Introduzione

La scomparsa del blocco sovietico alla fine degli anni 1980, culminato nel collasso del regime di Mosca e nella disintegrazione dell’Urss, ha segnato un punto di svolta nella storia del mondo. Più specificamente ha segnato un punto di svolta nella storia del capitalismo nella sua fase imperialista.

I rapporti globali fondamentali che si erano cristallizzate negli anni seguenti la Seconda guerra Mondiale hanno cessato di esistere appena il blocco Russo, uno dei blocchi imperialisti in competizione, è collassato. Al posto di una competizione globale fra i blocchi guidati rispettivamente dagli Usa e dall’Urss, si è sviluppata una serie di relazioni più complesse. Le vecchie alleanze sono state sostituite poiché i vecchi alleati degli Usa, particolarmente Germania e Giappone, si sono dati da fare per affermare la loro indipendenza e per forgiare nuovi allineamenti sullo sfondo di un declino del capitalismo mondiale che incespica da una crisi all’altra con ogni passaggio che procura maggior miseria per la classe operaia.

Alla chiusura degli anni 1990, la vanteria dei guru ideologici dell’imperialismo occidentale, secondo cui il collasso russo aveva segnato la fine della storia, si sono smascherate come una ridicola sciocchezza. Sarebbe veramente una sciocchezza risibile, se non fosse che la sua falsità nasce dall’impoverimento progressivo e dalla barbarie imposta ai lavoratori in tutto il globo. Le certezze del tardo imperialismo sono crollate con gran rapidità. L’esperienza delle Tigri economiche della costa occidentale del Pacifico hanno provato la impossibilità di una sostenuta crescita capitalistica nell’epoca presente poiché gli stati strangolati dal debito attaccano I livelli salariali e I servizi sociali nel tentativo di aumentare i profitti.

In Europa, una serie di episodi barbari hanno interessato un’intera area del continente in base ai tentativi delle potenze globali di ritagliarsi e difendere le sfere di influenza. Intanto “fiorisce” la competizione imperialista e le sue figlie legittime, le guerre commerciali. Le lotte attorno al rinnovo degli accordi GATT e poi all’Organizzazione Mondiale del Commercio sono i riflessi del medesimo processo che a sua volta ha portato allo sviluppo da parte delle potenze in competizione dei loro propri accordi commerciali d’area - il NAFTA, dominato dagli USA ed Eurolandia dominata dalla Germania. L’esperienza dell’imperialismo per tutto il ventesimo secolo mostra che le guerre commerciali e la costruzione di blocchi commerciali durante le crisi economiche sono solo un passo avanti sulla strada che conduce al conflitto militare vero e proprio - la espressione finale e più completa dell’imperialismo.

Un compito chiave di coloro che vogliono conservare il Marxismo e il metodo marxista come strumento teorico per spiegare la necessità della rivoluzione proletaria per la liberazione dell’umanità è di comprendere il processo storico e di interpretare e spiegare lo svolgimento della lotta di classe. Nulla è più dannoso per l’avanzamento del progetto comunista che un metodo politico che si rivesta di terminologia marxista solo per trarre in inganno i lavoratori (oltre che i suoi propri seguaci) con interpretazioni confuse e confondenti sulle questioni chiave del momento storico.

Per più di mezzo secolo il movimento trotzkista ha agito come apologista e sostenitore sia dello stalinismo all’Est sia della socialdemocrazia all’Ovest. La dinamica capitalista nel cercare di gestire una crisi ingovernabile, ha affossato entrambi questi tipi di strutture. Oggi quei trotzkisti che non sono scomparsi si presentano come venditori ambulanti che cercano di vendere prodotti ideologici sorpassati e smessi, provenienti dal miracolo economico del capitalismo mondiale dopo la guerra. La riconsiderazione complessiva della teoria trotzkista è una necessaria preparazione per qualunque elemento confuso che desideri muoversi verso una coerente politica comunista internazionalista. Questo opuscolo serve come strumento per quanti desiderino raggiungere quella chiarificazione.

Lo schema dell’opuscolo

L’opuscolo si compone fondamentalmente di due parti. La prima parte è un analisi dell’evoluzione di Trotsky e del Trotskismo dal 1917 fino al 1940. A sua volta questa può essere divisa in tre maggiori componenti.

La prima delle tre tratta della posizione presa da Trotsky e dai suoi seguaci durante gli anni 1920. quando il proletariato in Russia perse il potere politico, ma lo stato, ora agente per conto del capitale, continuava a richiamarsi al leninismo e addirittura a sostenere che i Soviet esistevano. Tuttavia, da allora, I “Soviet” dello stato russo erano l'antitesi dei consigli operai rivoluzionari che erano stati lo strumento chiave per il proletariato in lotta.

L’articolo serve a smentire un certo numero di miti che gli attuali trotskisti alimentano riguardo la posizione dei loro predecessori durante gli anni 1920. Il particolare l’articolo tratta della abusata bugia secondo la quale i trotskisti erano, nello stato in via di trasformazione e nelle organizzazioni del Comintern, l’unica, o almeno la più coerente opposizione a coloro che nel partito e nella macchina statale stavano restaurando il capitalismo. Questo è dimostrato in due modi.

Innanzitutto ripercorrendo le manovre di frazione che Trotsky intraprese è chiaro che, fino a che non fu espulso dal potere nella metà degli anni 1920, il suo ruolo era quello di un capo fazione all’interno del partito russo e dello stato, inizialmente contro Zinoviev, ma poi con Zinoviev e Kamenev contro Stalin.

