al programma Food stamp che assegna un buono di 100 dollari al mese per l'acquisto di cibo a tutti coloro che non hanno i mezzi sufficienti per farlo. Sono 45 milioni gli homless negli Usa che vivono sotto la soglia della povertà. Nella sola Los Angeles, poi, sono ormai più di duecentomila coloro che non essendo riusciti a far fronte al pagamento della rata del mutuo contratto per acquistarla o per finanziare i consumi hanno perduto la casa e vivono in un'immensa tendopoli alla periferia della città. In Europa, nonostante il super euro, l'inflazione sta infliggendo un vero e proprio salasso a tutti coloro che vivono di salari, stipendi e pensioni e anche qui a subire i maggiori incrementi sono proprio i prezzi delle merci che soddisfano bisogni primari.
Dal Bipr alla nuova Internazionale
Si tratta, per moltissimi aspetti, di un dato nuovo e di cui non possiamo non tener conto. Se confermato si aprirebbe, infatti, una prospettiva in cui la possibilità di saldare le istanze di lotta del proletariato dei paesi periferici con quelle del proletariato metropolitano troverebbero nella comune causa del loro disagio sociale una oggettiva e formidabile spinta affinché l'internazionalismo proletario, prima ancora che un'aspirazione ideale, possa diventare una prassi politica concreta.
La nuova ondata di crisi e il declino del dollaro a fronte del successo dell'euro e della probabile nascita di altre monete d'area non potranno altresì non approfondire i contrasti fra i diversi centri imperialistici che si contendono il dominio del mondo.
Le moderne tecnologie militari che rendono possibile una guerra più capillare, quasi casa per casa e con effetti talmente devastanti da poter in pochi giorni scaraventare interi paesi di qualche secolo indietro nella storia e il notevole gap militare tuttora esistente fra Gli Usa e gli altri centri imperialistici con essi in competizione, fanno supporre che difficilmente, almeno nel breve-medio periodo, assisteremo all'esplodere di una nuova guerra mondiale classicamente intesa, ma piuttosto all'incancrenirsi della cosiddetta guerra imperialistica permanente, al suo trasformarsi in una sorta di moderna guerra dei Trent'anni a scala planetaria e fin nel cuore delle stesse metropoli capitalistiche. L'impianto ideologico per il nascondimento delle nature imperialistica della guerra anche quando si concretizza in azioni terroristiche o nella cosiddetta guerra asimmetrica e già operante: lo scontro fra civiltà con tutti i suoi corollari (democrazia contro il terrorismo, religione contro religione ecc.) nonché il fallimento del socialismo quale prova storicamente confermata.
Poiché l'unica concreta opposizione possibile al dilagare della povertà generalizzata e alla guerra è il disfattismo rivoluzionario, nell'accezione più rigorosa e ampia della formula, risulta evidente la necessità di imprimere un'accelerazione ai tempi del processo di ricostruzione del partito comunista internazionalista e internazionale. Ma ciò, come ci insegna il marxismo rivoluzionario e l'esperienza storica che l'ha confermato, non scaturirà per motu proprio dalla sola eventuale ripresa della lotta di classe e senza precisi atti di volontà realizzatrice da parte della avanguardie rivoluzionarie e dalle loro capacità di intervento.
La costituzione del Bipr, 25 anni orsono, è stata un'intuizione politica che ha consentito l'accumulo di un patrimonio di elaborazione teorica e di esperienza tale per cui esso può divenire oggi il punto di riferimento politico più importante per il rilancio del processo di costruzione del Partito rivoluzionario del proletariato Mondiale, ma perché possa assolvere al meglio la sua funzione è necessario che compia un deciso salto qualitativo e quantitativo.
Oggi, purtroppo, pur avendo le organizzazioni politiche che lo costituiscono un sufficiente grado di omogeneità politica, esso continua a operare sostanzialmente come un semplice strumento di coordinamento fra le organizzazioni che lo compongono e la sua operatività ne risulta perciò fortemente limitata.
La proposta dei compagni della Cwo di dar vita a una sorta di segretariato internazionale con compiti esecutivi e che pur essendo espressione dei diversi gruppi aderenti abbia una sua precisa fisionomia e una sua autonoma capacità d'azione merita di essere studiata con la massima attenzione per valutarne la sua fattibilità in un arco di tempo il più breve possibile.
Per dargli agilità e rapidità d'intervento dovrebbe essere costituito da un numero ridotto di compagni (non più di cinque) ciò specificatamente assegnati dai gruppi aderenti possibilmente dotato di fondi autonomi. Il suo compito fondamentale dovrà essere, oltre che la cura dei rapporti fra le organizzazioni aderenti, la ricerca di nuovi contatti sia con altre organizzazioni sia con singoli militanti nell'ambito di un processo di vera e propria ricognizione mirato ad accertare cosa, all'interno del devastato ex campo politico proletario e più in generale di tutta la sinistra comunista internazionalista, sia sopravvissuto al crollo dell'Urss. Si tratta, sulla base di un costante attività di contatti, di elaborazione teorica, nonché di documenti, articoli e materiale di propaganda, di operare per il superamento dell'attuale isolamento evidenziando l'improrogabile necessità di avviare al più presto un ciclo di conferenze internazionali con all'odg l'esplicito obbiettivo della costituzione della nuova Internazionale senza la quale la folle corsa del capitalismo verso la barbarie non potrà essere in alcun modo arrestata.
BiprPrometeo
Prometeo - Ricerche e battaglie della rivoluzione socialista. Rivista semestrale (giugno e dicembre) fondata nel 1946.
Inizia da qui...
ICT sections
Fondamenti
- Bourgeois revolution
- Competition and monopoly
- Core and peripheral countries
- Crisis
- Decadence
- Democracy and dictatorship
- Exploitation and accumulation
- Factory and territory groups
- Financialization
- Globalization
- Historical materialism
- Imperialism
- Our Intervention
- Party and class
- Proletarian revolution
- Seigniorage
- Social classes
- Socialism and communism
- State
- State capitalism
- War economics
Fatti
- Activities
- Arms
- Automotive industry
- Books, art and culture
- Commerce
- Communications
- Conflicts
- Contracts and wages
- Corporate trends
- Criminal activities
- Disasters
- Discriminations
- Discussions
- Drugs and dependencies
- Economic policies
- Education and youth
- Elections and polls
- Energy, oil and fuels
- Environment and resources
- Financial market
- Food
- Health and social assistance
- Housing
- Information and media
- International relations
- Law
- Migrations
- Pensions and benefits
- Philosophy and religion
- Repression and control
- Science and technics
- Social unrest
- Terrorist outrages
- Transports
- Unemployment and precarity
- Workers' conditions and struggles
Storia
- 01. Prehistory
- 02. Ancient History
- 03. Middle Ages
- 04. Modern History
- 1800: Industrial Revolution
- 1900s
- 1910s
- 1911-12: Turko-Italian War for Libya
- 1912: Intransigent Revolutionary Fraction of the PSI
- 1912: Republic of China
- 1913: Fordism (assembly line)
- 1914-18: World War I
- 1917: Russian Revolution
- 1918: Abstentionist Communist Fraction of the PSI
- 1918: German Revolution
- 1919-20: Biennio Rosso in Italy
- 1919-43: Third International
- 1919: Hungarian Revolution
- 1930s
- 1931: Japan occupies Manchuria
- 1933-43: New Deal
- 1933-45: Nazism
- 1934: Long March of Chinese communists
- 1934: Miners' uprising in Asturias
- 1934: Workers' uprising in "Red Vienna"
- 1935-36: Italian Army Invades Ethiopia
- 1936-38: Great Purge
- 1936-39: Spanish Civil War
- 1937: International Bureau of Fractions of the Communist Left
- 1938: Fourth International
- 1940s
- 1960s
- 1980s
- 1979-89: Soviet war in Afghanistan
- 1980-88: Iran-Iraq War
- 1982: First Lebanon War
- 1982: Sabra and Chatila
- 1986: Chernobyl disaster
- 1987-93: First Intifada
- 1989: Fall of the Berlin Wall
- 1979-90: Thatcher Government
- 1980: Strikes in Poland
- 1982: Falklands War
- 1983: Foundation of IBRP
- 1984-85: UK Miners' Strike
- 1987: Perestroika
- 1989: Tiananmen Square Protests