Il secondo punto chiave che contribuisce a smascherare la mitologia trotskista è la messa in luce del ruolo della Sinistra Comunista italiana nell’opposizione alla degenerazione dell’Internazionale e all’abbandono della eredità della rivoluzione russa. Non dobbiamo neppure dimenticare la storia degli elementi di sinistra comunista non-trotskista presenti in Russia che intrapresero la lotta contro lo stato sovietico in via di degenerazione molto prima e in modo molto più esauriente di Trotsky. Lo lotta di questi compagni - coraggiosi combattenti della rivoluzione proletaria nelle circostanze più difficili e confuse - sono stati cancellati dalla storia sia da parte degli stalinisti sia dei trotskisti. La stessa citazione di Trotsky sul ruolo dei Centralisti Democratici riprodotta nell’opuscolo, è una parte della risposta a quanti distorcono la storia rivoluzionaria. Noi speriamo in futuro di poter contare sul lavoro di altri comunisti su questo, per correggere questo crimine storico.

Il secondo elemento chiave del documento è relativo alla questione prima identificata come il nucleo centrale della confusione trotskista - la natura dello stato sovietico degenerato. Dagli anni 1920 sino al suo assassinio da parte di agenti stalinisti nel 1940, Trotsky ha sostenuto che il gruppo attorno a Stalin difendeva in qualche modo “le conquiste dell’Ottobre”. Per Trotsky l’industria nazionalizzata, al centro economico della mostruosità stalinista, rappresentava una conquista storica della classe operaia. Dalla metà degli anni 1930 in avanti la confusione del movimento trotskista fu completa, quando esso combinò quella pretesa con una analisi della non riformabilità della burocrazia stalinista e con la necessità di una “rivoluzione sociale”. (Di fatto durante gli anni 1990 molti elementi del vecchio apparato di potere stalinista sono riusciti a mantenere condizioni di dominio sociale in una situazione dove il capitale privatizzato ha soppiantato, in maggiore o minor misura, il capitale di stato.)

Nel riassumere le radici della confusione di Trotsky il primo documento osserva che:

Trotsky non riuscì a riconoscere che essa (la burocrazia sovietica) rappresentava una nuova borghesia di fatto, che collettivamente disponeva del plusvalore creato dalla classe operaia.

Il documento continua sino alla chiarificazione chiave necessaria a comprendere la natura di classe della Russia stalinista.

Il bisogno ineluttabile di servire il processo di accumulazione del capitale, la ferrea necessità imposta dal capitale mondiale, ha determinato il ruolo obiettivo dei nuovi strati, che erano funzionari di classe in virtù del loro rapporto con il capitale reificato.

Il terzo elemento chiave della prima parte, tratta del trotskismo durante gli anni finali della vita di Trotsky e il collasso politico e organizzativo del movimento trotskista durante la Seconda guerra mondiale.

La seconda parte dell’opuscolo critica l’opportunismo politico dei trotskisti e della loro disperata ricerca di una base di massa nel periodo della controrivoluzione, con la risoluta difesa della autonomia proletaria e i principi internazionalisti da parte della Sinistra Comunista Internazionale. Sebbene non possiamo affrontare qui una dettagliata storia della Sinistra Comunista, questa parte viene accennata al fine di mostrare che esistevano allora forze rivoluzionarie le quali non solo difendevano molte delle posizioni che difendiamo oggi, ma che fecero la critica della degenerazione del trotskismo nel momento stesso in cui si manifestava e agiva.

La terza parte dell’opuscolo prosegue in una analisi delle scissioni più significative e degli sviluppi della miriade di gruppi trotskisti a partire dal 1945. Questa parte sottolinea che le basi fondamentalmente socialdemocratiche del trotskismo, al di là di tutta la sua retorica rivoluzionaria, hanno reso quel movimento del tutto inadeguato a presentarsi come strumento della libertà proletaria. Nessuno dei gruppi trotskisti si è mai fermato a chiedersi il perché di tante scissioni basate sulla più minuta differenza tattica. Come cerchiamo di mostrare qui, il problema reale risiede nella struttura e nella metodologia che il trotskismo ha adottato negli anni 1930. Questo opuscolo non è semplicemente dedicato a una critica ideologica. Per arrivare a una società senza classi, senza denaro, senza stato nella quale “il libero sviluppo di ciascuno è la condizione dello sviluppo di tutti” la classe operaia deve respingere le contorsioni controrivoluzionarie del trotskismo.

Communist Workers Organisation - Maggio 2000

Trotsky, trotskismo, trotskisti

Il presente opuscolo è la traduzione dell'omonimo lavoro dei compagni inglesi della Communist Workers Organisation. Può essere considerato il completamento di un precedente lavoro della Cwo degli anni 1970 ora completamente esaurito e lo sviluppo di alcune linee di analisi contenute nell'articolo Kronstadt 1921 di Prometeo IV Serie n. 5 (settembre 1981).

Le posizioni qui espresse rappresentano il patrimonio comune del Bureau Internazionale per il Partito Rivoluzionario in tema di rapporto con il movimento trotskista, sia per quanto riguarda il metodo di analisi sia le linee generali di giudizio della stessa Urss. È questa la ragione per la quale il documento è tradotto e pubblicato in più lingue.