- 1990s
- 1991: Breakup of Yugoslavia
- 1991: Dissolution of Soviet Union
- 1991: First Gulf War
- 1992-95: UN intervention in Somalia
- 1994-96: First Chechen War
- 1994: Genocide in Rwanda
- 1999-2000: Second Chechen War
- 1999: Introduction of euro
- 1999: Kosovo War
- 1999: WTO conference in Seattle
- 1995: NATO Bombing in Bosnia
- 2000s
- 2000: Second intifada
- 2001: September 11 attacks
- 2001: Piqueteros Movement in Argentina
- 2001: War in Afghanistan
- 2001: G8 Summit in Genoa
- 2003: Second Gulf War
- 2004: Asian Tsunami
- 2004: Madrid train bombings
- 2005: Banlieue riots in France
- 2005: Hurricane Katrina
- 2005: London bombings
- 2006: Anti-CPE movement in France
- 2006: Comuna de Oaxaca
- 2006: Second Lebanon War
- 2007: Subprime Crisis
- 2008: Onda movement in Italy
- 2008: War in Georgia
- 2008: Riots in Greece
- 2008: Pomigliano Struggle
- 2008: Global Crisis
- 2008: Automotive Crisis
- 2009: Post-election crisis in Iran
- 2009: Israel-Gaza conflict
- 2020s
- 1920s
- 1921-28: New Economic Policy
- 1921: Communist Party of Italy
- 1921: Kronstadt Rebellion
- 1922-45: Fascism
- 1922-52: Stalin is General Secretary of PCUS
- 1925-27: Canton and Shanghai revolt
- 1925: Comitato d'Intesa
- 1926: General strike in Britain
- 1926: Lyons Congress of PCd’I
- 1927: Vienna revolt
- 1928: First five-year plan
- 1928: Left Fraction of the PCd'I
- 1929: Great Depression
- 1950s
- 1970s
- 1969-80: Anni di piombo in Italy
- 1971: End of the Bretton Woods System
- 1971: Microprocessor
- 1973: Pinochet's military junta in Chile
- 1975: Toyotism (just-in-time)
- 1977-81: International Conferences Convoked by PCInt
- 1977: '77 movement
- 1978: Economic Reforms in China
- 1978: Islamic Revolution in Iran
- 1978: South Lebanon conflict
- 2010s
- 2010: Greek debt crisis
- 2011: War in Libya
- 2011: Indignados and Occupy movements
- 2011: Sovereign debt crisis
- 2011: Tsunami and Nuclear Disaster in Japan
- 2011: Uprising in Maghreb
- 2014: Euromaidan
- 2016: Brexit Referendum
- 2017: Catalan Referendum
- 2019: Maquiladoras Struggle
- 2010: Student Protests in UK and Italy
- 2011: War in Syria
- 2013: Black Lives Matter Movement
- 2014: Military Intervention Against ISIS
- 2015: Refugee Crisis
- 2018: Haft Tappeh Struggle
- 2018: Climate Movement
Persone
- Amadeo Bordiga
- Anton Pannekoek
- Antonio Gramsci
- Arrigo Cervetto
- Bruno Fortichiari
- Bruno Maffi
- Celso Beltrami
- Davide Casartelli
- Errico Malatesta
- Fabio Damen
- Fausto Atti
- Franco Migliaccio
- Franz Mehring
- Friedrich Engels
- Giorgio Paolucci
- Guido Torricelli
- Heinz Langerhans
- Helmut Wagner
- Henryk Grossmann
- Karl Korsch
- Karl Liebknecht
- Karl Marx
- Leon Trotsky
- Lorenzo Procopio
- Mario Acquaviva
- Mauro jr. Stefanini
- Michail Bakunin
- Onorato Damen
- Ottorino Perrone (Vercesi)
- Paul Mattick
- Rosa Luxemburg
- Vladimir Lenin
Politica
- Anarchism
- Anti-Americanism
- Anti-Globalization Movement
- Antifascism and United Front
- Antiracism
- Armed Struggle
- Autonomism and Workerism
- Base Unionism
- Bordigism
- Communist Left Inspired
- Cooperativism and autogestion
- DeLeonism
- Environmentalism
- Fascism
- Feminism
- German-Dutch Communist Left
- Gramscism
- ICC and French Communist Left
- Islamism
- Italian Communist Left
- Leninism
- Liberism
- Luxemburgism
- Maoism
- Marxism
- National Liberation Movements
- Nationalism
- No War But The Class War
- PCInt-ICT
- Pacifism
- Parliamentary Center-Right
- Parliamentary Left and Reformism
- Peasant movement
- Revolutionary Unionism
- Russian Communist Left
- Situationism
- Stalinism
- Statism and Keynesism
- Student Movement
- Titoism
- Trotskyism
- Unionism
Regioni
Login utente
This work is licensed under a Creative Commons Attribution 3.0 Unported License.